Repubblica Salute 12.7.16
Sesso.
Amore mio, se t’addormenti ti mollo
Serenità, condivisione, intimità non bastano a salvare un matrimonio
I
sessuologi hanno messo sotto il microscopio l’eros e la psiche dei
coniugi scoprendo che anche dopo anni serve vivacità a letto. E scrivono
la prescrizione: una volta alla settimana
di Elisa Manacorda
LA
FELICITÀ CONIUGALE HA un rapporto preciso: uno su sette. Ovvero, un
rapporto sessuale a settimana. Non uno di meno, ma neppure uno di più,
come sostiene Amy Muse, ricercatrice dell’università di Toronto. Che su
Society for Personality and Social Psychology ha analizzato le abitudini
sessuali di 30 mila americani nell’arco di un decennio, deducendone che
la frequenza ideale è proprio questa. «Sebbene si pensi che un maggior
numero di rapporti sessuali sia il viatico per la felicità della coppia –
scrive Muse – le nostre ricerche indicano che, nell’ambito di una lunga
vita matrimoniale, così è se non si superano i 50 rapporti l’anno».
Capire quanto e come la vita erotica impatta sulla tenuta di un
matrimonio, e sulla serenità dei coniugi, è il tema che ha dominato
decine e decine di ricerche nei decenni. Ovvio che non c’è una formula
matematica valida nei secoli, ma la sessuologia ha delle nuove risposte,
più adatte ai nostri tempi: metà degli studi condotti in passato per
rispondere a questa domanda sostengono infatti che la felicità sotto le
lenzuola è solo uno dei tanti aspetti, e nemmeno il più importante, di
una serena vita coniugale. La narrazione più rassicurante, e più
diffusa, vuole che all’interno di una coppia, soprattutto se
pluriennale, il vero cemento sia l’affetto, la solidarietà, la cura, la
comunanza dei valori. Tutto vero. Ma, ci dicono oggi i sessuologi, anche
dopo anni di bollette condivise, la serenità non basta. E senza sesso
si finisce davanti al giudice. L’immagine serena, scopre ora una ricerca
pubblicata su Psychological Science da Lindsey Hicks, della Florida
State University, è di facciata. «È vero – scrive Hicks – fino ad oggi
nessuna ricerca è riuscita a dimostrare in modo sperimentale una
relazione positiva tra la frequenza dei rapporti sessuali e la
soddisfazione all’interno della coppia». Ma se chiediamo a uomini e
donne una risposta non mediata dalle convenzioni, siamo sicuri che il
sesso sia così irrilevante? Per fare chiarezza, la ricercatrice ha
sottoposto 216 novelli sposi a un esperimento. Ha chiesto loro in primo
luogo di compilare un questionario relativo alla soddisfazione su vari
aspetti della vita matrimoniale, indicando anche il numero di rapporti
sessuali mensili. E, come già emerso in altri studi, non ha riscontrato
alcuna differenza tra le coppie più focose e quelle più freddine. Poi,
però, Hicks ha sottoposto i volontari ad un altro test. Su uno schermo
di computer apparivano alcune parole, e i partecipanti dovevano
rapidamente indicare se queste esprimessero concetti positivi o
negativi. Tuttavia, prima di ciascun termine, per 300 millisecondi
compariva una foto: del partner, di sé stessi o di un soggetto
sconosciuto. Ebbene: le coppie che avevano il maggior numero di rapporti
sessuali (due o più volte alla settimana) erano anche quelle che
reagivano più rapidamente ai concetti positivi e più lentamente a quelli
negativi, dopo aver visto l’immagine del partner. Un effetto che non
emergeva con le altre foto mostrate. E indica una valutazione migliore
del partner nelle coppie sessualmente più attive.
Il problema è
che nelle relazioni lunghe non tutti reggono il ritmo. E il matrimonio
vacilla. «Incrociando i dati dei sessuologi con quelli delle relazioni
dei periti dei tribunali delle principali città, abbiamo scoperto che
circa il 30 per cento delle coppie sposate da almeno 15 anni e circa il
50 per cento di quelle che stanno insieme da trent’anni non svolge più
attività sessuale, o lo fa in modo assolutamente sporadico », ammette
Gian Ettore Gassani, presidente dell’Associazione degli Avvocati
Matrimonialisti Italiani (Ami) e autore di Vi dichiaro divorziati
(Imprimatur 2015). E quando la sessualità coniugale non c’è più il
matrimonio ha buone probabilità di finire in aula. «Nel 60% circa dei
casi la colpa della freddezza è della routine coniugale. Nel 20% dei
casi, invece, aggiunge l’avvocato - si riscontrano vere e proprie
patologie che pure potrebbero essere curate con le terapie
farmacologiche disponibili, se solo l’uomo ammettesse di avere un
problema». E poi ci sono i matrimoni mai consumati. Più che bianchi,
candidi. In cui il sesso non è mai entrato. Oppure quelli in cui ha
fatto capolino ma solo di sfuggita, sotto forma di petting, e non si è
mai verificata la penetrazione. E sono sempre di più, spiega Adele
Fabrizi, dell’Istituto di Sessuologia Clinica e dell’università di Tor
Vergata di Roma, che ha pubblicato sull’International Journal of
Impotence Research.
«In una cultura ipersessualizzata come la
nostra sembra un paradosso che questo fenomeno sia in aumento, eppure è
così». Si tratta di coppie giovani, 35 anni o meno, nelle quali sin
dall’inizio la relazione viene costruita sull’assenza di rapporti
sessuali. E dietro questo continuo rimandare si nasconde un problema
psicologico che nessuno dei due ha voglia di affrontare. Di solito è la
donna ad accusare le prime difficoltà: si tratta in genere di vaginismo,
cioè di uno spasmo involon- tario della vagina che impedisce, di fatto,
l’ingresso del pene. «Ma questo è solo il punto di partenza», spiega
Fabrizi. Perché dall’altra parte c’è spesso un uomo che si lascia
scoraggiare dal rifiuto – con conseguenti disfunzioni erettili - e che
sceglie di ritirarsi anziché chiedere alla partner di affrontare il
problema, con l’aiuto di un medico. Sono però coppie solide perché unite
nella connivenza, spiega ancora l’esperta. Si affacciano nello studio
dello specialista solo quando vogliono un figlio, e temono di non
riuscirci. Altre invece arrivano perché si è rotto l’equilibrio che le
tiene insieme, e non c’è più accordo sulla mancanza di rapporti. Per
cercare di capire come salvare la coppia in debito di sesso, lo
psicologo David Fredrick della Chapman University ha condotto uno studio
su 38 mila eterosessuali sposati per esaminare la soddisfazione (o
insoddisfazione) di una relazione a lungo termine. I risultati,
pubblicati sul Journal of Sex Research, dicono che per tenere viva la
passione, le coppie devono farlo spesso e bene: prendendosi del tempo
(le coppie più soddisfatte sono quelle i cui amplessi durano oltre i 30
minuti), concedendosi lunghi preliminari, giocando di fantasia (anche
con i sex toys) e sperimentando. «Così oltre un terzo delle coppie
studiate riesce a tenere in vita il desiderio reciproco anche dopo dieci
o venti anni di vita insieme», conclude Janet Lever, tra le coautrici
dello studio. Ma – sottolinea – non bisogna mai abbassare la guardia, e
fare tutti gli sforzi per allontanare la routine: chi inserisce il
pilota automatico è perduto.