Corriere 27.8.16
Azar Nafisi
«Vero, la legge non può limitare Ma oggi il velo è un gesto politico»
La scrittrice iraniana: ogni ortodossia religiosa vuole le donne invisibili
intervista di Viviana Mazza
Washington
Il dibattito sul burkini è «una questione complessa, che non può essere
limitata al modo in cui viene discussa in questo momento» e andrebbe
capita nel contesto della discussione sul velo non solo in Occidente ma
anche in Medio Oriente, spiega Azar Nafisi, l’autrice iraniana-americana
di «Leggere Lolita a Teheran».
Seduta in un caffè di Washington,
Nafisi si dice d’accordo con la decisione del Consiglio di Stato
francese contro il divieto del burkini, perché crede nella libertà di
espressione. Ma non vuole che passi l’idea che il diritto al velo sia il
diritto cui ambiscono tutti i musulmani, «né che sia una libertà
occidentale, perché l’Islam ha molte interpretazioni».
«Da una
parte, non penso che la legge dovrebbe limitare la libertà di scelta e
di espressione. Non critico mai le credenze altrui, dicendo agli altri
cosa dovrebbero fare, perché la fede è slancio, è come innamorarsi.
D’altra parte, ciò non toglie che il velo sia oggi una dichiarazione
politica più che religiosa. La storia del burqa e del velo risale a
tempi in cui le donne non avevano un ruolo pubblico e, fuori di casa,
dovevano coprirsi dalla testa ai piedi. L’ortodossia religiosa, come
dappertutto nel mondo, vuole che le donne siano invisibili. In Iran come
in Egitto, in Libano, in Turchia, le donne illuminate - come in Italia,
Francia e America - hanno conquistato la libertà di apparire in
pubblico. La lotta contro il velo iniziò con l’istruzione femminile.
Dobbiamo capire che le donne in quei Paesi come in Occidente hanno il
diritto di dire che il velo porta via le loro libertà».
Lei appoggia anche chi vuole indossarlo?
«Sono
d’accordo con chi dice di avere il diritto di indossarlo se difende
anche le donne in Iran o in Arabia Saudita, dove per legge si viene
frustate, imprigionate, e dove bisogna coprirsi. La questione del velo
non è solo francese, italiana o americana. In Occidente si dimentica
spesso ciò che accade altrove. Quel che voglio per la Francia lo voglio
per l’Iran. Diciamo che l’Iran e altri Paesi non hanno il diritto di
approvare leggi reazionarie sotto il pretesto della cultura? Di questo
non si parla, e così quei governi ne approfittano. E se li critichi,
replicano che sei contro le loro tradizioni».
In che modo il burkini è diverso dal velo saudita o iraniano?
«Non
ha niente a che fare con il velo di una volta. E’ aderente. Puoi vedere
il corpo. L’islam ortodosso pensa che si possa essere belle solo per il
marito. Le donne in burkini sono molto attraenti, le guardo e penso:
“Anch’io voglio vestirmi così”».
Quindi i governi più reazionari non lo permetterebbero?
«Non
permetterebbero il burkini in Arabia saudita, ma ne approfittano per
dire che questo è l’Islam, che le donne devono coprisi. Ma quello che
dico io è che l’Islam ha molte interpretazioni. Mia nonna ha sempre
portato il velo, era una musulmana ortodossa (e non usciva in strada in
burkini). Mia madre non portava il velo, era moderna, ma si sentiva
musulmana. La religione è una questione di libertà personale, non
dovrebbe essere definita dallo Stato, dal padre o dal fratello».
Il concetto di laicità francese non è una interferenza?
«Il
divieto in spiaggia è diverso dalla laicità nelle scuole pubbliche
perché i musulmani ortodossi e i cattolici ortodossi possono avere le
loro scuole. La laicità, se praticata nel modo giusto, è l’unico modo
per garantire la libertà di religione. Nel modo in cui la intendo, in
una democrazia, dà a tutti lo spazio per essere chi vogliono essere. Ma
c’è anche la questione dei limiti nella libertà di religione. Alcuni
mormoni credono nella poligamia: la permetti? Alcuni musulmani credono
che, se le figlie si tolgono il velo o hanno il fidanzato, sono
disonorate. Le democrazie prevedono limiti sul significato della libertà
di religione, come pure su ciò che vuol dire essere atei perché non dà
il diritto di molestare un musulmano, un cristiano o un ebreo. Ma non
sono assolutamente d’accordo con l’uso della forza per cambiare le
persone come con la donna costretta a togliersi il burkini in spiaggia.
Le donne in burkini sono francesi, sono diverse rispetto alle loro
nonne. Le loro figlie crescono in una società libera e potranno
scegliere. Anziché costringerle per legge, bisognerebbe creare spazi
pubblici di dibattito e spazi dove possano rifugiarsi se entrano in
contrasto con le famiglie».