Repubblica 16.7.16
Zanetti
“Dimettermi? No, la mia è una scelta di continuità. Con Ala saremo la gamba liberaldemocratica della coalizione”
“Non cambia niente Denis sta già col governo”
I verdiniani sono una forza preziosa per Renzi, perché riducono il potere di veto della sinistra dem
intervista di Goffredo De Marchis
ROMA.
Un partito nè di destra nè di sinistra perché «per una decina d’anni la
competizione sarà tra il sistema e l’antisistema». Un partito che aiuti
il Pd a isolare una parte di sè, che «riduca significativamente il
potere di veto di singole componenti, come la minoranza dem». Un partito
in cui Denis Verdini, «una presenza ingombrante suo malgrado», avrà
certamente diritto di cittadinanza se risolverà i suoi problemi
giudiziari. Non si può certo dire che il viceministro dell’Economia
Enrico Zanetti, segretario di Scelta civica, giri intorno ai problemi.
Ovviamente, non pensa affatto alle dimissioni: «La mia è una scelta di
continuità».
Con lei viceministro e con il nuovo gruppo alla Camera
formato assieme ad Ala, possiamo dire che Verdini entra ufficialmente al
governo?
«Noi costituiamo un gruppo a Montecitorio che si chiamerà
Scelta civica verso Cittadini per l’Italia. L’orizzonte è il congresso
del prossimo autunno. Fino ad allora, esisterà il gruppo con deputati di
varia provenienza tra cui gli 8 di Ala».
Sta facendo finta di niente?
«Assolutamente
no. È un passo importante. Con Ala, nelle prossime settimane, può
nascere davvero la gamba liberaldemocratica dell’esecutivo. Ma per
tornare alla domanda iniziale, rispetto alla maggioranza e al governo
cambia poco o nulla».
Vuole dire che Verdini è al governo da tempo?
«A
livello parlamentare Ala è, non da ieri, una forza indiscutibilmente
preziosa per Renzi per ridure il significativo potere di veto delle
singole componenti, quali anche la minoranza del Pd. Poi, c’è un
processo che è partito, l’orizzonte comune può diventare Cittadini per
l’Italia, la sigla con cui ci siamo presentati alle amministrative. Se
si realizzerà una convergenza politica con i verdiniani al congresso, il
processo arriverà a compimento».
Voi siete di centrosinistra, dunque.
«Chi
legge la politica attraverso il bipolarismo tra centrodestra e
centrosinistra commette un gravissimo errore. Per una decina d’anni il
confronto sarà tra il fronte antieuropeista rappresentato oggi in Italia
soprattutto dai 5 stelle e il fronte europeista e riformista che può
sicuramente avere sfumature di destra e sinistra al suo interno ma in
cui prevale il progetto condiviso».
Sistema contro antisistema.
«Esatto.
Ed è molto più salubre e prudente riformare senza distruggere anziché
spazzare via tutto prima di ricostruire. Manca, ora, una forma di legge
elettorale che consenta il premio di maggioranza alle coalizioni con
sbarramenti adeguati. Penso che ci arriveremo. Così staranno insieme
un’importante gamba liberaldemocratica e un partito progressista come il
Pd».
È la modifica dell’Italicum proposta da Dario Franceschini.
«Franceschini
si è dimostrato sicuramente uno dei più lucidi in assoluto. Conosce con
esattezza qual è la situazione e quale sarà in futuro».
Non sente di favorire il trasformismo traghettando gli ex Forza Italia verso la sinistra?
«Dal
‘94 al ‘98 ho avuto anch’io la tessera di Forza Italia.. Dopo di che,
ho cominciato a lavorare e sono tornato alla politica nel 2013. Ma
ripeto: tra qualche anno torneremo a giocare a destra e sinistra. Adesso
no».
I guai giudiziari di Verdini la imbarazzano?
«In questo
momento i deputati che aderiscono al nostro gruppo sono individualità
che meritano rispetto. Chiunque, in Ala, viene definito verdiniano.
Adesso diventeranno zanettiani e non ci saranno più verdiniani. È una
battuta, s’intende. Il primo ad avere consapevolezza di essere
ingombrante, suo malgrado, è Verdini. Per la troppa pubblicità e per i
problemi giudiziari in corso che gli auguro di risolvere. Se così non
fosse non potremo contare sul suo apporto. Ma non faccio conventio ad
excludendum, sarebbe ridicolo».
Conosce le ironie sulla rottura dentro Scelta civica: è la scissione dell’atomo.
«Condivido.
Alcuni pensano che l’atomo sia la dimensione ideale per la politica.
Preferiscono autodeterminarsi in 10 in una stanza invece di andare a
convincere elettori in giro per il Paese».