Repubblica 3.7.16
Una tv al Vaticano nasce il network di Papa Francesco
Dopo anni di attesa lo Stato avrà il canale digitale. Sarà visibile in quasi tutta Italia
Utilizzerà i ripetitori della società Persidera legata a Telecom Italia Media, che incasserà 2,15 milioni all’anno
di Aldo Fontanarosa
ROMA.
Ed ora, dopo 4 anni di attesa, anche la Santa Sede accenderà la sua
televisione. Lo Stato del Vaticano avrà una rete del digitale terrestre
capace di raggiungere almeno il 70 per cento della popolazione italiana.
La
missione editoriale di questo canale — assegnato dall’Italia alla Santa
Sede — viene scritta in queste ore. Una parte delle frequenze può
rafforzare il segnale di Tv2000, potente emittente dei vescovi. Un’altra
parte delle frequenze — in linea teorica — potrà dare vita ad un
secondo canale con il marchio Tv2000 (se i costi saranno ragionevoli).
Un’ultima parte delle frequenze — e questo è certo — rilancerà i
programmi della Radio Vaticana. In prospettiva — a cavallo tra
televisione, radio e Internet — prenderà corpo un network della fede e
della devozione. Il network di Francesco. Candidato naturale a tirare le
fila del progetto è Paolo Ruffini — già alla guida di Rai3 e la7 —
attuale direttore di Tv2000. Di tempo ce n’è, visto che questa nuova
rete sarà della Santa Sede fino al Capodanno del 2032.
La
televisione del Vaticano sarà ospitata dai ripetitori della società
Persidera che ha Telecom Italia Media come socio di maggioranza al 70
per cento.
Persidera incasserà 2,15 milioni di euro l’anno. Cifra
che sarà pagata — non dalla Santa Sede — ma per intero dallo Stato
italiano.
L’Italia paga perché deve pagare. Questa storia nasce
nel novembre del 2009 quando il Lazio, anche il Lazio, abbandona la
vecchia tecnica di trasmissione dei canali tv (l’analogico) per
abbracciare il digitale terrestre, con la sua promessa di migliorare la
qualità del segnale e di moltiplicare le emittenti. Paolo Romani,
ministro dello Sviluppo Economico con Berlusconi, si accorge che il
digitale terrestre funziona a singhiozzo nella regione, dopo anni di Far
West dell’etere. E subito va a caccia di frequenze di pregio,
soprattutto a Roma e nella sua provincia.
Molto presto, Romani
bussa alla porta del Vaticano che ha diritto — in base al “piano
regolatore” italiano dei ripetitori e agli accordi internazionali di
Ginevra — ad alcune frequenze, ad alcuni binari di trasmissione di una
qualità eccellente. Romani chiede di appropriarsene. Sono i canali 6 e
11 in Vhf. E ancora: il 21 in Uhf (banda 4) e il 57 in Uhf (banda 5). Lo
Stato Vaticano acconsente a cedere tutti questi canali. E ottiene un
impegno, a compensazione del favore che fa all’Italia. Entro il Natale
del 2012, dovrà ricevere «capacità trasmissiva» su scala nazionale per
una sua televisione («ad una velocità di 4 megabyte al secondo »).
Finalmente,
a marzo 2016, il ministero dello Sviluppo Economico indice la gara tra
tutte le aziende nazionali che hanno frequenze e ripetitori. Chiede
ospitalità per la Santa Sede fino al 2032, in cambio di un compenso
annuo. Decisivi sono gli sforzi del sottosegretario Antonello
Giacomelli. E il 23 giugno scorso, il ministero dichiara vincitrice
della gara Persidera, che in verità è stata anche l’unica a partecipare.
Questa
rete di frequenze e ripetitori è l’ultimo tassello di un mosaico
editoriale che Papa Francesco ha iniziato a comporre nel 2015. Il 27
giugno, il Santo Padre ha dato vita alla nuova Segreteria della
Comunicazione. È un super dicastero — affidato a Monsignor Dario Edoardo
Viganò — che raccoglie sotto di sé il Centro Televisivo Vaticano,
l’Osservatore Romano, Radio Vaticana, il sito della Santa Sede, finanche
l’account Twitter del Pontefice. E ancora: la tipografia, il servizio
fotografico, la Libreria Editrice Vaticana, la Sala Stampa della Santa
Sede, fino al Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali.