domenica 3 luglio 2016

Il Fatto 3.7.16
Benvenuti al ballo mascherato dell’Italicum
di Silvia Truzzi

Change change change! Mercoledì abbiamo appreso da Angela Merkel che “le regole non si cambiano ogni due anni” (il messaggio a Renzi era a proposito del bail-in bancario). Lo stesso giorno le agenzie battevano la seguente notizia: in settembre, a Montecitorio, si tornerà a parlare di Italicum. La legge era stata approvata, tra i trionfi renziani, il 4 maggio 2015, ma con la previsione di renderla effettiva solo parecchi mesi dopo. Perché? Così il Parlamento aveva il tempo di fare la fuitina della revisione costituzionale: una scappatella più che una riforma, approvata com’è stata in fretta e furia con ogni tipo di scorciatoia parlamentare. Sorte toccata anche all’Italicum, discusso in sedute fiume con tanto di scazzottate e visite notturne del premier a mandare messaggi (“o si approva la legge o tutti a casa”). Il pacchetto così era perfetto: Italicum simil-Porcellum per la Camera e Senato non più votato dal popolo. Sulla legge elettorale il governo si era spinto perfino a mettere la fiducia (cosa capitata – e non è un caso – con la legge Acerbo del ’23 e la legge truffa del ’53). E poi? I risultati delle elezioni amministrative, per non dire dei sondaggi, hanno fatto capire al premier che nei ballottaggi con i 5S il suo partito perde: il pericolo che la destra, pur di non votare Pd, scelga i grillini è piuttosto reale. UNO DICE: anche un anno e mezzo e fa era chiaro che in Italia il sistema non è bipolare bensì tripolare, quindi l’Italicum era demenziale fin dalla nascita. E allora? A settembre è stata inserita nel programma dei lavori della Camera una mozione di Sinistra Italiana sull’Italicum, mossa che ha scoperchiato il vaso di Pandora. Solo qualche mese fa il Pd avrebbe alzato barricate a suon di dichiarazioni perentorie e infuocati tuìt, invece ora tentenna. Anzi, quasi quasi fa capire che si può trattare: “C'è una legge che non è ancora stata testata. Proviamola”, ha spiegato il vicesegretario Lorenzo Guerini. “Abbiamo sempre discusso e se ci chiedono di discutere, discuteremo”. Il fronte che vuole modificare una legge elettorale sbagliata e secondo molti incostituzionale è ampio: va dai cattolici del Pd a Veltroni, Bersani e D'Alema, dai centristi di Alfano a Forza Italia. L’Italicum con un premio che trasforma una minoranza potenzialmente anche esigua in maggioranza assegnandole 340 seggi, le candidature plurime e i capilista bloccati – è difficilmente perfezionabile: bisognerebbe fare una nuova legge da capo. Detto questo, la legge elettorale non è un regolamento di condominio, è la norma che realizza il principio di rappresentanza su cui si fonda la democrazia. Non avrebbe dovuto essere approvata a suon di ghigliottine, fiducie e supercanguri e ora non dovrebbe essere messa in discussione per una convenienza contingente. Questo accade perché la legge è fatta male (ma è stata così congegnata apposta, per eccessiva sicumera e altrettanta ingordigia del Pd). Nessuno stupore però: la mancanza di visione è la caratteristica principale di questo governo che tutti i giorni propaganda il valore della governabilità ma non fa che tirare a campare. Anche l’approvazione della legge per la sola Camera – nella previsione della riforma costituzionale – è stato più che un azzardo politico. È stato il segno di una mancanza di rispetto per istituzioni e cittadini che hanno tutto il diritto, se credono, di bocciare la revisione costituzionale. A proposito: da qualche giorno sembra che Renzi non abbia più così fretta di fissare la data del referendum (si parla di novembre o dicembre). Il 4 ottobre, poi, la Consulta si occuperà (e forse deciderà) dell’Italicum. Ri-discuterne prima in Parlamento significa mettere in difficoltà la Corte: con quale serenità potrà decidere? E noi cittadini, come possiamo prendere sul serio chi dà prova di tanta superficialità?