Repubblica 8.7.16
Boeri rilancia: tagli possibili sui vitalizi dei parlamentari
Il
presidente dell’Inps vede spiragli dopo l’ok della Consulta ai prelievi
sugli assegni d’oro. Sono sei milioni le pensioni sotto i mille euro
di Roberto Mania
ROMA.
Tito Boeri, presidente dell’Inps, rilancia il contributo di solidarietà
a carico dei vitalizi dei parlamentari. Lo ha fatto ieri presentando il
Rapporto annuale dell’Istituto di previdenza alla Camera dei deputati. E
lo ha fatto inserendo un passaggio che non c’era nella relazione
distribuita nella sala della Regina di Montecitorio: «Qualora i vitalizi
fossero equiparati alle pensioni, la sentenza della Consulta di martedì
scorso (quella che ha dichiarato la legittimità del prelievo sulle
“pensioni d’oro”, ndr) aprirebbe ulteriori spiragli per interventi
perequativi su questi assegni», ha detto. Certo, solo i parlamentari
possono decidere sulle loro pensioni, ma Boeri ha voluto comunque
riproporre il tema, direttamente a casa dei deputati. Scelta politica,
come decisamente politica è stata la sua relazione, quasi un programma
di politiche sociali non proprio coincidenti con quelle del governo. C’è
la previdenza, l’assistenza, il lavoro, il sostegno alle persone non
autosufficienti fino alla povertà. C’è l’allarme sulla “generazione
sandiwich” (50-65 anni). «Perché — ha detto Boeri — come un panino
rischia di rimanere schiacciata dal morbido peso degli affetti. Da una
parte i genitori anziani, spesso non più autosufficienti. Dall’altra i
figli che non trovano o che perdono spesso il lavoro e che rimangono
perciò a loro carico». Un Rapporto da cui emergono sperequazioni e
diseguaglianze in un Paese dove quasi quattro pensionati su dieci (circa
il 38 per cento) ricevono un assegno mensile inferiore ai mille euro.
Boeri
ha promosso il Jobs act («finalmente un anno positivo per il mercato
del lavoro dei giovani ») ma non ha nascosto le sue perplessità sulla
proposta del governo sul pensionamento flessibile: «Non si può negare
che rate ventennali di ammortamento di un prestito pensionistico
costituiscano una riduzione pressoché permanente della pensione futura
». Dunque per la flessibilità in uscita ha chiesto di evitare
«interventi estemporanei e parziali» destinati ad avere «costi
amministrativi superiori alle somme erogate » come quello sul part time
agevolato: ad un mese dalla sua entrata in vigore ne hanno fatto ricorso
solo 100 persone. Ha definito «costose e inadeguate» le sette
salvaguardie per i lavoratori esodati. Provvedimenti che, negli anni,
eroderanno ben il 13 per cento (pari a 11,4 miliardi)degli 88 miliardi
di risparmi di spesa attesi dalla riforma Fornero nel periodo 2012-2021.
Con «un costo ombra» (quello amministrativo) di quasi 35 milioni.
Salvaguardie, infine, che non tengono conto del livello di reddito delle
famiglie dei beneficiari: una pensione salvaguardata su otto vale più
di 3.000 euro al mese. Boeri ha suggerito di «graduare l’entità delle
indennità di accompagnamento in base al grado di bisogno assistenziale e
alle condizioni economiche delle famiglie », e poi non ha nascosto il
rammarico per il fatto che la legge delega per il contrasto alla povertà
stia perdendo pezzi. Da qui gli apprezzamenti dal M5S mentre il
ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ha incassato con fair play
ricordando che questo è il primo governo ad aver stanziato un miliardo
contro la povertà ed invitando ad aspettare un po’ prima di valutare
alcuni provvedimenti come quello sul part time agevolato. E sulla
flessibilità in uscita: «Strade diverse e migliori, oggi, dato il
contesto, non ce ne sono». Critici i sindacati. Carmelo Barbagallo,
leader della Uil: «Mi sembra che Boeri si occupi davvero poco di
previdenza e molto di governo ». In una nota la Cgil dice che dalla
relazione si sarebbe aspettata, «nel delicatissimo momento che sta
attraversando l’Inps, puntuali indicazioni sui conti economici, sul
modello organizzativo, sulla trasparenza, sulla sostenibilità del
sistema, sulla necessità di dare un futuro previdenziale solido ai
giovani. Invece nulla di tutto questo».