domenica 17 luglio 2016

Repubblica 17.7.16
Le olimpiadi a Rma nel paese a due velocità
Renzi non crede che spendere un solo euro per i Giochi sarebbe un azzardo quando le ferrovie sono in stato comatoso?
di Cesare De Seta

IL nostro Paese ha una degna tradizione di associazioni protezionistiche, quasi tutte sono nate tra gli anni ‘50-‘70: Italia Nostra, Greenpeace, Lipu e Wwf hanno condotto battaglie per la difesa di questo o quel lembo d’Italia salvandolo dalla distruzione. Ho condiviso nei decenni molte di queste spesso impari contese con potentati economici che fanno quasi tutti capo alla lobby del ferro e del cemento, agli interessi che attorno ad essi si sono attorcigliati. Alcune battaglie vinte, molte perse: su tutte spicca la restituzione dei Fori Imperiali alla sua integrità riconnettendoli al grande parco dell’Appia antica. Progetto degli anni ‘70. Questo è (o era?) un progetto ecosostenibile da Paese civile che ci ha accostato alla Gran Bretagna con una secolare tradizione in tal senso: basti pensare alle proprietà d’uso pubblico che possiede il National Trust.
Leggendo il comunicato di questi sodalizi (per fortuna è assente il Fai), a favore della candidatura di Roma alle Olimpiadi del 2024 ho capito che questa degna tradizione ha cambiato pelle e si è buttata tra le braccia del Coni e del presidente del comitato Luca di Montezemolo che già ha sulla coscienza i Mondiali di calcio.
La lettera è stata riassunta e commentata da Alessandra Retico (2 luglio) su queste pagine e non intendo entrare nel merito dei sottili distinguo di questi sodalizi. Ora mi chiedo, è l’ho già scritto (27 giugno), come un Paese come il nostro e una città come Roma — tra le peggiori capitali d’Europa in quanto ad amministrazione e gestione della cosa pubblica — possa ostinarsi in una candidatura dalla quale già città come Parigi e Los Angeles si sono defilate.
Le Olimpiadi sono un’occasione per far prosperare la lobby di cui dicevo sopra e dovrebbero essere occasione di rilancio del Caput Mundi. La decisione, mai come in questo caso, è nella mani della sindaca neo-eletta che si barcamena e esprime assai timide perplessità, dimentica del no di Monti e di molti settori dell’opinione pubblica. E il “nuovo” che Grillo promette? Ma una tale decisione rimanda direttamente al presidente Renzi il quale ha certamente dinanzi agli occhi lo stato complessivo del Paese che non è dei più floridi e presenta criticità che fanno venire la pelle d’oca. Purtroppo i ventitrè morti dello scontro ferroviario in Puglia questa condizione di crisi l’hanno pagata con la vita.
Dopo l’Unità d’Italia metà del Paese fu abbandonato al suo destino e purtroppo la Repubblica non ha fatto molto in tale direzione: se si esclude la saggia parentesi della Cassa del Mezzogiorno che elettrificò molte regioni, creò acquedotti e strade e oggi non possiamo che rimpiangere la classe politica (per larga parte democristiana) che si assunse l’onere non trascurabile per le finanze dello Stato. Le Italie sono due e sempre più distanti tra loro in termini di Pil e di qualunque altro fattore statistico si voglia assumere. L’Italia del miracolo economico scelse di costruire l’Autostrada del Sole — vinse ancora una volta la lobby di ferro e cemento — ma essa si ferma a Salerno e la strada per giungere a Reggio Calabria è una storia vergognosa in cui camorra e ‘ndrangheta hanno messo le mani e ancora siamo lontani dalla meta sempre annunciata. Le ferrovie sono state abbandonate in tutta l’Italia e l’unica risposta efficiente è stata l’alta velocità che si ferma a Salerno: servizio essenziale simile a quello in atto da anni in Francia e Spagna ma con un prezzo triplo per chilometro. Non parliamo delle reti regionali o in concessione che sono andate letteralmente a scatafascio non solo nel diseredato Mezzogiorno ma anche in regioni prospere come Lombardia, Emilia e persino la Val d’Aosta. Questo sta a significare che il trasporto quotidiano di migliaia di italiani è in balia di un servizio pubblico che ha una testa quanto meno inefficiente. Tecnologia di controllo delle rete al lumicino, stanziamenti previsti per la rete ferroviaria risibili.
Renzi non crede che spendere un solo euro per le Olimpiadi di Roma sarebbe un azzardo, quando un servizio essenziale come le ferrovie sono in stato comatoso? Si dice che politica è l’arte del possibile: possibile è avviare una politica organica che garantisca lo spostamento di migliaia di lavoratori in reti sicure, con carrozze che non siano bivacchi gelidi d’inverno e roventi d’estate. Sono delle domande che si fa l’uomo della strada, e mi chiedo come mai persino le associazioni ambienta-liste, affollate di nobili spiriti, queste semplici domande non se le siano poste quando hanno firmato il sostegno alle Olimpiadi di Roma: quella loro pagina smentisce decenni di aspre e nobili contese ed è una svolta nella loro storia di cui — con profonda amarezza — non possiamo che prendere atto.