sabato 16 luglio 2016

La Stampa 16.7.16
Zanetti: “Resto nel governo: Renzi non vuole dimissioni”
Il viceministro: Verdini? Sa di essere ingombrante, deciderà il suo ruolo
intervista di Carlo Bertini


Trovo ipocrita mettere in piedi tutta questa sceneggiata».
Perché ipocrita, viceministro Zanetti? Se Verdini attraverso di lei entra nel governo, normale che qualcuno del Pd le chieda di dimettersi. O no?
«Ma il supporto di Ala al Senato per l’azione di governo in Parlamento mi pare evidente da mesi! Quindi ipocrita è la giusta definizione. Smettiamola col gioco delle parti, ogni volta a dire dentro o fuori...».
In che senso scusi?
«Ala ha scelto di attuare un sostegno utile, perché ogni volta che c’è una maggioranza più ampia, diminuisce il potere di veto di ogni singola componente. Non solo della minoranza Dem, che se potesse lo userebbe eccome questo potere di veto».
Ma Renzi le ha chiesto di dimettersi?
«Figuriamoci! Ma le sembra possibile? È una questione lunare. Capirei se domani si creasse al Senato un gruppo “Cittadini per l’Italia” dove confluissero quelli di Ala collegati ai nostri. Ma siamo in una fase diversa. E comunque a Renzi non credo gli sfiori il pensiero di farmi uscire dall’esecutivo: non mi chiederà di dimettermi, anche perché sarebbe complicato a quel punto gestire al Senato il gruppo di Ala, perché questa richiesta verrebbe letta in termini ostili. Dunque non arriverà».
Ma ci ha parlato col premier?
«Gli ho mandato un sms a cose fatte e lui ha preso atto della mia decisione».
Dunque non avete parlato. Ma questa decisione a cosa porterà, di preciso?
«Ora si apre un processo politico costituente di una forza liberal-democratica, un processo che stiamo portando avanti da un anno. E che alle comunali ci ha consentito di avere 134 consiglieri eletti ed una percentuale media del 2,77%».
Un nuovo partito con Verdini?
«Verdini sicuramente è il primo ad essere consapevole di essere suo malgrado un personaggio ingombrante. E dovrà fare i suoi ragionamenti su che ruolo può avere in una futura iniziativa politica. Ma non è possibile trasferire il carattere individuale su chiunque condivida un percorso politico».
E del suo ruolo al governo cosa ne dice Verdini?
«Con lui non abbiamo parlato del mio ruolo nel governo. L’ho ringraziato per l’atto di generosità dei suoi che hanno aderito al gruppo senza chiedere niente. E ci siamo ripromessi di ragionare su un percorso politico per vedere cosa c’è di comune».
Un percorso antitetico al centrodestra? Insomma alle urne con chi vi vorreste schierare?
«Trovo ridicolo chi si ostina in questa fase a vivere il bipolarismo come un confronto tra centrodestra e centrosinistra. Piuttosto credo a un confronto tra polo europeista e polo anti europeista. E credo che il Pd possa rappresentare la gamba progressista, a cui serve una gamba liberal-democratica che oggi manca. Noi vogliamo costruire un nuovo soggetto politico di area moderata, in grado di camminare autonomamente o di partecipare in coalizione con un polo riformista».
Dunque lei anche per questo resta nel governo?
«Sì, se poi preferiscono farmi ministro sono disponibile, parliamone». Sonora risata e poi Zanetti torna serio. «Ma Padoan è in gamba e non mi sposterei perché la mia competenza la esercito in questo ministero. Ma battute a parte, non vedo perché dimettermi. Se ci sono state tensioni in Scelta Civica è anche perché alcuni dei nostri non hanno votato le riforme costituzionali. E troverei surreale che uno scenario da me determinato anche per lealtà al governo si traducesse in una richiesta di dimissioni».
Quindi del pressing della minoranza Pd si fa un baffo?
«Non mi offendo certo e non me ne preoccupo. Stavolta tocca a Speranza chiedere dimissioni che non arriveranno, altre volte è toccato a me».