La Stampa 26.8.16
Tokyo sicura con esercitazioni e case costruite sulle molle
di Roberto Giovannini
Il
Giappone, uno dei Paesi più esposti al rischio sismico, è davvero un
esempio da seguire. Grazie a un mix di misure di prevenzione e di
contenimento dei danni, riesce a limitare in modo notevole perdite umane
e distruzioni. Anche in occasione di terremoti gravissimi, come quelli
di Kobe del 1995 o quello del Tohoku del 2011.
Imitarle non è
facilissimo però. In Italia si cerca di preservare gli edifici storici e
le città antiche; in Giappone - dove da sempre gli edifici residenziali
sono basati su materiali leggeri come il legno, che periodicamente per
terremoti e guerre vengono distrutti - si preferisce buttar giù e
ricostruire. Utilizzando, ovviamente, tutte le più moderne e aggiornate
tecnologie antisismiche. Secondo, i governi laggiù spendono per
ricostruzione, prevenzione e retrofitting antisismico risorse
ingentissime, da noi impensabili. Infine, la popolazione giapponese è
preparata agli eventi sismici, e disposta a rispettare le regole mirate a
ridurre i rischi e i danni. Ridurre, non eliminare: il 14 e il 16
aprile scorsi due sismi hanno colpito Kumamoto, nel Sud del Giappone,
con 80 morti e danni diretti e indiretti stimati in molti miliardi di
euro.
La prima misura è quella che riguarda le procedure di
costruzione degli edifici. I codici delle costruzioni sono
periodicamente rivisti e aggiornati per tenere conto delle più
innovative tecniche antisismiche. Tra queste, sistemi di molle o di
cuscinetti che permettono alle strutture di assecondare i movimenti del
terreno, e strutture molto elastiche che consentono ai grattacieli
grandi ondeggiamenti senza arrivare a rotture strutturali. Ancora,
appositi sistemi impediscono che rotture dei cavi elettrici o delle
tubazioni del gas generino incendi o altri disastri: treni e
metropolitane si arrestano subito.
Poi, come detto c’è una
popolazione assolutamente preparata al rischio sismico. Sin da piccoli
gli scolaretti giapponesi sanno che appena la terra comincia a tremare
forte bisogna coprirsi la testa con un tatami e mettersi sotto un
tavolo. In tutti gli uffici, pubblici o privati, si svolgono periodiche
esercitazioni. In casa tutti tengono un kit di sicurezza con documenti,
acqua, medicine e cibo per un paio di giorni.
Terzo, in Giappone
esiste un sofisticato sistema di pre-allarme in grado di avvertire la
popolazione dell’arrivo di un sisma importante, o di uno tsunami, basato
su una rete di sensori situati in tutto il Paese. Non appena si avverte
l’imminenza di un sisma, immediatamente l’allarme viene lanciato
sovrapponendosi ai programmi televisivi in diretta, indicando forza e
localizzazione presunta del sisma o dell’onda in arrivo. Sono quasi
sempre soltanto pochi secondi di anticipo: forse quelli che fanno la
differenza tra la vita e la morte. Da poco ha avuto un gran successo una
app per gli onnipresenti smartphone, Yurekuru, che in caso di sisma
individuato dalle autorità squilla fortissimo. Il primo agosto, però,
per un errore tecnico dell’Agenzia pubblica, un (falso) allarme
terremoto ha gettato nel panico milioni di giapponesi.