Corriere 9.7.16
I cambiamenti chiesti dai dem
di Giuseppe Alberto Falci
ROMA
A Montecitorio si guarda avanti. L’Italicum, la legge elettorale
approvata lo scorso anno ed entrata in vigore il primo luglio, può
essere modificato per la maggioranza di un campione significativo di 181
deputati del Pd sondati dal Corriere della Sera . Sarà per i risultati
delle recenti Amministrative, dove il partito è uscito sconfitto a Roma e
a Torino. O, magari, sarà perché adesso non si ragiona più «come un
sistema bipolare, ma tripolare». Quel che è certo, alla luce del
sondaggio, è che il sentiment fra i parlamentari dem sta mutando.
E
così la maggior parte del campione esaminato (113 deputati, il 62,4 per
cento del totale) chiede a gran voce di modificare l’Italicum. Il
motivo? «In questo momento — dice uno degli intervistati — rischiamo di
consegnare il nostro Paese ai Cinque stelle. L’attuale legge elettorale
era stata concepita in un contesto differente quando il Pd all’indomani
delle elezioni europee del 2014 veleggiava al 40%».
E così — se
all’interno del gruppo parlamentare del Pd c’è chi sostiene che la legge
elettorale concepita e approvata lo scorso anno sia ancora la «migliore
delle soluzioni perché riduce il numero delle forze politiche» — tra i
dem inizia a serpeggiare l’idea che un cambiamento della norma sia
possibile.
Fra i deputati interpellati, 68 non hanno dubbi:
«L’Italicum non si tocca. I motivi per cui l’abbiamo votato non
cambiano. Sarebbe un segnale di cedimento nei confronti del nostro
elettorato». Anche perché, spiega una deputata in Transatlantico,
«cambiarla significherebbe riaprire il dibattito sulla legge elettorale.
Io questa legge l’ho votata e la ritengo una buona legge. Non è facile
trovare una soluzione che possa tenere insieme le richieste di Alfano,
della minoranza del Pd, di Verdini e di tutti i piccoli partiti.
Oltretutto dopo quanto accaduto in Spagna l’Italicum è lo strumento più
appropriato per garantire governabilità».
C’è anche chi «obbedirà»
alle direttive del premier-segretario: «Mi atterrò alla posizione di
Renzi». D’altro canto, sostengono in tanti, «si potrà discutere di legge
elettorale all’indomani del referendum. Se dovessero prevalere i No
sarebbe necessario intervenire radicalmente sulla norma che regola le
elezioni». La domanda che impazza fra i 68 deputati che sono contrari a
una riapertura del dossier legge elettorale è la seguente: «Cambiarlo a
ridosso della scadenza delle legislatura può essere pericoloso. C’è il
rischio che si faccia un pasticcio come nel 2006. Il premier ricorda
come nacque il Porcellum?».
Fra gli intervistati che desiderano
cambiare il sistema elettorale vigente, argomento di dibattito è
l’introduzione del premio alla coalizione,una richiesta che in queste
ore arriva da parte di Ncd, Forza Italia ed Ala. Ma, si domanda uno dei
68 deputati pro Italicum, «mutare il premio di maggioranza e convertirlo
alla coalizione non significa tornare alle logiche del governo Prodi,
quando piccoli partiti come l’Udeur decidevano le sorti
dell’esecutivo?».
Fra coloro che invocano invece il cambio del
sistema elettorale, la maggioranza di essi — 59 deputati su 113 —
ritiene che l’introduzione del premio di coalizione sia l’unico ritocco
possibile in modo da «allontanare l’incubo dei Cinque stelle. Nella vita
quando si può migliorare in meglio qualcosa è positivo. Oltretutto la
politica è mediazione». Ma non finisce qui. Perché all’interno del
gruppo dei 113 favorevoli a modificare l’Italicum c’è anche chi sostiene
che «non saprei se è meglio a cambiare il premio di coalizione o
lasciarlo così com’è».
Ecco perché tra la maggioranza di deputati
favorevoli a cambiare la norma — e «non semplicemente a ritoccarla» —
c’è chi guarda con interesse al sistema elettorale francese, un doppio
turno con i collegi e con una soglia di accesso per il ballottaggio.
Quarantotto deputati del Pd desiderano la legge dei cugini d’Oltralpe,
ad eccezione di uno soltanto che immagina «un doppio turno
all’italiana». Il modello francese — spiega uno dei fautori della
riforma in questo senso — «serve a
il combinato disposto dell’Italicum con la riforma della Costituzione».
In
sei invece immaginano il «modello greco» per l’elezione del nostro
Parlamento. «Un sistema proporzionale puro — spiega uno dei deputati —
con un premio di maggioranza per il partito di maggioranza relativa».
D’altro canto, spiegano, «i doppi turni di coalizione aumentano la
frammentazione e danno un potere di ricatto ai piccoli partiti che
giocano sul margine».