il manifesto 8.7.16
Ritorno in nero
Sciolta nel giugno
del 1976 sulla base della legge Scelba, Avanguardia nazionale rispunta
oggi proponendosi di aprire sedi a cercare militanti. Stesso simbolo e
stessi dirigenti guidati, oggi come allora, da Mario Merlino, l’agente
provocatore infiltrato tra gli anarchici. E’ la terza volta che
l’organizzazione fascista si rifonda e prova a ritagliarsi un ruolo
nella politica italiana. In attesa che il Viminale decida di andare a
vedere chi sono e cosa fa il nuovo estremismo nero
di Saverio Ferrari
Si
è formalmente ricostituita Avanguardia nazionale, l’organizzazione
neofascista e golpista sciolta d’autorità nel giugno del 1976 dopo una
sentenza del Tribunale di Roma che condannò, in base alla legge Scelba,
trentuno dei suoi aderenti per ricostituzione del partito fascista.
Per
la cronaca era ormai da qualche anno che i suoi affiliati si rivedevano
con gli stessi simboli, ora per celebrare la morte del boia delle Fosse
Ardeatine Eric Priebke, ora per presentare l’autobiografia del suo
fondatore Stefano Delle Chiaie (L’Aquila e il Condor), ora in convegni e
meeting, sempre dalle parti di Roma. Ad Anzio nel 2014 intervenne anche
l’europarlamentare leghista Mario Borghezio.
Lo «stratagemma tattico»
In
verità questa è la terza volta che Avanguardia nazionale si rifonda.
L’atto di nascita fu nel 1957, quando un gruppo di giovani guidato da
Stefano Delle Chiaie si distaccò da Ordine nuovo per dar vita ai Gruppi
di azione rivoluzionaria, che il 25 aprile del 1960 si trasformarono in
Avanguardia nazionale giovanile.
Il gruppo si differenziò da
quello di Pino Rauti per diversi aspetti, tra gli altri, l’estrazione
sociale più modesta dei suoi dirigenti e la scarsissima elaborazione
teorico-politica, compensata da una spiccata propensione squadrista. Fu
proprio per le ripetute violenze, che fruttarono da subito una
grandinata di procedimenti giudiziari, che alla fine del 1965 Delle
Chiaie decise di scioglierla. Uno «stratagemma tattico», come venne
definito negli stessi ambienti dell’organizzazione. Alcuni dei dirigenti
rientrarono formalmente nell’Msi. Altri, dal canto loro, continuarono
invece a distinguersi nelle aggressioni durante le mobilitazioni
studentesche della seconda metà degli anni Sessanta. Un fatto, in
particolare di estrema gravità, il 27 aprile del 1966, suscitò forte
allarme nell’opinione pubblica, quando, nel corso di una violenta
aggressione, uno studente universitario socialista, Paolo Rossi, morì
precipitando da un muro spintonato da numerosi fascisti anche di
Avanguardia nazionale, come immortalato da diverse fotografie.
08 storie nere eeee
La scelta dell’Odal
In
Ang, le personalità di maggior rilievo furono, insieme a Delle Chiaie,
Sergio Pace (il primo presidente che risultò poi legato a una loggia
massonica), i fratelli Bruno e Serafino Di Luia, Adriano Tilgher, Flavio
Campo e Saverio Ghiacci. Come organo di stampa venne utilizzato per
qualche tempo «Avanguardia – periodico di lotta alla partitocrazia». Sul
primo numero del 1° gennaio 1963 venne anche pubblicato lo statuto del
gruppo, in cui si stabiliva che al «Capo Nazionale», cioè direttamente a
Delle Chiaie, veniva «affidata ogni decisione all’interno
dell’organizzazione», compresa la nomina di tutti i dirigenti.
Grazie
a finanziamenti, anche consistenti, provenienti dal mondo
imprenditoriale, il gruppo aprì, sempre in quegli anni, diverse sezioni a
Roma, in Via Michele Amari, Via del Pantheon, Via delle Muratte, Via
Gallia e al Quadraro, dove si installò il covo principale.
Inserita nel partito del golpe
Il
simbolo scelto fu l’Odal, una lettera dell’alfabeto runico, a forma di
rombo con i lati inferiori incrociati, espressione della continuità
della stirpe, utilizzata come emblema, durante il secondo conflitto
mondiale, anche da una divisione delle Waffen-SS.
08 storie nere
Avanguardia
Nazionale, fra il 1960 e il 1966 ebbe contatti con l’Oas, con
funzionari del Ministero dell’Interno (in particolare dell’Ufficio
Affari Riservati) e degli apparati di sicurezza, come testimoniato da
diversi suoi aderenti, partecipando a corsi di guerriglia, di
fabbricazione e uso di esplosivi. Di fatto An si trasformò in
un’organizzazione segreta dedita ad attività paramilitari, inserita a
pieno titolo nella rete in costruzione del partito golpista in Italia.
Emblematico un episodio del 1963 quando a Roma, nel corso delle cariche
della Polizia contro le manifestazioni della sinistra organizzate per
protestare contro l’arrivo di Ciombè, l’assassino di Patrice Lumumba, a
fianco dei poliziotti e delle squadre speciali degli agenti in borghese,
intervennero i fascisti di Avanguardia nazionale armati con gli stessi
manganelli. Alcune decine di attentati, infine, fra il 1962 e il 1967,
portarono solo a qualche mite condanna, a dimostrazione della
considerazione e della «benevolenza» di cui godeva An.
An incarnò
un ruolo di punta all’interno dei meccanismi di provocazione messi in
atto dalla strategia della tensione. Stefano Delle Chiaie partecipò al
convegno, dal 3 al 5 maggio 1965, a Roma all’Hotel Parco dei Principi,
promosso dall’Istituto di studi militari Alberto Pollio, legato allo
Stato Maggiore della Difesa, in cui si tracciarono le linee di
intervento che portarono alla stagione delle stragi.
An, in questo
contesto, si incaricò in particolare della penetrazione fra i movimenti
di opposta collocazione politica. Già dal 1967 avviò un’opera di
sistematica infiltrazione sia in ambienti comunisti filo-cinesi che in
gruppi anarchici dopo un “viaggio di studi” nell’aprile del 1968 in
Grecia, per imparare alcune tecniche già sperimentate in quel paese dai
colonnelli protagonisti del colpo di Stato.
Nel gennaio del 1970
Delle Chiaie decise la ricostituzione del suo gruppo, meglio, di tornare
a rendere pubblica la sua esistenza, mantenendo tuttavia un doppio
livello organizzativo. Non più di qualche centinaio gli aderenti. Quando
Guido Paglia, già presidente di Avanguardia nazionale, ricostruì nel
1972 in un memoriale per il Sid la struttura interna
dell’organizzazione, parlò dell’esistenza di un apparato clandestino con
tanto di «commandos terroristici» guidati da Flavio Campo.
La
“nuova” Avanguardia Nazionale segnò un considerevole successo politico
durante la rivolta di Reggio Calabria (estate 1970) nella quale alcuni
suoi esponenti, come Felice Genoese Zerbi, assunsero un ruolo di primo
piano. Contemporaneamente il gruppo avviò una stretta alleanza con il
Fronte Nazionale di Junio Valerio Borghese.
Nella stessa estate
del 1970, l’autorità giudiziaria spiccò mandato di cattura contro Delle
Chiaie nel quadro dell’inchiesta sulla strage di Piazza Fontana.
Iniziava in questo modo la lunga latitanza del leader di An che si
protrarrà per ben diciassette anni.
An, dopo il coinvolgimento nel
“golpe Borghese”, in cui gli avanguardisti occuparono effettivamente
per qualche ora il Ministero dell’Interno, continuò ad agire sino al
1976, anno in cui sarà sciolta.
Le operazioni «killer»
La storia di Avanguardia nazionale non si esaurì solo in Italia.
Numerose
furono, infatti, le «operazioni» che videro i suoi aderenti nella veste
di killer per conto delle dittature sudamericane, dei franchisti
spagnoli e della Dina, il servizio segreto di Pinochet, che su
suggerimento della stessa An adottò come simbolo uno stemma delle SS.
Stefano
Delle Chiaie operò nel 1974 in Costa Rica contro la guerriglia
comunista, altri di An intervennero a più riprese in Spagna contro
l’Eta, sia per assassinare loro dirigenti sia per imbastire
provocazioni. Stefano Delle Chiaie, Augusto Cauchi, Piero Carmassi,
Mario Ricci, Giuseppe Calzona e Carlo Cicuttini, il 9 maggio 1976,
parteciparono in Spagna, insieme con altri neofascisti, all’assassinio a
colpi di pistola di due giovani democratici a Montejurra nel corso di
una manifestazione organizzata dal partito Carlista di Carlos Hugo.
Nessuno in Spagna ne rispose anche se un servizio fotografico su El Pais immortalò gli aggressori in azione.
I camerati di Pinochet
Ma
fu il tentato assassinio di Bernardo Leighton (l’ex-vice presidente del
Cile) e di sua moglie, a Roma il 6 ottobre 1975 (rimasero entrambi
gravemente feriti), che vedrà tutta An, con il contributo di elementi
già di Ordine nuovo, impegnarsi a realizzare l’attentato mettendo a
disposizione uomini e sedi. Lo stesso Pierluigi Concutelli dirà molti
anni dopo al giudice Guido Salvini, il 17 maggio 2002, che l’assassinio
era stato «Organizzato da Pinochet. Lo seppi da Delle Chiaie che
affermava che Pinochet si stava ‘togliendo i sassolini dalle scarpe’».
Nel
processo, tenutosi a Roma nel 1987, Delle Chiaie e Concutelli furono
assolti per insufficienza di prove. Qualche anno dopo per gli stessi
fatti, sempre davanti alla Corte d’Assise di Roma, Michael Townley, un
cileno-americano reclutato dalla Dina, venne condannato a quindici anni,
dopo aver confessato il suo ruolo di intermediario presso Avanguardia
nazionale, spostandosi a Roma nel luglio del 1975 per preparare
l’attentato a Bernardo Leighton.
In Bolivia delle Chiaie partecipò
anche, nel luglio 1980, al cosiddetto «golpe della cocaina», portando
al potere Luis Garcia Meza Tejada, con l’aiuto di neonazisti di vari
paesi (tra loro anche il criminale di guerra Klaus Barbie) e dei gruppi
paramilitari conosciuti come Los novios de la muerte (I fidanzati della
morte), che si occuparono di eliminare i piccoli narcotrafficanti per
giungere al controllo totale del mercato.
Ora vorrebbero tornare.
Se lo son detti a Roma lo scorso 25 e 26 giugno. Il simbolo è lo stesso,
pure i dirigenti. Tra loro anche Mario Merlino, l’«agente provocatore»
che si infiltrò tra gli anarchici. L’intenzione è di aprire sedi. Allo
stato sono ancora fuorilegge. Chissà se dalle parti del Ministero
dell’Interno se ne ricordano?