Repubblica 14.7.16
Perché hanno dimenticato il Sud
di Roberto Saviano
PIOVE,
governo ladro. Se piove e tracimano le fogne, se piove e si sciolgono
le strade come fossero di sale, se piove e rovinano i palazzi come
castelli di sabbia, se piove e tutto questo accade, allora sì: piove,
governo ladro.
La tragedia ferroviaria sulla tratta Corato-Andria
non è una tragedia casuale, parlare di responsabilità umane è una
risposta parziale che alleggerisce le istituzioni.
Istituzioni che
in questo paese, e nel nostro Sud, sono terribilmente, drammaticamente
inadeguate. Ci sono responsabilità tecniche, responsabilità politiche
locali e responsabilità nazionali: non è sciacallaggio evidenziarle, ma
irresponsabilità tacerle. Sciacallo è il silenzio che si appropria di un
concetto semplice: è stata una sventura. Proprio per rispetto delle
vittime è un dovere puntare il dito su un sistema inefficiente che spera
— spera! — che la tragedia non avvenga, senza fare nulla per evitarla.
Le
parole che oggi si pronunciano saranno le sole a essere ascoltate:
domani, sepolti i corpi delle povere vittime, la tragedia sarà presto
dimenticata, fino a quando non ne arriverà un ‘altra. Chi sa parli:
racconti dell’esodo di ogni pendolare, dell’impossibilità di raggiungere
località meravigliose, di ritardi infiniti, di treni vecchissimi che si
fermano d’improvviso su binari sperduti di campagna. Racconti dei treni
a gasolio che ancora girano per il Sud.
Questa tragedia ci
racconta il sud Italia esattamente come chi ci abita lo vive. Questa
tragedia ci parla di investimenti non fatti, di una totale assenza di
visione e prospettiva che riguarda questo governo e i suoi precedenti.
Al Sud non si investe sui trasporti perché non porta vantaggio politico,
perché si tratta di aree da cui l’emorragia di giovani è tale che
lavorare sulle infrastrutture significherebbe fare una scommessa senza
un immediato riscontro di consenso. Si è scelto di dare impulso al Nord,
dove un tessuto imprenditoriale esiste, in sofferenza certo, ma esiste.
Il Sud si deve accontentare di qualche comunicato a effetto, due parole
sulle organizzazioni criminali, mali da debellare sì, ma di cui sarebbe
meglio non parlare troppo per non creare un clima di sfiducia,
null’altro. Al Sud si resta in superficie, si annunciano in pompa magna
corsi di formazione che sono solo realtà virtuali, esistono solo sui
siti internet.
Ho vissuto a Napoli tanto a lungo da riconoscere un
teatrino quando lo vedo. Ho vissuto altrove tanto a lungo da indignarmi
quando il teatrino è orchestrato ai danni di terre che meritano
investimenti veri e non elemosine. In Campania, in Calabria, in Puglia,
in Basilicata, in Molise, in Sicilia investire su trasporti e
infrastrutture significherebbe dare inizio allo sviluppo di quei
territori. Non impulso, non una spintarella, no: sarebbe un vero e
proprio inizio.
La tragedia ferroviaria in Puglia ci racconta una
parte di Paese che se ancora esiste è solo per la strenua volontà di chi
ci vive. Se e dove le cose funzionano al Sud è perché ci sono persone
che non ci stanno a lasciare andare in malora la terra in cui sono nati,
cresciuti e dove, da eroi, hanno deciso di vivere. Ciò che va bene al
Sud lo si deve alle individualità. Ma lo sforzo che si richiede a queste
persone è sovrumano.
«Ho visto il collega piangere, ma è troppo
facile dire che la colpa è sua: l’unica responsabilità è di chi non
doveva permettere che uno sbaglio, uno solo, potesse portare a questa
tragedia».
Ecco le parole di un macchinista di Andria. Parole come
pietre. L’uomo che ha commesso l’errore umano pagherà a vita
responsabilità che non sono sue, non soltanto sue.
Omicidio
colposo plurimo e disastro ferroviario, una mattinata di ritardi e
confusione nel gestire quei 17 chilometri che collegano Andria a Corato,
in cui il binario è unico.
Non è il solo caso in Italia di tratta
a binario unico, ma è uno dei pochissimi in tutta Italia in cui non è
attivo il sistema automatico di controllo e dove si richiedono ai
macchinisti tempi di reazione da supereroe per evitare tragedie. Il
sistema automatico di controllo è un servizio fondamentale che consente
di ricevere la segnalazione che il binario è occupato da un’altra
vettura ed evitare lo scontro. Sistema che sulle vetture era stato
montato, ma che non poteva funzionare perché il binario è vecchio.
Doveva
essere messo a norma quel tratto di ferrovia, il binario raddoppiato,
ma il termine del primo luglio fissato per le offerte relative alla gara
d’appalto è stato da poco prorogato al 19 luglio.
E così tra
Corato e Andria, per gestire quel tratto a binario unico, la
comunicazione avviene oggi come avveniva 50 anni fa: attraverso
fonogrammi e una macchina che, come riferiscono testimoni, sembra
obsoleta ed è collegata a una vecchia stampante.
Allora non
cerchiamo capri espiatori, ma capiamo soprattutto perché sulla
Bari-Nord, una tratta che i pugliesi considerano il fiore all’occhiello
dei trasporti regionali, la sicurezza di migliaia di viaggiatori, ogni
giorno, era nelle mani di due macchinisti e due capistazione.
Questo
governo, come i precedenti, è in ritardo al Sud, non ha una visione né
ha saputo provare a modificare la classe dirigente. Al Sud avrebbe
potuto cambiare e non l’ha fatto, e proprio al Sud rischia di
collassare. Ma il Mezzogiorno ha ormai da tempo smesso di mantenersi
dentro i suoi confini meridionali (come non considerare Roma Mezzogiorno
italiano?) e, come la linea della palma, si sta alzando. Ricordate la
metafora di Sciascia? «A me è venuta una fantasia, leggendo sui giornali
gli scandali di quel governo regionale: gli scienziati dicono che la
linea della palma, cioè il clima che è propizio alla vegetazione della
palma, viene su, verso il Nord, di cinquecento metri, mi pare, ogni
anno... La linea della palma... E sale come l’ago di mercurio di un
termometro, questa linea della palma… degli scandali: su su per
l’Italia, ed è già oltre Roma...».