La Stampa 1.7.16
Hawking profeta inascoltato
“I robot domineranno il mondo”
Lo
scienziato britannico intervistato da Larry King: “I tre grandi
pericoli sono la stupidità umana, l’intelligenza artificiale e
l’inquinamento”
di Vittorio Sabadin
L’astrofisico
inglese Stephen Hawking è completamente paralizzato dalla sclerosi
laterale amiotrofica, ma vede ancora più lontano di tutti. In una
conferenza a Tenerife ha indicato nella stupidità dell’uomo,
nell’inquinamento e nell’intelligenza artificiale i tre più grandi
pericoli che minacciano la nostra sopravvivenza e ha confessato di non
farsi illusioni sul fatto che le cose possano migliorare.
La
stupidità umana è di per sé evidente, visto che tutti conosciamo il
disastro al quale andiamo incontro, ma non facciamo niente per evitarlo.
Hawking, nel corso della conferenza, ha dialogato con l’anchorman
americano Larry King, che lo aveva già intervistato sei anni fa.
«Durante il nostro incontro - ha ricordato lo scienziato - avevo
lanciato un allarme sui pericoli che derivavano dall’inquinamento e
dalla sovrappopolazione. Da allora il numero di abitanti della Terra è
aumentato di mezzo miliardo di persone e raggiungerà gli 11 miliardi nel
2100. I livelli di inquinamento sono cresciuti ovunque e nelle grandi
città l’80% della gente respira aria insalubre».
Secondo Hawking,
ad aggravare in modo irrimediabile la stupidità umana concorre
l’avidità, l’altra grande responsabile delle scelte suicide degli ultimi
decenni.
Da tempo Hawking ripete che dobbiamo guardarci dai
progressi dell’intelligenza artificiale, perché potremmo presto scoprire
che i robot sono meno amichevoli di come sembrano. L’astrofisico, che
ha occupato a Cambridge la cattedra di Isaac Newton, si è detto
preoccupato dalla crescita delle ricerche sulle armi intelligenti,
mentre «finanziare progetti per effettuare screening medici più efficaci
sui malati non sembra una priorità altrettanto alta». I benefici
dell’intelligenza artificiale sono inferiori al danno potenziale, ha
detto lo scienziato, perché «quando le macchine supereranno la fase
critica e cominceranno a essere capaci di evolversi da sole, non potremo
prevedere se i loro obiettivi saranno uguali ai nostri».
Questo
allarme è condiviso da molte altre persone di genio, tra le quali Elon
Musk, Bill Gates e Ray Kurzweil. Come nella favola di Pinocchio, o negli
incubi di The Matrix e di Terminator, le macchine intelligenti
potrebbero diventare consapevoli della propria esistenza ed entrare in
conflitto con il loro creatore per la sopravvivenza sul pianeta Terra.
Sembra un film di fantascienza, ma è una realtà molto più vicina di
quello che si crede. Musk, l’imprenditore visionario sudafricano che ha
creato PayPal, Space X e Tesla, ha stanziato un fondo di 10 milioni di
dollari per finanziare progetti che denuncino ricerche sull’intelligenza
artificiale potenzialmente pericolose. «Non avete idea - ha detto - di
quanto rapidi siano i progressi in questo campo. La capacità di
innovazione è molto più veloce che nella Silicon Valley».
Anche
Bill Gates, il fondatore di Microsoft, ha dichiarato di non capire
perché la gente non si preoccupi del futuro che l’attende e del fatto
che i robot potrebbero prendere il potere. Secondo Kurzweil, brillante
inventore, informatico, futurologo e saggista, non bisognerà aspettare
molto: entro il 2029 - ha detto - i computer avranno le stesse
caratteristiche emotive ed intellettuali degli esseri umani.
Già
oggi viviamo in un mondo in gran parte dominato dalle macchine:
viaggiamo su auto che si guidano da sole, non possiamo fare a meno dei
computer tascabili, la realtà virtuale sembra più interessante di quella
vera. Usiamo oggetti come gli smartphone dei quali non sappiamo nulla:
non abbiamo idea di come funzionino, non possiamo nemmeno aprirli per
vedere come sono fatti. Ma loro sanno tutto di noi: quali sono le nostre
preferenze, quali amici abbiamo, dove siamo e dove stiamo andando. Ray
Kurzweil sostiene che non c’è niente da fare: non si può fermare il
progresso e ogni tentativo di farlo ritarderà lo sviluppo delle
tecnologie «buone» più di quelle pericolose.
Un film di quasi 50
anni fa, 2001 Odissea nello spazio di Stanley Kubrick, poneva con
preveggenza gli stessi problemi. Il computer Hal aveva caratteristiche
totalmente umane: era intelligente, emotivo, geloso e paranoico, e aveva
anche imparato a ingannare e mentire. L’ultimo sopravvissuto degli
astronauti del Discovery, il comandante Bowman, lo sconfigge con l’unica
arma che gli esseri umani hanno e i robot forse non avranno mai: il
coraggio. E mentre Bowman spegne con un semplice cacciavite i neuroni di
Hal, l’uomo rinuncia simbolicamente al ruolo di creatore, e fa un passo
indietro dal precipizio verso il quale stava andando.