Repubblica 12,7,16
“Io e i miei figli afroamericani salvati dall’agente ucciso”
“Quell’uomo grande e grosso ci ha fatto da scudo. Ora uno dei miei bambini vuole entrare nel Corpo”
di Alberto Flores d’Arcais
DALLAS.
«Sono stati degli eroi». Shetamia Taylor è una donna nera, 37 anni e
cinque figli. Quel maledetto giovedì sera, con quattro dei suoi ragazzi,
teenager tra i 17 e i 12 anni, era andata in piazza anche lei. Quando i
proiettili del fucile d’assalto di Micah Xavier Johnson sono piombati
sugli agenti ha sentito un urlo («scappate, scappate»), si è messa a
correre ma è stata colpita alla gamba. Tre dei suoi figli non li ha
visti più, vicino le era rimasto solo il quindicenne Andrew e insieme a
lui si è nascosta dietro un auto, cercando riparo.
«I poliziotti
se ne sono accorti, uno di loro si è gettato su di noi per proteggerci, è
morto davanti ai nostri occhi». Dall’ospedale dove è ricoverata da
quella terribile serata, Shetamia racconta tra le lacrime quanto
accaduto. I proiettili che sibilavano, «erano centinaia di colpi, non
avevo mai sentito una cosa simile», quel poliziotto, grande, grosso e
con la testa pelata che le faceva da scudo ed è stato freddato.
Per
quei poliziotti contro cui era scesa in strada a protestare ha solo
parole di ringraziamento, lei del resto voleva solo manifestare in modo
pacifico. «Sono una madre di cinque giovani di colore, prima di andare
alla manifestazione gli ho detto che se fossero stati fermati dalla
polizia, per qualsiasi motivo, dovevano essere rispettosi con gli
agenti. Gli avevo spiegato che andavamo in piazza per dimostrare a tutti
che possiamo essere uniti e siamo in grado di organizzare una marcia
pacifica».
«Sono stati degli eroi, sono viva e ringrazio gli
agenti», ripete ancora, «io e mio figlio siamo vivi, ma il padre di
qualcuno, il fratello di qualcuno e il marito di qualcuno oggi non non
ci sono più». Quanto accaduto non cambia però il suo atteggiamento sullo
scenario più grande. Non nasconde che è pronta a scendere in piazza
nuovamente, per dimostrare ai suoi figli che lei è una che non abbandona
la lotta. «Vorrei che tutta la comunità, tutte le persone in questo
momento fossero unite», poi un’ultima confessione: «Non ho mai avuto
problemi con agenti di polizia, mai. E sapere una cosa? Il mio figlio
più piccolo vorrebbe diventare poliziotto».