il manifesto 26.8.16
La fobia del «contagio»: Teheran e Ankara «alleati»
Iran.
Gli iraniani collaborano con i turchi in chiave anti-kurda per timore
che il progetto confederale democratico di Ypg e Pkk si muova verso est.
I kurdi iraniani del Pjak si dicono pronti a difendere i «fratelli» in
Siria
di Francesca La Bella
«I kurdi non hanno
altri amici che le montagne»: parole della tradizione popolare kurda che
oggi sembrano acquistare valore in un contesto dove le alleanze e i
bilanciamenti di potere sono nuovamente in ridefinizione.
Nelle
ultime settimane, infatti, abbiamo assistito a due importanti attacchi
ai danni delle forze kurde in Rojava, prima ad Hasakah da parte delle
forze siriane fedeli al governo di Bashar al Assad e, in seguito, a
Jarabulus da parte delle truppe di Ankara. Una novità importante nello
scacchiere d’area anche a causa del coinvolgimento di quasi tutti gli
attori del conflitto, nella battaglia contro i kurdi.
Da un lato,
al fianco di Assad, le forze iraniane e gli Hezbollah libanesi;
dall’altro, a supporto dell’azione turca, le sempre più ridotte forze
dell’Esercito Libero Siriano (Esl), l’aviazione statunitense e, con un
informale sostegno diplomatico, Masoud Barzani e il Governo Regionale
del Kurdistan iracheno (Krg).
Quello che sembra spaventare i
diversi protagonisti della guerra in atto è l’inarrestabile avanzata
delle forze Ypg in Siria e la loro capacità di radicarsi sul territorio
coinvolgendo popolazioni non kurde, ma anche la possibilità di un
effetto domino sulle popolazioni kurde presenti negli altri paesi
dell’area. Quest’ultimo aspetto sembra essere ciò che guida le scelte
del governo di Teheran.
All’interno dei confini iraniani è infatti
presente una consistente minoranza kurda che, da alcuni mesi, ha
ripreso la propria resistenza contro il governo centrale. Numerosi sono
stati gli scontri armati tra guerriglia kurda e forze governative e le
esecuzioni di militanti kurdi con l’accusa di terrorismo, fino a
giungere al bombardamento di alcuni avamposti militari kurdi sul confine
con il Krg.
Per quanto, secondo alcuni analisti, questo rinnovato
attivismo sia da imputare anche ad un conflitto di potere tra due
diverse milizie kurde, il Partito Democratico del Kurdistan iraniano
(Pdki) vicino al Krg di Barzani e il Partito della Libertà del Kurdistan
(Pjak), membro del Consiglio delle Comunità Kurde (Kck) e legato al Pkk
turco, un’eventuale vittoria dei kurdi in Rojava potrebbe costituire
una significativa minaccia per l’integrità territoriale iraniana.
Nonostante
le evidenti differenze e i contrasti tra le realtà della galassia
kurda, la presenza sempre più significativa delle forze kurde nelle aree
di confine e il consolidamento del sistema Kck con funzione di
coordinamento di una parte di esse, potrebbe, infatti, portare ad una
progressiva esportazione del modello del confederalismo democratico ad
altre aree.
In quest’ottica si deve leggere, dunque, l’inaspettato
riavvicinamento tra Turchia ed Iran di inizio agosto. L’incontro
avvenuto ad Ankara il 12 agosto tra il ministro degli Esteri iraniano
Mohammad Javad Zarif (nella foto LaPresse), il primo ministro turco
Binali Yildirim e il suo ministro degli Esteri Mevlut Cavusoglu, volto
ad aprire un nuovo capitolo nella cooperazione d’area tra i due paesi,
si sarebbe focalizzato principalmente sulla questione siriana.
Per
quanto le due potenze regionali si siano in questi anni trovate su
fronti opposti sul destino della Siria e del suo governo, il fattore
kurdo potrebbe essere stato motivo di una momentanea riconciliazione tra
le parti. A riprova di questa nuova alleanza strategica, all’indomani
dell’attacco a Hasakah, il 18 agosto, Cavusoglu sarebbe giunto in visita
a Teheran per discutere con Zarif l’evoluzione degli eventi e dare
seguito all’accordo tra i due paesi.
Durante la conferenza stampa
congiunta, il ministro degli Esteri iraniano avrebbe, a tal proposito,
affermato che Iran e Turchia «hanno un comune interesse a combattere
terrorismo, estremismo e settarismo e che, nonostante l’esistenza di
punti di vista differenti su alcune questioni, ambiscono entrambi a
mantenere l’integrità del territorio siriano».
Il coinvolgimento
delle forze iraniane nell’attacco a Hasakah, mirato ad indebolire le
forze kurde e ad impedire il collegamento tra i diversi cantoni del
Rojava rischia, però, di avere anch’esso delle conseguenze negative per
la sicurezza di Teheran.
Se nelle scorse settimane gli attacchi in
territorio iraniano sembravano aver subito un rallentamento dopo il
vigore degli scorsi mesi, a seguito degli ultimi eventi il Pjak ha
minacciato di estendere il conflitto al territorio iraniano. Siyamend
Moînî, portavoce del partito kurdo-iraniano avrebbe affermato che il
supporto alle forze siriane contro i kurdi in Rojava è da considerare un
attacco contro tutti i kurdi e potrebbe portare ad una nuova
insurrezione delle forze kurde nel Rojhelat.