La Stampa 11.7.16
“I politici passano, i dirigenti no”
Le metastasi della Regione Calabria
In Regione illegalità e spese senza controlli nonostante denunce e inchieste
di Gaetano Mazzuca
«I presidenti parlano e passano, i dirigenti restano», dicono i dipendenti della Regione Ca
labria.
Lo
ripetono come un mantra per tenere ben a mente le gerarchie e
orientarsi in quella torre di babele che è la Cittadella regionale. La
politica è confinata al dodicesimo piano, tutto il resto è area
riservata ai colletti bianchi. Per il procuratore capo di Catanzaro
Nicola Gratteri sono loro il nuovo centro di potere: «Prima ancora della
politica e della ’ndrangheta, il problema della Calabria sono i quadri
della pubblica amministrazione». Nella regione dove su cento lavoratori
65 hanno un impiego pubblico e circa la metà delle imprese ha come primo
cliente la pubblica amministrazione, un imprenditore deve attendere 5
mesi per ottenere il pagamento di una fattura, il doppio della media
italiana. È qui che per usare le parole di Gratteri «si gestisce la cosa
pubblica con metodo mafioso».
Crollo per lentezza
Questa
estate i turisti in vacanza a Fuscaldo, località di mare in provincia di
Cosenza, non potranno concedersi una passeggiata sul lungomare,
semplicemente perché non c’è più. L’ultima mareggiata lo ha sbriciolato.
Un evento decisamente prevedibile. Tanto è vero che tre anni fa era
stato presentato alla Regione un progetto per la sua messa in sicurezza.
Sono partite consulenze ed è stato subito realizzato un bel masterplan
con un progetto definitivo, ma i lavori non sono mai partiti. Tutto
bloccato, manca il visto sulla valutazione di impatto ambientale. Mentre
a Fuscaldo il mare ormai bussa alle case, in Regione la discrezionalità
sembra essere la regola. Per metterci un freno l’anticorruzione ha
dovuto inviare una circolare per precisare una cosa ovvia: i pagamenti
devono seguire un ordine cronologico, prima le pratiche più datate poi
quelle recenti. Nonostante l’appello i dirigenti continuano a decidere
chi e quando pagare.
Benvenuti nella giungla
«L’apparato
amministrativo della giunta regionale è una giungla, anzi un muro di
gomma». L’affondo del capo della Protezione civile calabrese Carlo Tansi
è durissimo. Geologo del Cnr, da meno di un anno è stato nominato dal
presidente Mario Oliverio: «Ho trovato una illegalità diffusa, c’è una
commistione tra alcuni dirigenti e ben individuabili imprenditori».
Insomma la torta andrebbe a finire sempre nelle stesse mani o almeno
«così è stato fino adesso». Tansi scende nello specifico: «Succede per
esempio che il bando per acquistare mezzi fondamentali per la pulizia
dei letti dei fiumi sta fermo per mesi e invece la gara per le divise
degli operai si affida subito e va immediatamente in pagamento». Tutto
quello che ha scoperto Tansi l’ha portato all’attenzione della guardia
di finanza. Nell’elenco c’è di tutto, oltre 28 milioni di euro per le
alluvioni nel Vibonese spesi senza uno straccio di rendicontazione,
antenne radar pagate fior di milioni e abbandonate in un magazzino, e
poi ci sono le jeep. Poche settimane fa, infatti, una pratica monstre è
stata stoppata appena un attimo prima della firma del governatore. Il
direttore generale al ramo aveva approvato l’acquisto di 220 pick up che
la Regione avrebbe dovuto pagare ben 85 mila euro cadauno.
Imprenditori vittime
Ancora
più deciso l’ex presidente della Confindustria, Pippo Callipo:
«Taglieggiano gli imprenditori molte volte costringendoli a chiudere».
Parla per esperienza personale, del suo personale calvario se ne sta
occupando il tribunale di Catanzaro: «Quando ho iniziato a denunciare
questo stato di cose sono stato vittima di una serie di controlli e
ispezioni. Mi volevano far tacere, ma non ce l’hanno fatta, io sono un
uomo libero». La proposta di Callipo adesso è «di istituire un numero
verde della Procura per favorire le denunce di cittadini e imprenditori
vessati». In attesa del fil rouge con il procuratore Nicola Gratteri
qualcuno ha pensato di risolvere il problema in modo più originale: un
imprenditore agricolo esasperato dai ritardi ha atteso il dirigente del
dipartimento nel parcheggio e gli ha rovesciato addosso un secchio di
letame. Un altro con interessi nel fotovoltaico invece si è affidato
alla politica. Dal dirigente «lumaca» ha mandato l’allora assessore
Domenico Tallini che ha pensato di convincere il funzionario non solo
con le parole: ora deve rispondere di violenza privata.
Potere permanente
Ma
nonostante critiche, denunce e botte la gran parte dei dirigenti resta
sulla sua poltrona, e non solo. È il caso di Domenico Pallaria, sindaco
di Curinga, entrato come consulente in Regione negli Anni Novanta, ha
superato spoils system e mutamenti politici, ora è direttore generale
per Ambiente, Lavori Pubblici, Urbanistica e Trasporti. Ma il super dg è
anche responsabile del procedimento per alcuni dei più importanti
appalti calabresi: la metro di Cosenza, i quattro nuovi ospedali
(Sibari, Palmi, Catanzaro e Vibo) e il nuovo sistema depurativo. Un
record che il Movimento 5 stelle ha segnalato all’autorità anti
corruzione. Non è il solo a cumulare più cariche. Carmelo Barbaro è dg
dell’Audit, l’organo che controlla la spesa dei fondi comunitari. Ma da
alcuni mesi è anche commissario della fondazione Calabria etica che
lavora proprio con i finanziamenti europei. Insomma, controlla se
stesso.
Comunque promossi
Eppure a guardare il decreto 5416
del 12 maggio scorso i dirigenti calabresi sono fra i più efficienti
d’Italia: hanno tutti ottenuto l’indennità di risultato. Un bonus da un
milione e mezzo di euro. Tutti promossi a pieni voti anche quelli che in
Regione non ci potrebbero proprio stare. Il consiglio di Stato con la
sentenza 4139 del 21 aprile 2015 ha annullato la promozione a funzionari
di 985 dipendenti regionali. Uno tsunami che sembrava dovesse
travolgere la struttura burocratica. A distanza di nove mesi nulla è
cambiato. Nessuno stupore «tutto passa, i dirigenti restano».