Repubblica Salute 12.7.16
La start up
Un test che si chiama desiderio
Dosare gli ormoni e i neurotrasmettitori del partner per sapere se è per la vita
Un bacio appassionato di circa 1 minuto può far scoppiare la tempesta ormonale
Con 199 dollari
IN
FONDO È TUTTA questione di chimica. Estrogeni e testosterone,
innanzitutto. Poi dopamina, norepinefrina, serotonina. Infine ossitocina
e vasopressina. Sostanze (ormoni e neurotrasmettitori) che guidano
tutto il complicato processo del desiderio, a partire dall’eccitazione
sessuale del primo appuntamento, per poi proseguire con la fase
dell’innamoramento ed evolvere con l’affetto e l’attaccamento reciproco,
quello che alla lunga dà la stabilità di una relazione. Molecole che
fanno battere il cuore, fanno passare l’appetito, fanno arrossare le
guance e provocano insomma nel cervello e nell’intero organismo tutti i
segni della follia d’amore.
Ma se la chimica non è quella giusta,
se non combacia con quella del partner, se insomma la tempesta ormonale
si scatena senza costrutto? Meglio saperlo prima. Magari rivolgendosi a
Instant Chemistry, una start up nata a Toronto su iniziativa di due
giovani neuroscienziati, Ron Gonzalez e Sara Seabroke. Già nel 2008 una
piccola società chiamata GenePartner aveva provato a stabilire la
compatibilità tra individui sulla base dello stesso principio. L’idea di
fondo è infatti sempre quella: che il DNA possa essere d’aiuto a capire
se il partner è proprio quello adatto. I due membri della coppia che
vogliono iscriversi al programma di matching ricevono dunque due fiale
nelle quali mettere un campione di saliva. Instant Chenmistry procede
poi a estrarre alcune informazioni genetiche. Il responso di
compatibilità arriva qualche settimana dopo, insieme alle istruzioni per
comprendere i risultati del test. Una sorta di “manuale d’amore” che
per 199 dollari vorrebbe spiegare se sarà una storia a lieto fine. E
nonostante lo scetticismo dei genetisti, quelli veri, a dare fiducia a
questa start up sono state sino ad oggi oltre 300 coppie.
Le
informazioni fondamentali, dice lo startupper, sono in primo luogo
quelle relative al sistema dell’antigene leucocitario umano (HLA),
responsabile della regolazione del sistema immunitario ma anche della
percezione dell’odore altrui, e dunque con una funzione fondamentale
nella scelta di un partner. Altri dati estratti dal campione riguardano i
recettori per serotonina e ossitocina, tratti che secondo i due
canadesi sono in grado di raccontare molto del carattere di una persona,
sulla sua capacità di vivere le emozioni o di resistere alle situazioni
di stress. Anche il recettore della dopamina D4, assicura Gonzalez, ha
la sua importanza: le persone con la variante 7R+ sono più avventurosi,
amano il rischio e sono gli amanti migliori, mentre quelli con la
variante 7R- sono dei moderati sedentari.
Naturalmente il DNA non è
tutto. E Gonzalez lo sa bene. Per questo ha stretto un accordo con
SingledOut, un servizio di dating online che si appoggia sul network
professionale LinkedIn. Dalla partnership nasce un’offerta completa per i
suoi iscritti: non soltanto un matching genetico, ma anche un’analisi
degli interessi e delle caratteristiche sociodemografiche delle
aspiranti coppie, che alla lunga potrebbero rivelarsi più affidabili di
antigeni e molecole.
Altrimenti si può sempre ripiegare sui
cosiddetti “pheromone parties”, le feste a base di feromoni sessuali. Si
tratta di incontri nei quali gli invitati indossano magliette
impregnate di feromoni, appunto: sostanze prodotte da alcune ghiandole
(quelle sudoripare, per esempio) che nelle intenzioni dovrebbero
accendere il desiderio nella persona che si ha davanti, o dare
quantomeno delle indicazioni di massima sull’eccitazione reciproca. Il
mercato di questi ormoni, com’è ovvio, è fiorente. L’efficacia non è
garantita. Ma l’importante è annusarsi prima del sì.