Repubblica 9.7.16
Emiliano, Casson e tanti bersaniani ecco chi tra i dem si schiera per il No
Loizzo, presidente del Consiglio regionale della Puglia: “Costituzione rifatta in modo pessimo”
Nel Lazio assemblea dei fedelissimi dell’ex segretario: 40 su ottanta sulla linea di D’Alema
di Giovanna Casadio
ROMA.
Ore 13, pranzo light in un hotel di Bari lunedì prossimo. Massimo
D’Alema comincia da lì la sua campagna per il No al referendum
costituzionale invitando giuristi e docenti e il presidente
dell’assemblea regionale pugliese, Mario Loizzo. Loizzo è uno dei tanti
dirigenti dem locali che della riforma della Carta non ne vogliono
sapere. Ha il dente avvelenato:«È pessima, è una vendetta contro le
Regioni», denuncia.
L’ex premier D’Alema, impegnato nella campagna
per il No, punta a fare proseliti dentro il Pd, dove Renzi non ammette
distrazioni e chiede una mobilitazione pancia a terra per il Sì. E
perciò D’Alema tira per la giacca Michele Emiliano, così da arruolarlo
nelle file del No. Il governatore della Puglia tentenna. Fa sapere: «Sto
studiando, però questa riforma è pessima». In privato ha confidato che
non è ancora sulla posizione del No, ma poco ci manca. Però niente a che
spartire con D’Alema, con cui la convergenza è occasionale e solo nel
merito della materia costituzionale. Al ministro Delrio che invece lo
invita a schierarsi con il Sì, Emiliano non risponde neppure.
Smottamenti.
Dissensi. Crescono nel Pd sulla riforma che abolisce il Senato così
com’è e cambia l’architettura istituzionale. Soprattutto nella base
della sinistra dem il dissenso dilaga. Nell’assemblea dei bersaniani
romani, giovedì sera, su un’ottantina di dirigenti locali e militanti,
la metà erano per il No. Conteggio tenuto da Riccardo Agostini,
consigliere regionale del Lazio che si è schierato da tempo: «Sono molto
critico e ho dichiarato che sono per bocciare questa riforma
costituzionale ». Come pubblicamente per il No ha preso posizione l’ex
portavoce di Bersani, Stefano Di Traglia: «La riforma della Costituzione
non può scadere a puro strumento di marketing elettorale ». I ribelli
sono convinti che le loro truppe s’ingrosseranno. In Veneto Marino
Chiozzotto, storico segretario della sezione del Pci del Lido di
Venezia, ora dirigente del Pd locale, ricostruisce: «Il dissenso è molto
ampio, sono in tanti dei nostri che voteranno per il No anche se per
ora mostrano cautela».
Non facile, del resto. La minoranza del Pd
nell’ultima direzione del partito ha cercato di forzare la mano al
segretario-premier chiedendo piena cittadinanza e niente scomuniche per i
democratici sostenitori del No al referendum. Mozione respinta con
perdite. Il documento è stato bocciato a stragrande maggioranza, il vice
segretario Lorenzo Guerini ha accusato i promotori di una improponibile
ambiguità. E Luigi Zanda, capogruppo al Senato, qualche giorno dopo ha
avvertito: «Sarebbe un atto grave da parte di chi è nel Pd votare No».
Richiamo
che Felice Casson, senatore veneto, ex magistrato, non ascolta. Lui,
per dire, da due mesi va in giro a fare campagna per il No. «Non solo in
Italia ma anche all’estero - racconta -. Sono stato nelle università di
Ginevra e di Zurigo . Dappertutto spiego che questa riforma
costituzionale è un pasticcio». Casson dovrebbe fare una conferenza
stampa con Walter Tocci, altro senatore dem dissidente, che aveva
preparato un intervento nella direzione del Pd dove, tra l’altro,
spiegava perché voterà No al referendum. Non ha potuto parlare perché si
era fatto troppo tardi ma ha chiesto che la sua posizione restasse agli
atti.