mercoledì 6 luglio 2016

Repubblica 6.7.16
L’amaca
di Michele Serra
IL MOVIMENTO Cinquestelle si gode il suo momento d’oro. Conquistato sul campo. E come capita in questi casi, quando le cose girano bene, girano bene tutte insieme. Si dice, con metafora sportiva, che la squadra più forte è anche la squadra più fortunata.
Per esempio: se fosse un sindaco del Pd a stentare a formare la sua giunta, perché Matteo Renzi (!!) non ha dato il suo placet a un paio di assessori; se un altro paio (almeno) di potenziali assessori avesse deciso di defilarsi perché considera pazzesco dover firmare un “contratto” di obbedienza al Pd, con tanto di penale di 150mila euro; se in sostanza non le leggi e le convenzioni vigenti, non la fedeltà alla Repubblica e alla Costituzione, ma lo statuto del Pd fosse la regola alla quale conformarsi per sindaci, consiglieri e assessori; beh, ci sarebbe un micidiale rimbalzo mediatico, con accuse di dispotismo, offesa alla democrazia, privatizzazione della politica, eccetera. È invece Virginia Raggi, neoeletta sindaca di Roma, a doversi barcamenare tra l’autonomia del proprio mandato (ha vinto le elezioni a Roma) e la disciplina di partito. E a dovere sciogliere, uno per uno, i nodi sopra accennati. Ma senza ombra di scandalo, neppure da parte dei fondamentalisti della Costituzione. E poiché i media, in questo paese, sono liberi e indipendenti (io lo penso sul serio) se ne deduce che per i Cinquestelle il vento è in poppa, la fortuna propizia, gli dèi hanno deciso che è giusto così.