martedì 12 luglio 2016

Repubblica 12.7.16
L’Fmi gela Roma “La crescita frena”
Il rapporto sul nostro Paese: impatto di Brexit modesto, la ripresa però resta “fragile”
Il Fondo riconosce che molti bond subordinati sono nelle mani di investitori retail
di Ferdinando Giugliano

IL FONDO monetario internazionale ha in programma di abbassare le stime di crescita per l’Italia, per effetto della maggiore volatilità sui mercati finanziari causata dalla decisione del Regno Unito di uscire dall’Unione europea. L’annuncio ha accompagnato la presentazione del rapporto annuale per l’Italia.
RAPPORTO in cui il Fondo ha chiesto che le regole sulla risoluzione bancaria ed in particolare sul cosiddetto “bail in” vengano applicate «in maniera adeguata».
Le conclusioni del Fondo arrivano mentre il governo italiano sta esplorando la possibilità di utilizzare soldi pubblici per aiutare il sistema bancario e, in particolare Monte dei Paschi di Siena. Le nuove regole europee permettono la ricapitalizzazione preventiva degli istituti di credito in difficoltà, ma prevedono che gli obbligazionisti subordinati subiscano perdite insieme agli azionisti. In una conference call ai margini della presentazione del rapporto “Articolo IV”, Rishi Goyal, capo missione per l’Italia, ha detto che il Fondo ha in programma di abbassare le sue stime di crescita per il 2016 da 1,1% a «meno dell’1%», e per il 2017 da 1,3% a circa l’1%, con rischi di un ulteriore ribasso. Le nuove stime, che verranno finalizzate il 19 luglio, sostituiscono quelle che sono inserite nel rapporto e che erano state prodotte prima del voto su “Brexit”. Le nuove previsioni riflettono l’impatto che la crescente volatilità sui mercati dovrebbe avere sugli investimenti e sulla crescita italiana, piuttosto che l’esposizione italiana verso l’economia inglese che Goyal definisce «relativamente modesta». Il capo missione per l’Italia ritiene che le autorità italiane siano «in pieno controllo » delle difficoltà associate a una ripresa che però rimane «fragile».
Ma il Fondo chiede anche ulteriori misure per rafforzare il sistema bancario: queste includono un’analisi della qualità degli attivi per quelle banche che non siano sotto la supervisione diretta della Banca centrale europea, il rafforzamento dell’attività di supervisione bancaria e l’intensificazione delle procedure extra-giudiziarie per la gestione dei crediti deteriorati.
Goyal preferisce aspettare che siano gli esami dell’Autorità bancaria europea e della Bce a determinare se e di quanto capitale le banche italiane abbiano bisogno. Ma il Fondo resta convinto che all’interno delle regole europee ci siano i margini per gestire qualsiasi circostanza: «C’è sufficiente flessibilità nelle regole europee per gestire qualsiasi tipo di situazione », dice.
Le regole europee prevedono che ci possano essere eccezioni a un eventuale “bail in” degli obbligazionisti subordinati nel caso in cui la ricapitalizzazione preventiva di un istituto risponda a rischi per la stabilità finanziaria. Questo tipo di eccezione non è mai stata applicata, con Paesi quali la Spagna e la Slovenia che in passato hanno dovuto imporre perdite agli obbligazionisti junior.
Il Fondo riconosce che la maggiore prevalenza in Italia di investitori retail tra i possessori di bond subordinati richieda una maggiore attenzione nell’applicare le regole sul bail in. «Le preoccupazioni relative al bail in degli investitori retail devono essere gestite in maniera adeguata», dice il Consiglio direttivo del Fondo monetario. Ma gli economisti di Washington chiedono anche al governo di muoversi autonomamente per cautelare i piccoli risparmiatori. Il Fondo suggerisce all’Italia di identificare e punire con forza i casi di vendita fraudolenta di titoli, rafforzare le salvaguardie e i controlli per evitare che questi casi si ripetano in futuro e tutelare le famiglie più povere che detengano bond subordinati tramite una rete di sicurezza basata sul reddito.
E il Fondo chiede anche al governo di accelerare le procedure di risoluzione per quelle banche che stiano per fallire. «È necessario usare le norme per la pronta risoluzione delle banche in via di fallimento», scrive il Fondo. «Un atteggiamento passivo o tardivo nei confronti delle risoluzioni può aumentare le incertezze e distruggere valore per le banche e per tutto il sistema».