La Stampa 15.7.16
A Roma vince l’asse Grillo-Raggi
Lombardi fuori dal direttorio M5S
Dietro l’addio, gli scontri con la sindaca. Decisivo il ruolo del leader
di Jacopo Iacoboni
«Ce
ne faremo una ragione». La reazione di Virginia Raggi alla notizia
delle dimissioni di Roberta Lombardi dal direttorio romano del M5S, è
stata sostanzialmente questa: la sindaca era sollevata. Ha reagito molto
bene ed è chiaro il perché: il siluramento della Faraona le rende
almeno percorribile la strada per provare a governare Roma (prima era
quasi impraticabile). Lombardi ha scritto su Facebook un post in cui
dice «mi spiace deludere chi sta parlando di liti e gelo o siluramenti»,
secondo lei la sua uscita si spiega con il lavoro intenso che avrà
davanti per organizzare la manifestazione di Italia a 5 stelle a Palermo
il 24 e 25 settembre, «purtroppo per questo il mio supporto nello staff
romano sarà differente». Ma è una spiegazione di facciata. Ecco invece
com’è andata.
La lotta continua
Tutti ora si stanno
concentrando sullo scontro tra la sindaca e la Lombardi in questi mesi,
ma questa è la cosa ovvia, ormai stranota; una lotta continua, un corpo a
corpo che ha avuto naturalmente vari momenti e un’escalation: Raggi e
Lombardi si scontrarono mesi fa perché la prima e Daniele Frongia
eccepivano, con ragione, sulla possibilità che Marcello De Vito si
candidasse sindaco, per via di vari problemi che lo lambiscono. Poi,
dopo il voto, Lombardi ha seminato molti ostacoli contro Frongia per
farlo fuori da capo di gabinetto, attaccandolo su una presunta
incompatibilità tra ruolo di consigliere e capo di gabinetto (argomento
non molto forte), e (argomento forte) sulle amicizie del vicecapo di
gabinetto nominato, Raffaele Marra (uomo già vicino a Panzironi e
Alemanno; la cui revoca da vicecapo di gabinetto ancora non ci risulta,
peraltro). Raggi dovette cedere e spostare Frongia, senza deleghe alle
partecipate (che andarono a Marcello Minenna, uomo stimatissimo da Di
Maio), ma comunque ottenne che facesse il vicesindaco (pareggio).
Lombardi ha piazzato allora molti uomini nel manuale Cencelli per le
potenti commissioni capitoline. Qui Raggi ha perso, ma si è rifatta
bloccando la nomina di Daniela Morgante a capo di gabinetto, una volta
convintasi che fosse amica della Lombardi: ora l’interim è a Virginia
Proverbio. Che agisce in stretto contatto con Frongia, vicesindaco ma
molto operativo. Tuttavia il «siluramento» della Lombardi avviene non
solo per la resistenza della Raggi, ma perché lei ha fatto asse con
Beppe Grillo, tornato prepotentemente al centro dei giochi. Incredibile.
Forse mai lo si era visto così dentro i giochi. L’uscita della Lombardi
sancisce il ritorno del fondatore e un’operazione di scavalcamento, su
Roma, del primo direttorio (cioè di Di Maio), che osserva questa
dinamica bypassato. Non c’è bisogno di spiegare quanto questo scenario
sia interessante: Raggi che lotta per l’autonomia.
Il rapporto con il leader
Qui
si può aggiungere una notizia sul faccia a faccia di mercoledì tra
Raggi e Grillo. Grillo era sceso a Roma convinto che, come altre volte,
gli sarebbero bastate due pacche sulle spalle e qualche gag per
rimettere insieme i cocci. Ma stavolta non è stato affatto così: la
sindaca ha tenuto forte il punto, e il confronto non è stato affatto una
passeggiata, anche sul piano personale, perché Beppe è tornato sì in
pista, ma come soggetto attivo, altro che mero «padre nobile». Il che da
un lato aiuta la Raggi a liberarsi di molti tutoraggi, appiccicosi e
lottizzatori, ma dall’altro la mette faccia a faccia con l’interlocutore
più imprevedibile da maneggiare. Tra i due, Virginia e Beppe, s’è
aperto un canale diretto; Raggi deve aver toccato con lui qualche corda
giusta: anziché blandirlo, l’ha fronteggiato. Lombardi ha fatto troppi
errori. La descrivono adesso stanca, provata, a pezzi. Il
mini-direttorio romano stesso (formalmente sono stati loro, la Taverna, a
chiedere a Lombardi «fai un passo indietro, per il bene del Movimento»)
potrebbe scomparire, perché Taverna si sta smarcando anche lei, e
l’unico a fare fronda potrebbe restare Gianluca Perilli.