Repubblica 20.7.16
Scaduti i divieti tutela-turisti
Tornano i centurioni ultima beffa a Roma
La categoria si difende: “Siamo pronti anche a pagare le tasse e metterci in regola”
Si rivedono anche ambulanti abusivi e risciò che sfrecciano sui sampietrini
di Valentina Lupia Laura Serloni
ROMA
RISPOLVERATI gli elmi e lucidate le armature, infilati i calzari e
riavvolte le spade di plastica nel Cuki, il rotolo di alluminio: i
(finti) centurioni sono tornati al Colosseo. Operativi con daga
sguainata a procacciarsi l’attenzione dei turisti per una foto-ricordo
da cinque euro a persona, che salgono a trenta se si è in gruppo.
L’ordinanza, che vietava a questa legione in versione “ ancient Rome” di
piazzarsi sotto il Colosseo, è scaduta venti giorni fa.
IL
DIVIETO, firmato dal commissario Francesco Paolo Tronca, il 30 giugno è
arrivato al capolinea poco dopo la fine del suo mandato. Ed ecco che il
suk al Colosseo è tornato agli antichi fasti tra centurioni, urtisti e
risciò, i velocipedi elettrici abusivi che sfrecciano fieri sui
sampietrini del rettifilo del Ventennio.
Il vuoto normativo è
stato riempito a suon di ordinanze, anche la sindaca Virginia Raggi ha
promesso il rinnovo dei provvedimenti e nella prima seduta della giunta
comunale ha approvato due delibere per fermare l’invasione dei
figuranti. La grillina, in extremis, assicura che le ordinanze saranno
firmate già oggi. Sono le stesse dell’era Tronca che prevedevano multe
da 400 euro e il sequestro di tutta l’attrezzatura. Nell’attesa, però,
la caccia al turista è ripartita in ogni angolo dell’ansa barocca dal
Vittoriano alla fontana di Trevi. «Come one, just one picture», ripete
Luca Sonnino in un inglese un po’ sgangherato. «Siamo padri di famiglia —
continua il collega Franco Sforza, centurione per necessità più che per
passione — in questi sette mesi d’ordinanza qualcuno di noi è andato a
chiedere l’elemosina per strada. A giorni conosceremo il nostro destino,
ma speriamo che la Raggi capisca che anche noi abbiamo una famiglia da
mantenere». Sono pronti a tutto, anche a pagare le tasse e a essere
regolarizzati in un apposito albo, proposta reiterata più volte negli
ultimi due lustri ma sempre naufragata tra le proteste. «Siamo
socialmente utili — si difendono — abbiamo aiutato la polizia ad
acciuffare un ladro, un’altra volta abbiamo bloccato un arabo col
coltello. Vogliamo dare una mano anche nel controllo dei turisti, per
garantire la loro sicurezza e incolumità ».
Li riconosci da
lontano con quella cresta posticcia sull’elmo. Si dividono le aree più
redditizie della città e il Colosseo è il più ambito dal business dei
centurioni. Fino a che la crisi non colpì anche questa categoria
arrivavano a guadagnare fino a duemila euro al mese, esentasse. «In una
giornata ora facciamo 40-50 euro — precisa Sonnino mentre fa ruotare il
rosso mantello intorno al collo — l’offerta è libera, a volte i turisti
danno anche solo un euro, altre 5. Non siamo mica come i risciò che
hanno un listino vero e proprio. Quando si parla di degrado e di decoro
noi non vogliamo essere accostati a loro, perché noi siamo
un’attrazione». Anche i risciò sono tornati, erano stati banditi dalla
stessa ordinanza dei centurioni. E tra sei mesi sono pronti a rientrare
nell’area archeologica i camion bar, rimasti affastellati per anni
davanti all’Anfiteatro Flavio, poi emarginati sul lungotevere. Il tavolo
tecnico sul decoro di Roma, fortemente voluto dall’ex assessore della
giunta Marino, Marta Leonori, riuscì li dove tutti fallirono: cacciò i
22 ambulanti su quattro ruote dall’area archeologica. Restarono quelli
al Circo Massimo e alla Bocca della Verità, gli altri vennero spazzati
via. Non per sempre però. La dislocazione è temporanea, dura 18 mesi e
terminerà il 10 gennaio 2017. I camion bar, capitanati da Alfiero
Tredicine, il presidente di Apre Confesercenti si sono già lanciati
all’arrembaggio del centro storico: «Siamo pronti a trasformare i
furgoni in chioschi stile ottocento o in apette vintage. Possiamo
vendere a prezzi calmierati alcuni prodotti, ma ridateci le 7 postazioni
nella zona rossa». Tradotto: vogliono tornare a piazza Venezia, Fori
Imperiali e Colosseo.
La vera sfida si aprirà il prossimo luglio
quando scadranno le concessioni degli oltre 12mila ambulanti romani. A
quel punto non resterà che applicare la direttiva Bolkestein: tutte le
licenze dovranno essere messe a bando, ma il punteggio d’anzianità
(molto) alto rischia di assegnarle ai soliti noti.