Repubblica 7.7.16
Nuvola
Ecco la parola fine sull’opera di Fuksas
Dopo mille polemiche, a diciotto anni dal concorso viene inaugurato a Roma il nuovo Centro Congressi
di Laura Serloni
Dice
di aver guardato il cielo, di averlo fissato per qualche istante,
quanto basta per avere un’idea geniale e per tradurre quella visione in
uno schizzo da buttar giù sulla carta. Dalla fulminea e un po’
visionaria immaginazione dell’architetto Massimiliano Fuksas è nata la
“Nuvola” nel piacentiniano quartiere dell’Eur a Roma. Sulla carta è il
“Nuovo Centro Congressi” ma tutti lo chiamano con quel nome leggiadro e
un
po’
sognante del disegno. Dopo 18 anni dall’inizio dell’avventura e otto
dall’apertura del cantiere, si firma la fine lavori: il 19 luglio la
monumentale opera da 281mila metri cubi sarà presentata alla stampa di
tutto il mondo, in attesa dell’inaugurazione d’ottobre.
Per
molti è quasi un miracolo, dal concorso internazionale del 1998 n’è
passato di tempo e se ne sono avvicendate di amministrazioni, cinque
sindaci e due commissari. La burocrazia ha annodato lacci che la
politica, anziché sciogliere, ha stretto a doppio filo. La storia della
“Nuvola” si è intersecata con quella di Roma. È il romanissimo e
internazionale Fuksas ad aggiudicarsi la gara nel 2000 e a presiedere
quella commissione c’era un altro grande progettista, Norman Foster. Un
concorso voluto dall’allora sindaco Francesco Rutelli e dall’Ente Eur.
Il bando, vinto dalla CCI Spa, però non ha fortuna e il contratto viene
risolto nel 2005: ancora non era stata posta neanche una pietra e per la
società i costi erano già lievitati da 200 a 250 milioni di euro. Si
ferma tutto almeno fino alla nuova gara vinta da Condotte Spa che dopo
il taglio del nastro del sindaco, Walter Veltroni, nel 2008 inizia
l’epico scavo. Si scende a 18 metri di profondità, si smuovono 472 mila
metri cubi di terreno melmoso, 26 mila pali e 18 mila tonnellate di
cemento armato ancorano al terreno la ciclopica struttura dove le
nervature d’acciaio si fondono con il vetro e con i 15 mila metri
quadrati di fibra di vetro microforata che tengono quella nebulosa senza
regole, leggiadra e possente, che è la “Nuvola”, cuore del progetto che
ospita l’Auditorium da 1.800 posti. A protezione un’immensa teca
scatolare trasparente dove i raggi del sole penetrano in ogni spazio e
lasciano intravedere l’alveo ovoidale che ha solo tre punti d’appoggio.
L’architettura
dialoga con il suo contesto, quello del marmo del Ventennio. Un’intesa
che si traduce nella maestosa scalinata d’ingresso in travertino che
porta al livello mezzanino (-1) dove la luce sorprendentemente s’impone.
È il regno delle sale congressuali, in realtà un unico open space
modulabile (6 mila posti) con un sistema di muri neri mobili che
permettono i più svariati allestimenti. Il parquet industriale si
allunga su novemila metri quadrati di superficie tra le vetrate e il
total black delle pareti e dei rivestimenti delle scale mobili. Diciotto
ascensori, di cui otto panoramici, portano al livello forum: la vera
agorà per cene di gala, sfilate, feste, fiere. Uno spazio sormontato dal
“velo” di rivestimento della “Nuvola” che sta appena un piano sopra.
Dall’Auditorium le viste prospettiche danno la sensazione di camminare
sospesi nel vuoto. Lo scafo in acciaio a vista ricorda il complesso
lavoro d’ingegneria per realizzare il cuore scenografico del centro
congressi, uno spazio iper tecnologico rivestito internamente da 4.725
pannelli in ciliegio americano ed esternamente da 2.306 elementi lignei
di colore nero. Un sosfisticato sistema di taglio che garantisce una
superficie curva continua e un’acustica ad hoc per concerti e spettacoli
teatrali.
Dal
2008 ad oggi la strada non è sempre stata in discesa. E quando si
credeva che il più fosse stato fatto, i lavori si sono bloccati ancora
una volta. Una via crucis. Nell’aprile 2010 Condotte Spa è costretta a
fermare il cantiere che resterà immobile fino all’agosto 2014, gli
vengono chieste dall’Eur Spa (controllata dal Tesoro per il 90% e per il
10% dal Comune) 12 varianti al progetto, modifiche necessarie per
migliorare l’utilizzo del polo congressuale che hanno fatto aumentare i
costi da 221 a 244,5 milioni di euro. A conti fatti, tra spese di
progettazione e oneri concessori, la “Nuvola” è costata 363 milioni di
euro. Arriva anche un rappresentante della Corte dei Conti nel cda di
Eur Spa a bacchettare Fuksas, a capo della direzione artistica del
cantiere, per l’esosa parcella. In Campidoglio, in quegli anni, con
Gianni Alemanno sindaco si consuma un durissimo braccio di ferro tra
maggioranza e opposizione, lotte intestine che tengono in scacco gran
parte delle delibere urbanistiche della città, l’Aula non rilascia per 3
anni il permesso a costruire. Il cantiere viene definito “la grande
incompiuta”. E il progetto, pensato 18 anni prima come project
financing, diventa una macchina mangia soldi e ai 90 milioni di euro di
finanziamento dello Stato si devono aggiungere altri fondi che l’Eur spa
non ha. L’unica soluzione è mettere in vendita alcuni dei gioielli di
famiglia: l’Inail compra l’Archivio centrale dello Stato, il museo
Pigorini, il museo dell’Alto Medioevo e il museo delle Arti e tradizioni
popolari. Iniezione da 264 milioni di euro. Sciolti i nodi burocratici,
il cantiere riparte a ritmo.
I
problemi per la partecipata del Tesoro non si esauriscono così.
Memorabile l’esclamazione dell’ex sindaco, Ignazio Marino, in visita al
cantiere: «Siamo a Beirut?», indicando da oltre 100 metri d’altezza le
Torri di Ligini, ridotte a scheletri di cemento. Proprio per quel
panorama desolante nessuno partecipa alla gara per l’hotel di lusso La
Lama da 439 stanze che svetta con il suo vetro nero davanti alla
“Nuvola”. La Tim ne sta facendo il suo quartier generale e anche
l’albergo è tornato sul mercato, pronto alla vendita. Dopo 100 mesi di
lavoro, il sogno di Fuksas diventa realtà.