La Stampa 17.6.16
“Putin ha vinto sul terrore, ma voi non l’avete compreso”
Il confessore del Presidente russo: “Volevano distruggere la Russia”
di Francesca Sforza
L’archimandrita
Tikhon Sevkunov, consigliere spirituale del presidente russo Vladimir
Putin, è una delle figure pubbliche più importanti del suo Paese: dopo
il crollo dell’Urss cominciò, primo e per molto tempo unico monaco, a
prestare servizio nel monastero moscovita Sretensky, tra i più antichi
della Russia, che Stalin aveva prima destinato a sede della polizia
segreta Ceka, poi a luogo di cruente esecuzioni, infine all’abbandono.
Grande studioso della Sacra Sindone, che lo porta spesso a Torino e in
Italia per incontri e tavole rotonde, Tikhon Sevkunov, di passaggio a
Roma, ha accettato di rispondere alle nostre domande.
Viviamo in epoca di fondamentalismo religioso, secondo lei come devono reagire le Chiese?
«Chiunque
abbia letto attentamente il Vangelo, sa bene che il fondamentalismo
religioso, inteso come corrente che si batte per dare alle strutture
religiose una posizione dominante nello stato, fu decisamente respinto
dal Signore Gesù Cristo. E benché a distanza di secoli persone che si
definivano suoi discepoli, agissero non di rado in maniera completamente
diversa, noi dobbiamo capire: non si può costringere nessuno con la
forza e la coercizione ad entrare nel regno divino della libertà e
dell’amore di Dio. La rigida e coerente realizzazione di questo credo è
la reazione della Chiesa a qualsiasi manifestazione di questo genere di
fondamentalismo religioso».
La Russia ha fatto esperienza, nel
recente passato, di conflitti di matrice anche religiosa – in
particolare con i wahabiti - nel Caucaso. Che tipo di considerazioni è
possibile trarne oggi?
«È successo. Alla fine degli anni novanta
mi sono recato qualche volta nella Cecenia in guerra. Portavamo in quei
luoghi prodotti alimentari, medicine e abiti per tutti, sia ceceni sia
russi. All’alba del terzo millennio, quando l’Europa aveva da tempo e
decisamente dimenticato le guerre di religione ormai entrate nella
leggenda, con nostro grande stupore ci trovammo proprio davanti a un
conflitto religioso. E non si trattava di assurda fantascienza, ma di
una terribile cruenta realtà».
Intende dire che per l’Europa si riapre la stagione delle guerre di religione?
«In
seguito gli europei più saggi cominciarono a intuire quello che noi
semplicemente non capiamo proprio, e cioè che nel nostro mondo la
religione rappresenta un fenomeno di grande importanza. Non capiamo né
il suo potenziale costruttivo, né la sua capacità distruttiva. È
sufficiente dire per esempio che proprio alcuni teologi islamici portano
oggi nella politica mondiale gigantesche forze con le quali tutti gli
stati del pianeta sono costretti a fare i conti. Solo trent’anni fa
nessuno avrebbe potuto credere a un simile scenario. Altrettanto pochi
sono quelli che capiscono che la Russia con Putin ha conseguito una
difficilissima vittoria - assolutamente sottovalutata dal resto del
mondo - nella terribile e pluriennale guerra al terrore».
Qual è secondo lei il progetto dei terroristi?
«Nel
nostro caso era niente di più e niente di meno che la distruzione e la
conquista di fatto della Russia. Quale effetto avrebbe potuto avere su
tutto il mondo è possibile intuirlo, ma ci sono stati momenti in cui i
terroristi internazionali sono stati vicini a raggiungere il loro
obiettivo. Tutto è finito bene anche perché la Russia ha una grande
esperienza di convivenza con i nostri fratelli musulmani nella stessa
famiglia di popoli. E questa amicizia e questa unità sono il nostro
prezioso patrimonio comune».
Cosa pensa della percezione che l’Occidente ha nei confronti della Russia?
«L’imperatore
russo Alessandro III una volta ebbe a dire - cito a memoria - «Non ci
si può fare nulla, l’Occidente ha paura della nostra vastità». Nelle
relazioni con la Russia molto dipende proprio da questo. Del resto le
relazioni dell’Occidente con la Russia sono uguali a quelle
dell’Occidente con gli altri paesi, e cioè diverse. Da una parte – un
fenomeno evidente nel mondo odierno - una campagna antirussa aggressiva e
sistematica, la conoscete meglio di me e la potete definire con
maggiore precisione. Noi accettiamo tranquillamente questo atteggiamento
come assolutamente consueto. Ma dall’altra parte c’è una moltitudine di
persone che ritengono sia poco dignitoso cedere all’azione di una
massiccia propaganda e guardano al nostro paese chi con interesse e
comprensione, chi criticamente, ma con obiettività».
Come vivono i russi questo genere di ostilità?
«Sono
i primi a riconoscere di essere lontani dalla perfezione. Addirittura
il nostro folclore trabocca di ironia e satira su questo tema. In questo
senso anche lo sguardo esterno più malevolo ci stimola a guardarci
ancora una volta in maniera autocritica. Ma la cosa importante che molti
specialisti della Russia non riescono a capire, è che i russi
contrasteranno sempre duramente qualsiasi imposizione esterna in
qualsiasi sua forma. Ed è proprio qui che si cela il conflitto
principale tra la Russia e l’Occidente ufficiale. La cosa neanche ci
addolora – ci siamo tanto abituati da molti secoli – ma è sicuramente
inaccettabile per tutti noi: dal Presidente al semplice contadino. E noi
avvertiamo questa cosa con molta nettezza, anche se non condiziona
affatto il nostro atteggiamento benevolo e leale nei confronti di ogni
paese e di ogni popolo».
Che cosa, secondo lei, gli Occidentali non riescono a capire della Russia, può provare a spiegarlo?
«Nel
XVIII secolo un occidentale, un tedesco trasferitosi in Russia dove
diventò un eminente statista, dopo molti anni ai vertici del potere
emise un verdetto scherzoso, ma molto preciso: «Lo stato russo ha un
vantaggio rispetto a tutti gli altri, in quanto è governato direttamente
da Nostro Signore Iddio. Altrimenti non sarebbe possibile spiegare come
riesca ad esistere». In effetti molti non riescono a capire come possa
esistere una Russia enorme e multinazionale e perché i russi la amino
tanto, le siano tanto devoti. Benché non sia affatto strano. Le svelo un
segreto: noi russi scopriamo con stupore il nostro paese, scopriamo
quanto sia straordinario e imprevedibile.
Vi sentite più vicini all’Oriente, in questa fase?
«Mentre
gli occidentali si arrovellano sul cosiddetto “mistero della Russia”,
l’Oriente ha dato una caratterizzazione molto precisa del nostro paese.
In cinese l’antico nome della Russia suona – ”e-go”. Una delle
traduzioni è la seguente: il paese che può sempre offrire qualcosa di
assolutamente inatteso. E davvero la Russia per molti motivi geografici,
storici, spirituali e mentali vive una propria vita autonoma. E noi,
generazione dopo generazione, viviamo questa incredibile vita della
Russia, a volte tragica ma sempre piena di profonde rivelazioni
spirituali. Anche i nostri compatrioti che hanno lasciato per sempre il
nostro paese non possono non riconoscere che l’esperienza della vita in
Russia è stata la più forte e non può essere paragonata a nessun’altra
per quanto riguarda la formazione dell’anima umana, dell’intelletto e
della visione del mondo».
Lei è universalmente conosciuto come “Il confessore di Vladimir Putin”. È un’etichetta difficile da portare?
«Che
difficoltà ci dovrebbero essere? In ogni caso la responsabilità,
qualsiasi cosa i giornalisti intendano con questa parola, impegna».