La Stampa 3.7.16
Renzi frena sui ritocchi all’Italicum. Non aiutano a vincere il referendum
Domani
resa dei conti in direzione Pd. Il premier pensa all’ultima domenica di
ottobre per il voto sulla riforma. Vuole presentare prima la legge di
stabilità alla Camera
di Carlo Bertini
La resa
dei conti sul voto, sul partito e sul referendum - di questo si tratterà
- andrà in scena domani dalle 16 in poi. Ma non al Nazareno, bensì
all’auditorium non distante di via Palermo, ben più capiente, visto che
la riunione si preannuncia affollata e anche combattuta. Sì perché
malgrado le buone intenzioni sarà difficile veder firmare la pace. «C’è
un pezzo di gruppo dirigente timido nello spiegare le riforme. Certo chi
le condivide di meno le spiega di meno», dice non a caso il capogruppo
Ettore Rosato.
Bivio tra tregua e rilancio
Il leader si
trova di fronte al bivio se cercare una tregua o rilanciare col rischio
di rompere. Questi ultimi giorni gli hanno dato però la misura di quanto
poco la minoranza del partito sia disposta ad appianare i contrasti,
visto la sequenza di richieste che ai suoi sono suonate perfino
provocatorie. E l’esempio più lampante è venuto dall’Italicum, sul quale
si è cominciato a discutere dietro le quinte, con i messaggeri che
hanno fatto trapelare la disponibilità a concedere il premio alla
coalizione invece che alla lista. Da lì in poi è partita una slavina,
«prima ci hanno chiesto di cambiare l’Italicum su premio di maggioranza e
preferenze, poi di riscriverlo, poi di farlo insieme ai 5Stelle, poi di
cambiare politiche sociali minacciando di non votare la fiducia»,
notano polemici gli uomini del premier. Il quale già da due giorni sta
tirando il freno dopo aver visto come tutti i partiti hanno reagito alle
sue aperture sulla legge elettorale. Convinto com’è che per modificare
l’Italicum ci vorrebbe una richiesta precisa e ampiamente condivisa,
condizioni che non si vedono all’orizzonte. Anche dal fronte della
destra fin qui c’è solo Alfano che chiede di cambiare la legge, ma il
suo pressing da solo risulta debole e non si può fare alcuna modifica
con tutti contro.
Non trasmettere paura
Nell’inner circle
del premier girano questi interrogativi: perché modificare l’Italicum,
perché sono andate male le amministrative? E può aiutare questa mossa la
campagna referendaria? Il premier non lo crede, «anzi è persuaso che ci
indebolirebbe, facendo passare il messaggio che abbiamo cambiato la
legge per paura dei 5Stelle», racconta uno dei big del Pd. E un cambio
in corsa non farebbe guadagnare consensi neanche con la sinistra
interna, che invece di limitarsi ad una sola richiesta ora punta a
riscrivere la legge.
Il rinnovo delle cariche Pd
Renzi dovrà
decidere che linea tenere, magari proverà a compattare le truppe. Ma
sul rinnovo delle cariche di partito c’è poco da aspettarsi. Visto che
non pare arriveranno annunci sulla segreteria o svolte sul
vicesegretario unico. «Per noi il problema non sono le poltrone ma un
allarme rosso che viene dalle urne di cui Renzi deve tener conto: se non
cambia rotta sulle politiche sociali si va sbattere contro l’iceberg
del referendum». Non si sa se in direzione sarà messo ai voti un
documento o la relazione che Renzi terrà su Brexit, amministrative,
riforme e referendum: che si terrà pare l’ultima domenica di ottobre.
L’ipotesi di un rinvio dopo il primo ok alla legge di stabilità non
trova conferme. La data scelta potrebbe essere successiva alla
presentazione in Parlamento della finanziaria: il Consiglio dei ministri
entro il 15 ottobre deve approvare la legge di stabilità e quest’anno
la prima lettura parte dalla Camera dove non ci sono problemi di numeri.
E la parte più importante è il negoziato con la Commissione Europea,
per la quale ci vuole una piena legittimità di governo.