La Stampa 14.7.16
Dazi sulle materie prime, Ue e Usa contro la Cina
Disputa al Wto. Scontro sulla siderurgia: “Pechino deve tagliare”
di Marco Bresolin
Dopo
due giorni di dialogo politico ed economico ai massimi livelli, Ue e
Cina si sono lasciati ieri con la promessa di lavorare insieme sul
problema della sovraccapacità siderurgica del colosso asiatico che sta
uccidendo l’industria del nostro continente. La cosa che gli europei non
hanno detto al premier Li prima di lasciare Pechino è che sono pronti
ad aprire una nuova disputa all’Organizzazione mondiale del commercio
contro la Cina per le restrizioni e i dazi applicati su una decina di
materie prime. Questione di giorni, rivelano le fonti di Bruxelles,
mentre dovrebbe esserlo di ore perché gli Stati Uniti facciano
altrettanto. Ue e Usa ritengono che i limiti all’export di prodotti
cruciali come magnesio, cobalto, indio e rame - centrali nel settore
delle tecnologie avanzate - siano inaccettabili e penalizzanti. È un
modo per dimostrare di saper rispondere per le rime al protezionismo
diffuso dell’ex Celeste Impero. Ma anche, si fa notare, un riequilibrio
in vista della probabile decisione di concedere, con condizioni, lo
stato di economia di mercato (Mes) ai cinesi.
Sul dossier
siderurgico, la delegazione partita da Bruxelles ha fatto notare che
dall’inizio dell’anno l’esportazione verso l’Ue è salita del 28%, mentre
i prezzi sono calati del 31%. «Difenderemo la nostra industria con
tutti i mezzi», ha avvertito Juncker durante l’incontro con i cinesi.
Convinto che - come l’Europa col piano Davignon che introdusse negli
Anni 70 le quote riducendo dell’80% l’occupazione - anche Pechino debba
accettare la logica delle chiusure. Al momento dei saluti, il premier
cinese Li ha domandato a Juncker cosa e quando la Commissione deciderà
sullo status di economica di mercato che la Cina vorrebbe dal 2017, e il
lussemburghese gli ha risposto che «non abbiamo deciso e ne parleremo
il 20 luglio». Non è stato ancora completato lo studio di impatto. Si
parla di un via libera condizionato, dunque all’incoronazione della Cina
come partner presunto ordinario, ma invertendo l’onere della prova:
saranno loro a dover dimostrare nei casi rilevanti che non ci sono
restrizioni per la concorrenza o privilegi per le imprese di casa.
Molte capitali avranno da ridire, come il Parlamento europeo che ha votato una risoluzione che invita a bocciare la Cina.
Secondo
quanto risulta a La Stampa, questo può essere stato uno degli elementi
che hanno convinto a scatenare l’offensiva della commissione sulle
materie prime all’Organizzazione mondiale del commercio (Wto). Sarebbe
la terza, nel suo genere. E le altre due, pure lanciate d’intesa con gli
Usa, sono state vinte dall’Ue. In particolare, nel 2012, il Wto ha
stabilito che dazi e contingentamento sulle terre rare ed altre due
materie prime, tungsteno e molibdeno, sono incompatibili con le regole
del libero mercato. Questo lascia ben sperare per la nuova mossa:
denunciare Pechino perché tiene artificialmente alti i listini delle
materie per una serie di prodotti.