Corriere 27.8.16
Vignaroli (Cinque Stelle): «A Roma noi scontiamo l’assenza di classe dirigente»
intervista di Ernesto Menicucci
ROMA
«Le polemiche sulle nomine? Beh, a Roma scontiamo una mancanza di
classe dirigente». Stefano Vignaroli è romano, deputato del M5S,
compagno di Paola Taverna, l’uomo che ha preso il posto di Roberta
Lombardi nel minidirettorio capitolino e che è stato anche tirato in
ballo, l’altro giorno, dal post su Facebook di Francesca De Vito,
sorella di Marcello.
Vignaroli, l’ha letto? «No, me lo hanno solo
riferito. Che dice?». Criticava le nomine fatte dal vicesindaco Daniele
Frongia e gli stipendi dati agli staff, anche quello della Raggi: «Mah —
dice Vignaroli —, non mi appassiona molto questo argomento. Noi, come
parlamentari, siamo quelli che alla fine prendiamo di meno, 3 mila euro
al mese». Solo? Le retribuzioni dei parlamentari in realtà sono di molto
superiori tra indennità e rimborsi vari: «Ma noi, come si sa e come si è
visto, il resto lo restituiamo».
Già, ma anche questo era uno
degli argomenti portati dalla De Vito: al nazionale si risparmia, a Roma
si spende troppo, con stipendi definiti «esorbitanti». Non è così? «Io —
insiste il deputato pentastellato — quel post non lo avrei fatto. E
avrei mille motivi per lamentarmi... Preferisco che la gente lavori bene
piuttosto che star lì a contare i centesimi di quanto guadagnano. E poi
i professionisti, come nel caso della capo di gabinetto (il magistrato
Carla Romana Raineri, ndr), vanno pagati».
Eppure a Torino, la
sindaca Chiara Appendino, anche lei di M5S, si sta comportando in
maniera diversa: «Ma Torino è un’altra realtà, Roma è molto più
complessa. E noi non abbiamo una classe dirigente, la stiamo formando. E
quando costruisci una casa nuova può capitare che ci sia qualche
problema nella costruzione».
Nella Capitale, però, la «base»
appare in fermento. Gli attivisti vogliono organizzare una convention,
pensano addirittura al recall sul mandato della Raggi, il gruppo
consigliare vorrebbe scrivere alla sindaca una lettera per chiedere
maggiore condivisione sulle decisioni, l’azione amministrativa è
praticamente ferma, su ogni nomina c’è una discussione. A cominciare da
quella di Raffaele Marra, un passato col centrodestra di Alemanno e
Polverini, come vicecapo di gabinetto: «Ma Marra — dice Vignaroli — è
stato tolto». Veramente non è più vicario del gabinetto, ma è ancora al
suo posto: «Adesso però andrà via». Sicuro? «Sicuro». E Frongia che ha
preso come capostaff il suo compagno di stanza all’Istat? «Davvero? Non
lo sapevo... Ma bisogna vedere se lo ha preso perché è bravo oppure
perché è solo raccomandato. Mi pare comunque una questione
marginale...».
Non è lo è per gli attivisti, che rimproverano alla
sindaca di essersi circondata per la maggior parte di gente che nulla a
che fare con M5S: «È inevitabile che sia così, specie nella giunta.
Abbiamo scelto in base ai curriculum e questo dovrebbe essere apprezzato
come scelta di coraggio. Dopodiché qualche nomina si può anche
sbagliare ma la stessa cosa, sempre perché non abbiamo una classe
dirigente, avverrà quando andremo al governo».
Il nodo è tutto lì:
la sfida su Palazzo Chigi, quando ci sarà. Secondo alcuni rumors ,
Luigi Di Maio si sta spendendo per una sorta di pax su Roma, almeno fino
al momento del voto. Vignaroli è realista: «Il destino di M5S passa per
Roma, per noi questa è una prova generale». E i primi due mesi di
Virginia Raggi come sono andati? «Vabbé, io non sono obiettivo. E poi è
troppo presto. Certo siamo stati più lenti, ma abbiamo una giunta di
grande spessore». In quella giunta, proprio il deputato e la sua
compagna Taverna hanno indicato Paola Muraro, responsabile
dell’Ambiente, finita anche lei al centro delle polemiche: «La Muraro ha
un curriculum di tutto rispetto, sa dove mettere le mani. E poi la
linea politica la dà il sindaco».