La Stampa 11.7.16
“Il Parlamento più caro della Nato”
La Camera costa un miliardo l’anno
Bilancio calato dello 0,93%: 1,45 milioni solo per telefoni e Internet
di Antonio Pitoni
Un’oscillazione
minima, ma pur sempre con il segno meno davanti. Che, se non basta ad
affamare la bestia, aiuta almeno a contenerne l’appetito. I conti si
faranno la settimana prossima a Montecitorio, quando l’Aula esaminerà il
conto consuntivo 2015 e il bilancio di previsione 2016 della Camera. Un
passaggio formale e di routine. Ma che stavolta sembra destinato a
caricarsi di un significato politico inatteso. Sabato, nel corso della
conferenza stampa tenuta durante il vertice dell’Alleanza atlantica a
Varsavia, il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha infilato il dito
nella piaga: «Abbiamo il Parlamento più costoso tra i Paesi della Nato».
Affermazione che Paolo Fontanelli, deputato Questore del Pd, respinge
con forza: «Non è vero, sulla scorta di diversi confronti avuti con i
colleghi di Francia e Germania, posso dire che la spesa della Camera per
il funzionamento dei suoi organi istituzionali è in linea con quella di
altre assemblee legislative europee».
Ma quanto costa mantenere
Montecitorio? Aspettando la ratifica dei documenti predisposti dai
deputati Questori e di conoscere le cifre spaccate al centesimo dei
bilanci, dal raffronto tra le previsioni assestate del 2015 e la prima
stesura del progetto di bilancio 2016 (che potrebbero subire
aggiustamenti), una cosa è certa: alla Camera la dieta, qualche
risultato lo sta dando. La spesa è scesa da 986,6 milioni (previsioni
2015 assestate) a 977,5 (previsioni 2016 prima stesura). Con una
riduzione dello 0,93% (-9,1 milioni). Cifre provvisorie, come detto, ma
che confermano il trend in calo degli ultimi esercizi. «E dal 2015
l’asticella dei costi è scesa al di sotto del miliardo», sottolinea
Fontanelli.
Anche nel 2016 il grosso della spesa sarà assorbito
dal personale eletto (deputati ed ex) e non eletto (dipendenti e
pensionati). Che, stando alla prima stesura del previsionale 2016,
toccherà la cifra monstre di oltre 772 milioni di euro, quasi l’80%
delle uscite totali di Montecitorio. Nel dettaglio, le buste paga degli
onorevoli, tra indennità e rimborsi vari, peseranno sul bilancio per
144,9 milioni di euro. Quelle del personale dipendente per altri 223,4.
Poi ci sono le spettanze degli ex deputati: altri 135,3 milioni per
vitalizi e pensioni, diretti e di reversibilità. E gli assegni
previdenziali degli ex dipendenti: 268,6 milioni. «Il problema è che in
Italia, a differenza degli altri Parlamenti europei, la spesa
previdenziale (404 milioni solo a Montecitorio, ndr) è a carico delle
Camere e grava sui rispettivi bilanci», fa notare il deputato del Pd. E
il restante 20% della spesa? Una torta da 31,79 milioni di euro, sotto
forma di contributo, se la divideranno i gruppi parlamentari. Altri 17,1
milioni assicureranno la manutenzione della prestigiosa sede di
Montecitorio. Tra bollette di acqua, luce e gas se ne andranno 4,7
milioni. Per telefoni ed internet «solo» 1,45 milioni. Senza contare i
6,6 milioni per i servizi di pulizia. Alla ristorazione, invece, ne sono
destinati 2,1.
«Una cosa è certa: mentre negli ultimi cinque anni
la spesa delle altre amministrazioni centrali dello Stato ha fatto
segnare un aumento di oltre il 12%, noi alla Camera abbiamo fatto la
nostra spending review – sottolinea Fontanelli a La Stampa –. Un dato
che mi preme sottolineare dal momento che molto spesso il Parlamento
viene additato come il regno della Casta». E aggiunge: «Dal 2013, per
delibera dell’Ufficio di presidenza della precedente legislatura,
Montecitorio ha rinunciato a 50 milioni l’anno di dotazione a carico del
Bilancio dello Stato al quale, nello stesso triennio, ha restituito 120
milioni – conclude il deputato del Pd –. Per un risparmio complessivo,
quindi, di 270 milioni».