mercoledì 6 luglio 2016

La Stampa 6.7.16
I grillini vogliono la guida dei Comuni
E minacciano l’uscita dall’Anci
di Ilario Lombardo

La guerra dei Comuni è cominciata. È la prima conseguenza della presa di Roma e di Torino da parte dei 5 Stelle. Un conto è governare Mira e Montelabbate, un altro è avere in mano la prima e la quarta città d’Italia. Il peso cambia, così gli equilibri e le ambizioni che ricadono sull’Associazione nazionale che riunisce i Comuni e che fino a ottobre sarà presieduta da un sindaco che non è più tale, lo sconfitto Piero Fassino.
I pentastellati, senza troppi tatticismi, ormai puntano a conquistare l’Anci che ha i propri organi in scadenza e tra qualche mese avrà il prossimo giro di poltrone. «Non è un questione di cariche» dicono i 5 Stelle. E invece è anche una questione di cariche. «L’Anci così non funziona, si è ridotta a una succursale di partito, con un presidente troppo chino alla volontà di Matteo Renzi. Bisogna riequilibrare i pesi di una forza politica che è la prima del Paese e governa grandi città» dice Laura Castelli, capogruppo del M5S alla Camera. È stata lei , assieme alla collega Giulia Grillo, a incontrare la delegazione Anci. L’invito era arrivato via lettera da Piero Fassino. Lui però alla fine non è andato, e i grillini maliziosamente sostengono che così ha evitato un faccia a faccia con Castelli, anche lei torinese, e sua spina nel fianco da sempre.
Ma tant’è: alla fine dell’Anci c’erano Enzo Bianco, presidente del Consiglio nazionale e sindaco di Catania, il vicepresidente Antonio De Caro, sindaco di Bari, e il segretario generale Veronica Nicotra. In Parlamento si sta discutendo il decreto Enti locali, altra misura emergenziale che servirà ad aiutare molti Comuni, soprattutto quelli in pre-dissesto, come Catania. «E ci preoccupa - continua Castelli - che giri proprio il nome di Bianco come futuro presidente, uno che ha ridotto così il suo Comune».
I grillini vogliono un cambio di verso in Anci, vogliono contare di più. In realtà esprimerebbero già un vicepresidente, ma si chiama Federico Pizzarotti, e si sa che ormai lo considerano un intruso, che sta più fuori che dentro. Filippo Nogarin, sindaco di Livorno, guida la commissione Porti. Poca roba. Ma con le fasce tricolori addosso a Chiara Appendino e Virginia Raggi la battaglia per i ruoli chiave si annuncia importante. Anche perché all’interno del M5S è in corso un dibattito se arrivare o meno alla rottura.
I grillini minacciano di uscire dall’Associazione se non sarà garantita la rappresentatività di tutti i Comuni. Leggi: anche quella del Movimento. «Ora dall’Anci ci vengono a dire che i Comuni hanno subito solo tagli negli ultimi tre anni. Dov’erano quando ci bocciavano gli emendamenti in aula? Hanno trasformato un’istituzione in un partito politico, sdraiato sul governo» attacca Castelli.
In realtà sullo strappo dei pentastellati con l’Anci non tutti la pensano allo stesso modo. Appendino per esempio non sarebbe d’accordo. Anche Luigi Di Maio temporeggia per capire cosa pensa Virginia Raggi, per ora alle prese con le grane capitoline. È una sfida che parte dal basso, dalle lamentele dei sindaci, e punta ad arrivare a disturbare l’inquilino di Palazzo Chigi. Con in mano due grandi città e la vetrina nazionale che queste garantiscono, la pressione sarà martellante: chiederanno conto delle penali altissime per ricontrattare i mutui, dei tassi elevati, chiederanno chiarimenti sul ruolo della Cassa Depositi e Prestiti, del blocco del turn over per le assunzioni. L’incognita del dopo Fassino, non riguarda più soltanto Torino. L’opa grillina sull’Anci è stata lanciata.