Repubblica 4.7.16
Renzi: “L’Italicum non si può cambiare Sarebbe lunare lasciare la segreteria”
Oggi
la direzione del Pd convocata per analizzare il voto nei comuni. Resa
dei conti con la sinistra interna che senza chiarimenti è pronta a
sostenere il no al referendum
di Giovanna Casadio
ROMA.
Nessun tagliando al governo e al Pd, per ora. No a cambiamenti
dell’Italicum, dal momento che «non vedo maggioranze per modificare la
legge elettorale, non ho potere di vita o di morte, questa non è una
dittatura ». No alla distinzione tra segretario del partito e premier,
che è «un dibattito lunare ». No a scendere sul terreno di D’Alema che
voterà contro nel referendum costituzionale di ottobre e, del resto, è
uno che «parla spesso ma si sono visti i risultati in questi venti
anni», non ha condotto in porto nulla. Renzi dà l’altolà, non cambia
linea, non si straccia le vesti per la sconfitta alle amministrative,
prevede il referendum costituzionale tra il 2 e il 30 ottobre. La
Direzione del Pd, slittata a oggi causa Brexit, e che si tiene in un
hotel accanto al “Botteghino” - la sede dei Ds quando il segretario era
Piero Fassino - per accogliere i tanti partecipanti, è di scontro
annunciato.
La sinistra dem ha pronto un documento, vedrà se
presentarlo. Ma è un manifesto di denuncia sulle questioni sociali, sul
disagio del paese, sulla riforma della scuola da rifare, sul reddito di
povertà, sui pensionati. Renzi - che ha centellinato ieri le
anticipazioni del discorso in Direzione, rimandando a quanto dichiarato
nell’intervista a Sky Tg24 - ha il suo slogan: «Non perdiamoci in
chiacchiere, c’è tanto da fare in Europa e nel paese». Se però il senso
di marcia non prevede svolta, se tutto resterà com’è «dalle politiche
sociali alle alleanze con Verdini all’Italicum, alla sottovalutazione
della sconfitta alle comunali, allora va proprio male», denuncia Roberto
Speranza. «Non ci infiliamo in un gioco a Monopoli in cui saremmo
perdenti, ma è impensabile non prendere atto di quanto è successo »,
rincara Gianni Cuperlo. Pronti a prendere la parola in tanti oggi in
Direzione, non solo i leader della sinistra dem Speranza, Cuperlo,
Bersani. Anche Fassino, l’ex sindaco di Torino sconfitto dalla grillina
Appendino, farà la sua analisi. Come Matteo Orfini, presidente del
partito e commissario del Pd romano battuto dai 5Stelle. Andrea Orlando,
Guardasigilli e leader della corrente dei “giovani turchi”, pensa di
intervenire e Nicola Zingaretti, “governatore” del Lazio. Il Pd sta di
nuovo cambiando pelle, con nuovi protagonisti che pressano. Maurizio
Martina, ad esempio, attuale ministro dell’Agricoltura. Ma anche
Graziano Delrio, l’altro volto del renzismo, dovrebbe oggi dire la sua.
Il
segretario-premier ha fatto trapelare messaggi contraddittori.
Sull’Italicum stesso, la blindatura non c’è. Nel “cerchio magico”
renziano si scommette che di legge elettorale si parlerà dopo il
referendum costituzionale e la sentenza della Consulta, tenuto conto che
i moderati della maggioranza l’Itali-cum non lo vogliono. Non piace a
Alfano, che minaccia persino la crisi di governo, né a Enrico Zanetti,
leader di Scelta civica.
E poi c’è il capitolo referendum
costituzionale su cui Renzi gioca la sua carriera politica. Massimo
D’Alema, l’ex premier che a Renzi l’ha giurata, si è schierato per il
No. Potrebbe venire a dirlo in Direzione. Se non ci saranno segnali di
apertura e di dialogo, tutta la minoranza del resto assumerebbe un
atteggiamento di “No passivo”: nessun impegno nella campagna serrata per
il Sì. Che Renzi oggi tornerà a chiedere con la creazione di una rete
capillare di comitati referendari e alcuni “volti” come testimonial, tra
cui Jovanotti.
Sulla segreteria da rafforzare anche con alcune
new entry nell’organizzazione, Renzi non ha fatto sapere nulla alle
correnti. Il segretario-premier insisterà sulla necessità di remare
tutti nella stessa direzione. Ieri ha parlato anche di banche: «Ho
macigni da togliermi dalle scarpe sulle banche. A me non interessa
difendere i banchieri, ma i bancari e prima ancora i correntisti ».
Quindi: «Nessun nuovo patto del Nazareno».