La Stampa 4.7.16
Renzi apre su misure per i ceti più deboli nella Finanziaria
Ma il premier non molla su doppio ruolo e Italicum e conferma Orfini commissario del partito a Roma
di Carlo Bertini
Le
premesse per un grande gelo, ci sono tutte, ma tra le pieghe si muove
qualcosa che può portare ad una maggiore coesione nel Pd. Alla sinistra
che chiede di mollare la poltrona di segretario Renzi risponde picche,
anzi si presenta oggi con animo pugnace: convinto che il Pd sia più
competitivo e più forte di come i suoi detrattori lo dipingono e che
quando sarà il momento risulterà l’unica alternativa credibile tra i
grillini e la destra di Lega-Forza Italia. Ma all’argomento di battere
un colpo sul fronte sociale, il segretario non si mostrerà insensibile:
facendo un’apertura di fronte ai duecento delegati del parlamentino Pd.
Alla sinistra che chiede un cambio di rotta al governo su misure
sociali, sulla povertà, scuola, sanità e pensioni, «perché altrimenti si
va a sbattere», il premier non chiuderà del tutto la porta in faccia.
Dicendo a chiare lettere che esiste un problema con i ceti più deboli e
che in questi mesi il governo lavorerà per dare uno o più segnali
concreti nella finanziaria che andrà presentata a metà ottobre. Prima
del referendum sul quale ci vuole unità nel partito.
Ma sulla
riorganizzazione del Pd ancora tutto fermo: non dovrebbe annunciare
nuovi organici, né il nome del commissario di Napoli, mentre come
commissario del Pd romano resterà Matteo Orfini.
Renzi è
determinato a rivendicare i risultati del governo e a chiedere unità e
coesione al partito per la battaglia referendaria. Senza concedere nulla
sulla richiesta di mollare il doppio incarico - «un dibattito lunare»;
nè sull’Italicum. Ieri ha gelato le attese, dicendo nella sua intervista
a Sky di «non vedere in Parlamento una maggioranza per una legge
alternativa. Con il ballottaggio chi vince governa, aver portato questo
meccanismo è una cosa positiva». Dunque una difesa del sistema e anche
una difesa delle buone ragioni del referendum. «Che non è un referendum
su di me. Sono pronto a trarre le conseguenze, perchè sono un leader e
non posso far finta di niente. Ma sono altri che vogliono personalizzare
contro di me».
E se Renzi chiarisce che non farà alcun rimpasto,
il leader della minoranza Roberto Speranza chiarisce che la sinistra Pd
non è interessata a poltrone. La minoranza oggi batterà sul tasto delle
politiche sociali, rifiutando il ruolo di chi ha messo il bastone tra le
ruote e additando le ragioni della sconfitta alle comunali nelle scelte
del governo. «Senza una svolta sulle politiche sociale rischiamo di
rompere il rapporto con il paese»