Il Fatto 27.8.16
La scuola crollata: quei lavori sballati puzzano di mafia
L’azienda che ha lavorato nelle Marche è legata al gruppo Mollica sospettato di legami con i clan
Intrecci
societari e di parentela tra il gruppo siciliano che ebbe l’appalto e
un altro, omonimo, colpito da un’interdittiva antimafia (poi sospesa)
di Davide Milosa e Davide Vecchi
La
scuola elementare “Romolo Capranica” di Amatrice è crollata per il
terremoto. E questo nonostante nel 2013 fossero stati spesi circa 700
mila euro per metterla in sicurezza. In attesa degli sviluppi
dell’inchiesta aperta dalla Procura di Rieti, un primo dato emerge
netto: attorno all’azienda che ha lavorato, pesa forte l’ombra di
collegamenti con i clan di Cosa Nostra. Per capire bisogna partire dal
sito della Valori Scarl. Qui, nell’elenco delle opere, alla voce
“Restauro e riqualificazione ambientale” si legge: “2013: Amatrice,
ristrutturazione polo scolastico verticalizzato”. Parte del denaro speso
(200 mila euro) è stato prelevato dal fondo messo a disposizione dal
governo dopo il terremoto de L’Aquila.
A SVELARE i sospetti di
collusione sono, però, gli intrecci societari. La Valori scarl,
infatti, fa parte del gruppo Mollica il cui principale socio è
Francesco Mollica nato a Patti in provincia di Messina nel 1977. La
Valori, poi, è detenuta per l’88% dalla Dionigi Soc. Coop la cui sede
si trova a Roma in via Dionigi 43, un indirizzo che risulterà decisivo.
Qui, infatti, si trova un’altra società: la Sed srl che si occupa di
elaborazione dati. L’amministratore è un cittadino russo, il quale
controlla anche la Ricos, una società immobiliare che fa parte del
gruppo che detiene le quote della Valori scarl. Al netto di questo
risiko societario, ciò che solleva sospetti di mafiosità è uno degli
azionisti della Sed. Si tratta di Domenico Mollica che ne detiene il 90%
e che è nato a Piraino (Messina) nel 1955. Ecco il legame. Il signor
Mollica è stato socio della Siaf (società di costruzioni fallita)
assieme ai fratelli Pietro e Antonino. Ai tre è riconducibile il
consorzio Aedars che nel 2013 riceverà un’interdittiva antimafia
firmata dalla Prefettura di Roma. Di più: Francesco Mollica, che
controlla la Valori Scarl, è figlio di Domenico.
Nella giornata
di ieri abbiamo tentato di raggiungere i diretti interessati e i loro
legali, senza esito. L’interdittiva raccoglie un lungo elenco di
annotazioni di diverse po-
lizie giudiziarie su collegamenti con i
clan di Cosa Nostra radicati a Barcellona Pozzo di Gotto. Il caso
diventa pubblico perché in quel periodo il consorzio sta lavorando a
Milano. La chiave, in questo caso, è rappresentata dalla Fracla srl che
detiene il 72% dell’intero gruppo ed è riconducibile a un parente
degli imprenditori.
LA STORIA dei fratelli Mollica inizia qui e
torna indietro al 1991, quando il Comune di Piraino viene sciolto per
mafia. Nella relazione firmata dall’allora ministro Enzo Scotti si
legge: “In meno di tre anni i fratelli Mollica si trasformano in un
sostanzioso gruppo finanziario che si aggiudica ripetutamente appalti
per svariati miliardi in Sicilia e fuori dall’isola”. Emerge, fin da
allora, la capacità dei Mollica di influenzare la vita politica. Nel
marzo del 2013, poi, viene sciolto il Comune di Augusta (Siracusa).
Anche qui le relazioni allegate citano più volte i Mollica. In
particolare si sottolinea il rapporto di amicizia e di affari con
Francesco Scirocco, arrestato nel 2011.
L’interdittiva antimafia
viene però sospesa dal Tar del Lazio nel 2014. Il giudizio ribalta
l’impianto accusatorio. Si legge: “Da quanto illustrato si svilisce il
quadro indiziario circa la contiguità con le organizzazioni mafiose del
Consorzio ricorrente”. In sostanza il collegio afferma “che mancano gli
elementi di collegamento con la criminalità organizzata”.
Una
delle vicende più spinose e dalla quale i Mollica usciranno immacolati,
è quella della vecchia Siaf. In questo caso il nome dei Mollica viene
tirato in ballo da Angelo Siino, il ministro dei lavori pubblici di Cosa
Nostra, il quale li inserisce nella lista degli imprenditori che si
spartivano gli appalti. Dichiarazioni considerate “troppo generiche”.
Per Pietro Tindaro Mollica i guai, però, non finiscono. Nel 2015 viene
arrestato a Roma nell’ambito dell’indagine Variante inattesa. L’accusa
è di bancarotta fraudolenta.
L’INCHIESTA parte dal consorzio
Aedars che in dieci anni – ragiona l’accusa – si è aggiudicato una
serie di appalti pubblici (118 milioni totali). Scrive il gip: “Dagli
atti è facilmente evincibile come Mollica applichi un metodo
delinquenziale”. L’ombra di questo metodo si affaccia ora sulle macerie
di Amatrice.