sabato 27 agosto 2016

Il Fatto 27.8.16
La scuola Marescialli di Firenze già ospita i militari e ne conterrà
2 mila. La Cassazione: non sono stati rispettati i coefficienti sismici
I carabinieri nella caserma “fuorilegge”
di Davide Vecchi


Il rispetto delle norme antisismiche è previsto per legge. Ma non ovunque e non per tutti. La Scuola Marescialli  dei carabinieri di Firenze è un caso di deroga inderogabile. E nonostante la Cassazione abbia stabilito che la struttura non potesse essere collaudata, perché realizzata con un coefficiente sismico troppo basso rispetto a quello necessario, è stata già occupata da alcuni uomini dell'Arma ed entro settembre sarà ufficialmente inaugurata dal premier Matteo Renzi. E non si tratta di un semplice condominio, ma di una cittadella da 300 milioni di euro. Un milione 500 mila metri cubi di cemento versati su un’area di 25 ettari incastrata tra l’aeroporto di Peretola e lo svincolo autostradale. Edifici pensati per ospitare oltre duemila militari in completa autonomia. Quindi case e alloggi, aule e negozi, palestre e parcheggi. C’è anche uno stadio da settemila posti con tribune curatissime ma un campo  inesistente perché quando piove si trasforma in acquitrino: è stato realizzato nel punto in cui i canali di scolo avrebbero dovuto trovare le fogne che però non sono mai state scavate.
È NEL NOVEMBRE del 2014 che la Cassazione si pronuncia e certifica al ministero delle Infrastrutture che quell'opera, realizzata rispettando un coefficiente sismico di un punto, non poteva essere collaudata e andava interamente adeguata al coefficiente necessario e obbligatorio dell'1,4. Eppure ministero e carabinieri non danno seguito a quanto stabilito dalla Corte, collaudando la struttura a prescindere dalla sentenza. Non solo. Persino il presidente della Regione, Enrico Rossi, e il sindaco di Firenze, Dario Nardella, non tengono conto delle indicazioni della Cassazione e permettono che famiglie intere
dell'arma si trasferiscano in edifici realizzati – secondo la Corte – fuori legge.
Un mese fa esatto, il 27 luglio, i carabinieri hanno ufficialmente lasciato la vecchia sede della scuola Marescialli che per quasi cento anni è stata ospitata nell'ex convento di Santa Maria Novella per trasferirsi a Castello, in quella nuova. Alla cerimonia di addio ufficiale ha partecipato anche il comandante generale dell'Arma,
il generale Tullio Del Sette, e il comandante della scuola, generale Aldo Visone. Il sindaco Nardella ha annunciato nuovi utilizzi per l'ex convento e l'inaugurazione di Castello entro il prossimo settembre. Della sentenza della Cassazione, del rischio antisismico della nuova struttura, nessuno ha mai fatto accenno. Neanche in questi giorni tragici scanditi dall'emergenza di Amatrice e dalle dichiarazioni di politici sull'importanza della prevenzione e del rispetto delle norme. Ma allora perché il sindaco di Firenze non ha ancora emesso un'ordinanza per dichiarare la struttura pericolosa e far evacuare i carabinieri? E perché il ministero ha permesso che avvenisse il collaudo statico pur sapendo che il coefficiente sismico era esiguo e a stabilirlo è stata la Cassazione? E gli stessi uomini dell'Arma, in questi giorni in prima linea nelle zone più colpite dal sisma, perché non chiedono che vengano rispettati i parametri negli edifici che ospitano loro e le loro famiglie? Gli stessi quesiti il Fatto li aveva sottoposti al primo cittadino già nel luglio 2015, rendendo pubblica la sentenza della Cassazione, ma il sindaco non rispose e comunicò che non ne era al corrente. Ma da allora è passato più di un anno. Nulla è cambiato.
L'OPERA è in cantiere da un decennio ed è stata oggetto di numerose inchieste della procura anche per i livelli sismici. Secondo la pubblica accusa la ditta che aveva vinto l'appalto, la Btp, con la connivenza di alcuni tecnici, avrebbe tentato di imporre un livello sismico dell'1.4 e non dell'1 come pretesto finalizzato “a meri interessi personali”. Tradotto: tangenti per aumentare i costi dell'appalto. Il processo di primo grado si è celebrato nell’ottobre 2012: condannati i titolari della Btp per corruzione a pene compresetrai2anniei3annie8mesi. Pene confermate in appello nel febbraio 2015. In parallelo al processo penale è però proseguito il giudizio civile sul lodo portato avanti da Riccardo Fusi, imprenditore presidente della Btp. E nel novembre del 2014 la Cassazione ha definitivamente stabilito che l’opera doveva essere eseguita con coefficiente 1.4. Ora dovrebbe essere adeguata. Alla legge.