mercoledì 13 luglio 2016

Repubblica 13.7.16
Italicum, il Pd tratta ma il patto è già rotto
Dem assediati dai partiti che vogliono essere consultati nessuno però punta a un’intesa prima del referendum
Rosato: “Forza Italia rinvia tutto all’autunno e Sel pubblicamente non dice una parola” “
Lite premier-D’Alema
Il premier: Dicono che io non sia di sinistra. D’Alema ha venduto Telecom facendo un regalo ai capitani coraggiosi
L’ex segretario: Renzi potrebbe parlarci delle fughe di notizie su banca Etruria e dell’insider trading, argomenti che conosce bene
di Goffredo De Marchis

ROMA. È in salita la strada della modifica dell’Italicum. Come Renzi si aspettava. Il vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini e i capigruppo Ettore Rosato e Luigi Zanda sono sono stati assediati dalle richieste di essere consultati da parte delle forze politiche. Nessuno vuole essere escluso. Ma più per vedere quali carte ha in mano il Partito democratico, meno per arrivare davvero a un’ipotesi condivisa. Con i sondaggi sul referendum, che vedono in vantaggio ma di poco la vittoria del Sì e le difficoltà del governo Renzi dopo la sconfitta alle comunali, le opposizioni sono restie a fare un piacere al premier.
Se si apre una discussione vera sulla legge elettorale, il Paese arriva infatti meno diviso all’appuntamento referendario di ottobre o novembre. Dunque, i Sì possono risalire. «Io osservo che Sel non dice una parola pubblicamente, Forza Italia rinvia all’autunno e i 5 stelle ci attaccano. Il loro obiettivo è farci perdere il referendum, non distribuire regali», osserva Rosato. Ma il Pd ha il problema dei centristi e del loro sostegno al governo. «Ad Alfano il messaggio è arrivato, sanno che c’è un dibattito serio per cambiare la legge dopo novembre. Ma la battaglia del referendum, prima, interessa anche a loro».
Questione di indirizzi, all’interno del Pd Dario Frandeschini continua a pensare che l’impegno a modificare l’Italicum va preso prima del voto referendario. «Non scrivendo un testo, tantomeno presentandolo in Parlamento. Ma un annuncio e un impegno formale servono», ripete ai suoi fedelissimi il ministro della Cultura. Un impegno di Renzi, ovviamente, che presidente del Consiglio e segretario del partito.
Anche ieri Guerini ha lavorato sul tema, ascoltando le voci dei colleghi a Montecitorio. Fra gli altri, ha avuto un lungo colloquio con Matteo Orfini per capire l’orientamento definitivo dei giovani turchi. Ma il vicesegretario vede pochi spazi. Lo confermano anche le parole di Renzi. «Come la politica parla di se stessa è allucinante. Sembra di vivere in una cappa di vetro. Il referendum, lo spacchettamento, il premio al partito o la coalizione... Tutte cose che interessano solo il futuro dei politici, che sono interessati al loro posto, alla loro seggiola, tutte problematiche che riguardano i parlamentati che pensano a come devono tornare alla prossima legislatura... Ma alla gente interessano i posti di lavoro», ha detto il premier a Rtl102.5 ieri mattina. L’immagine pubblica deve essere quella di chi prende le distanze dai giochi di Palazzo, ma allo stesso si capisce che il segretario crede fino a un certo punto al mandato esplorativo dei suoi emissari e che comunque sarà il Parlamento a scegliere la via. Senza chiudere alcuna porta. Un nemico però la nuova versione renziana se lo porta dietro fin dall’inizio. «Dicono che io non sia di sinistra. Ecco, c’è stato qualche governo di sinistra che ha privatizzato la Telecom facendo un regalo ai capitani coraggiosi. E poi c’è un governo che fa la banda larga pubblica, mettendo i soldi a disposizione di chi ha bisogno», allude il premier. Che poi puntualizza: «Ogni riferimento al governo guidato da D’Alema è puramente casuale». La risposta dell’ex premier è altrettanto velenosa: «Renzi potrebbe parlarci delle fughe di notizie su Banca Etruria e dell’insider trading, questo è un argomento che forse conosce bene». E conferma la sua battaglia per il No al referendum.