Repubblica 20.7.16
Il sangue degli indifesi
di Esmahan Aykol
Per
le strade di Istanbul c’è più gente, ma la situazione non si è ancora
normalizzata. Oggi ho preso il bus. Mentre mi avvicinavo alla fermata ho
sentito delle grida. Mi sono fermata: un giovane veniva sgridato da un
robusto autista. Il ragazzo guardava davanti a sé in silenzio mentre
l’autista alzava sempre più la voce fino a quando non lo ha colpito sul
viso. Il giovane era impietrito. Una scena che ha subito risvegliato in
me le immagini dei soldati picchiati a morte venerdì. Subito dopo un
altro autista più robusto si è avvicinato a picchiare il ragazzo. E solo
dopo ha chiesto cosa fosse successo. La risposta è stata «Ha
protestato». Il secondo autista ha perso le staffe. «Sai chi siamo noi?
Sai chi c’era in strada l’altra sera? Noi! Noi». Urlavano sempre più
forte. Poi l’autista più grasso ha preso un tirapugni: io l’ho visto, il
giovane no. Ho cominciato a urlare: «Scappa!». Mi ha guardato con occhi
vuoti per un secondo. Io continuavo a urlare: «Corri!» A quel punto ha
cominciato a correre. Un proverbio turco recita: «Il dente del lupo ha
assaggiato il sangue». Vuol dire che è impossibile fermare un lupo che
ha conosciuto il sapore del sangue.