La Stampa 8.7.16
Ddl tortura, è scontro al Senato
Fi: la sinistra criminalizza la polizia
di Francesco Grignetti
Torna
di nuovo in alto mare il ddl che introduce il reato di tortura. Tutto
capita al Senato per un braccio di ferro che sembra non avere mai fine.
Il testo emerso dalla Camera, infatti, era stato rivisto dalle
commissioni del Senato e sembrava avere raggiunto una condivisione
trasversale.
Sulle parole «reiterate violenze», e non «violenze» e
basta, invece, che secondo i grillini sono indispensabili, e che hanno
avuto a sorpresa l’assenso dei relatori Enrico Buemi e Nicola D’Ascola
(socialisti e Ncd) si consuma l’ennesima rottura. La formulazione del
futuro reato, infatti, secondo cui basterebbe anche un singolo atto di
violenza per configurare la tortura, fa infuriare i sindacati di polizia
e dà occasione a Forza Italia di dichiarare «decaduti» gli accordi. Ma
così facendo, la legge rischia di non vedere mai più la luce.
«Ma
il ministro Alfano che cosa dice al riguardo? Ci aspettiamo da parte sua
parole chiare a sostegno di chi si occupa della nostra sicurezza, certi
che non condivida la deriva estremista che la sinistra sta dando al
disegno di legge sulla tortura, criminalizzando la polizia», dichiara
subito Maurizio Gasparri. Ed è il senatore Nitto Palma ad annunciare che
la mediazione «viene stravolta da una nuova maggioranza» e che perciò
«Forza Italia farà dichiarazioni di voto su ogni emendamento». Una
scelta dal chiaro intento ostruzionistico. Forte è anche l’irritazione
dei verdiniani. Il senatore Ciro Falanga ha chiesto di rinviare i lavori
per analizzare gli emendamenti dei relatori.
L’associazione
nazionale dei funzionari di polizia è amareggiata: «Il testo - dice il
segretario nazionale, Lorena La Spina - dovrebbe essere scevro da
qualsiasi forma di pericolosa e discutibile ideologizzazione». La Spina,
assieme al segretario del sindacato Siap, è particolarmente preoccupata
dalla questione, perché cambierebbe tutto se c’è o meno la
«reiterazione delle violenze e delle minacce gravi». Secondo il Sap,
addirittura «questo progetto di riforma esporrebbe le forze dell’ordine
al ricatto da parte della delinquenza e della criminalità».
Di
contro, l’associazione Antigone appoggia la formulazione emersa dalla
Camera. «Se così fosse ricomincerebbe il ping pong tra le Camere e
l’approvazione definitiva slitterebbe forse in maniera definitiva». Per
questo motivo Antigone chiedeva a Renzi di presentare un emendamento
governativo che riportasse il testo ad essere conforme a quello
approvato alla Camera «e su questo chiedere la fiducia. La tutela dei
diritti umani non può aspettare ancora».