il manifesto 26.8.16
Il patrimonio di un’identità
Parla Alessandro Tomei, storico dell’arte medievale all’Università di Chieti
intervista di Alessandra Pigliaru
Il
grande e vasto patrimonio culturale collocato tra l’Abruzzo, il Lazio,
le marche e l’Umbria e che è stato parzialmente danneggiato dal recente
sisma ha caratteristiche precise. «L’aspetto cruciale, che interessa
proprio la zona centrale del patrimonio artistico italiano, è la
stratificazione di elementi culturali e figurativi che partono
addirittura dall’età pre-classica per poi passare all’età romana e,
attraverso il medioevo, giungono fino all’età moderna». A raccontare di
questa marcatura importante è Alessandro Tomei, professore ordinario di
Storia dell’arte medievale presso l’Università «G. D’Annunzio» di
Chieti-Pescara e profondo conoscitore dei luoghi soprattutto intorno al
territorio di Amatrice.Tipica di quest’area è la diffusione sul
territorio di opere, certo di eterogenea qualità ma sicuramente con la
caratteristica di rappresentare l’identità storica dei luoghi e di chi
li abita.
Riguardo il museo civico di Amatrice, tra i danni
irreversibili al patrimonio artistico, sono state perdute le due croci
processionali (di Pianaco e Preta) riferibili al grande maestro Pietro
Vannini….
Vannini, straordinario interprete dell’oreficeria
tardo-gotica e che lavorava tra Ascoli Piceno e queste aree più
dell’interno, aveva più di altri una relazione con la comunità.
Amatrice, che risulta nella provincia di Chieti che tuttavia è stata
creata ex-novo e per ragioni certo non culturali durante il fascismo, in
realtà è una zona che gravita più sul versante adriatico che su quello
tirrenico.
Tra questi danni può essere fatta una distinzione?
Sono
tutte, questa compresa, delle perdite gravissime con una differenza di
intervento quando si tratta non di opere presenti in un museo – e quindi
trasportabili in un ricovero – ma legate a luoghi diversi come nel caso
della basilica di San Francesco e della chiesa di Sant’Agostino. Se nel
primo caso, come ci hanno suggerito i restauri successivi al terremoto
aquilano, possono essere intrapresi interventi più che efficaci, nel
secondo caso tutto dipende dalla struttura intorno, pareti, tetto etc.
Se le costruzioni, come in questo frangente, sono distrutte, e di
conseguenza esposte alle intemperie, non è affatto semplice
salvaguardare per esempio ciò che è interno e difficilmente estraibile
come un affresco. Mi riferisco in particolare a quello trecentesco
riferibile al giorno del giudizio e che si trova nella basilica di San
Francesco. È stato dipinto da uno dei più grandi maestri del territorio e
si trova proprio ad Amatrice. Penso però anche ad Arquata del Tronto
dove c’è un importantissimo castello di fondazione alto-medioevale che
risulta essere parecchio danneggiato. Nella fascia marchigiana
l’elemento forse più importante è un crocifisso ligneo dipinto di età
tardo-romanica che stava proprio nel museo di Arquata del Tronto e che
non si sa che fine abbia fatto. del resto, ogni opera, ogni monumento
sono unici e irripetibili.
Riguardo gli affreschi,cosa pensa sia
la pratica più ragionevole da utilizzare per la loro salvaguardia? Ciò
che per esempio hanno fatto anche all’Aquila dopo il terremoto?
Quel
che è accaduto all’Aquila sotto l’aspetto del patrimonio artistico è
stato l’utilizzo, per esempio nelle chiese, di grandi teli di plastica
come sostitutivo del tetto e tesi a riparare. In questo senso mi sembra
che non vi siano state perdite ingenti di beni. Si potrebbe adottare
questa tecnica temporanea anche in questo caso.
Che relazione c’è tra il patrimonio artistico e le comunità?
Di
forte attaccamento. Questo patrimonio segna l’identità che non è solo
un fatto di appartenenza ma proprio di riconoscimento. C’è una forte
devozione popolare che non indica solo un senso del sacro ascrivibile a
un’immagine a cui rivolgersi in termini di fede ma anche come segno di
identità storico-culturale. Queste opere sono giunte fino a noi proprio
in ragione di questo sentimento di appartenenza, altrimenti le avremmo
già perse. Pensiamo per esempio alle committenze: è vero che figurano i
signori del luogo ma vi è anche una parte molto più popolare legata ad
associazioni di artigiani etc. Ciò per dire che non c’è un’unica e
compatta identità che viene a rappresentarsi in questo legame profondo
con la comunità ma che è un attraversamento di un tessuto
socio-economico e culturale trasversalmente assai variegato.