Corriere 14.7.16
Tutto quello che non torna nella risposta del governo
di Enrico Marro
Va
bene lo choc per la tragedia di Andria. Ma nel discorso di ieri alla
Camera del ministro dei Trasporti, Graziano Delrio ci sono delle cose
che non tornano. Mettiamo pure che sia vero che, grazie all’impegno
dello stesso Delrio, si stia investendo sulla sicurezza delle ferrovie
locali nel Sud come non si è fatto in precedenza. Ma come si fa a dire
che il problema non è il binario unico ma la tecnologia e subito dopo
sottolineare che i lavori per il raddoppio del binario nel tratto
interessato dalla tragedia partiranno presto? Se il problema non è il
binario unico, e sarà sicuramente così, allora i soldi invece di
spenderli per il secondo binario usiamoli per dotare la linea di moderni
sistemi di sicurezza. E poi: se la Ferrotramviaria «è una delle società
migliori del panorama italiano in termini di efficienza ed efficacia
del servizio offerto, di livello professionale degli addetti e di
interventi di ammodernamento e miglioramento eseguiti» come possiamo
stare tranquilli se prendiamo un treno locale di una delle tante
ferrovie in concessione, che a questo punto sono peggiori della
Ferrotramviaria? Infine: come si può tollerare che ci sia un sistema di
sicurezza di serie A e uno di serie B, con l’Agenzia nazionale per la
sicurezza delle Ferrovie che ha competenza sulle rete pubblica ma non su
quelle private locali? Se il governo vuole dare una risposta chiara
alla tragedia di Andria, deve fare una cosa semplice: convocare
d’urgenza il Consiglio dei ministri e approvare un decreto legge che
disponga l’immediato allargamento delle competenze dell’Agenzia a tutta
la rete ferroviaria, con tutto ciò che ne consegue, visto che il decreto
legislativo del 2015 che andava in questa direzione ancora non è
operativo. I pendolari hanno diritto alla stessa tutela dei viaggiatori
di prima classe dell’alta velocità. Non è tollerabile che alcuni treni
siano controllati dai sistemi più avveniristici del mondo e
contemporaneamente altri siano affidati agli ottocenteschi fonogrammi
tra capistazione. Tutto il resto viene dopo.