Repubblica 6.7.16
Il vicesindaco di Roma
Daniele Frongia
sarà il numero due di Virginia Raggi in Campidoglio. Lui ha suggerito il
“licenziamento” del capo dei vigili e indicato Berdini come assessore
A febbraio si ritira della comunarie e fa confluire le sue 900 preferenze sulla compagna di partito
La rapida scalata dello stratega di Virginia alleato di ferro contro il rivale De Vito
Statistico, sostenitore di Emergency, autore di un pamphlet anti-sprechi. E ora diventa numero due dopo lo stop come dirigente
di Giovanna Vitale
ROMA.
Se c’è un uomo che ha rapidamente scalato tutte le gerarchie grilline,
conquistando un posto di assoluto rilievo in quello che con una certa
malizia in Campidoglio hanno già ribattezzato il “Raggio magico”, ovvero
la ristretta cerchia di fedelissimi con cui l’avvocata pentastellata si
consulta e agisce, ebbene quell’uomo è senza dubbio Daniele Frongia. Lo
statistico di 43 anni che da mesi la segue come un’ombra. Tanto da
scatenare pettegolezzi e illazioni, sempre seguite da una secca
smentita.
In principio stratega della campagna elettorale a 5
stelle, autore del programma attinto a piene mani dal suo saggio “E io
pago”, resoconto di tutti gli sprechi e le nefandezze consumate
all’ombra del colle capitolino, pubblicato alla vigilia delle elezioni
per Chiarelettere. In corso d’opera architetto, ha scritto il Fatto, del
perfido dossier contro l’ex capogruppo Marcello De Vito, per
costringerlo a cedere il passo a Virginia Raggi nelle consultazioni
online. Ora diventato il suo braccio destro e sinistro alla guida
dell’amministrazione più complessa e disastrata d’Italia. Il consigliere
più ascoltato e temuto: colui che lei voleva come capo di gabinetto a
dispetto della legge Severino, fino al brusco stop di Beppe Grillo, il
garante supremo, che l’ha convinta a dirottarlo in giunta, dove Frongia
sarà vice politico con delega pesante. Numero due. Un’altra volta. Il
segno del destino.
Un’ascesa repentina a rimorchio dell’astro
nascente del Movimento, che gli ha subito attirato le antipatie dei
colleghi, scatenando una ridda di voci e veleni. Rapporto cementato fra i
banchi dell’opposizione alla giunta Marino, dove i due debuttano nel
2013. Quando era Frongia a competere con De Vito, protégé dell’influente
Roberta Lombardi, per diventare lui il candidato sindaco del M5s a
Roma: perse la sfida, e quella ferita non si è mai rimarginata. Covando
una vendetta consumata fredda tre anni più tardi. Coltivata passo passo
in assemblea capitolina, dove il sodalizio con Virginia diventa
simbiosi. Grazie soprattutto a una rinuncia dal grande valore politico e
simbolico: a febbraio, nel bel mezzo delle Comunarie, Daniele decide di
ritirarsi dalle consultazioni online per far confluire su di lei i suoi
voti.
Circa 900 preferenze, determinanti per sconfiggere lo
storico avversario, che sulla carta partiva favorito. Un sacrificio che
la Raggi ha subito tramutato in patto di ferro inossidabile, alleanza
indissolubile. Capace di reggere a qualsiasi urto. Rendendolo
indispensabile. Come confidente, braccio armato, persino chauffeur: il
giorno della proclamazione, c’era Daniele alla guida della macchina
elettrica color turchese che accompagnò Virginia nella sua prima scalata
al Campidoglio.
Single, riservato di carattere ma incline al
sorriso, c’è Frongia dietro i primi passi della neosindaca: dal
“licenziamento” del comandante dei vigili Raffaele Clemente, all’idea di
richiamare in servizio Daniela Morgante, fino alla scelta del
controverso Raffaele Marra come vicecapo di gabinetto, a dispetto dei
suoi trascorsi alemanniani. Conosciuto quando, da consigliere di
minoranza, presiedeva la commissione Spending review, con la quale
elaborò un piano per far recuperare al Comune 1,2 miliardi l’anno tra
sprechi e mancati introiti che rappresentano l’ossatura del suo libro e
il cavallo elettorale della Raggi. Un pamphlet foriero di un altro
incontro importante: con l’urbanista nemico giurato dei palazzinari
Paolo Berdini, il primo a essere chiamato a ricoprire un ruolo
strategico nella giunta a 5 stelle.
Laureato in Statistica alla
Sapienza con tesi in “Teoria delle reti applicate alla viabilità di
Roma”, quasi profetica visto che forse sarà proprio lui a occuparsi dei
trasporti, il futuro vicesindaco ha insegnato “Analisi delle reti
sociali e Social media” alla prima università di Roma, a Camerino e allo
Iulm. Ricercatore Istat, da dove è in aspettativa, collaboratore di
Emergency e Libera, rivendica di aver sostenuto in Islanda la cosiddetta
“rivoluzione delle pentole e delle padelle”, il movimento nato dopo il
fallimento di Lehman Brothers e il crac di Reykjavik. Esperienza poi
trasferita nel M5s, di cui è attivista della prima ora, sin dalle
deludenti elezioni del 2008, con i grillini sotto al 3%.
Otto anni
dopo, il grande salto. «We all live in a yellow submarine », ha postato
Frongia su Facebook dopo il primo turno, in uno slancio beatlesiano.
Quello che lo ha proiettato in Campidoglio. Coda della cometa Raggi.
Inseparabili. Nel bene e nel male. A combattere contro le correnti di un
Movimento che forse non li ama.