Il Sole Domenica 10.7.16
La prima reggia del mondo
La missione italiana ad Arslantepe (Turchia) ha portato in luce il palazzo reale più antico finora noto: risale al IV millennio
di Cinzia Dal Maso
Come
nasce il potere di pochi su molti? E la burocrazia, come si è creata? E
le gerarchie sociali, la divisione del lavoro, la produzione di beni in
serie? E la guerra organizzata? C’è un luogo al mondo che offre
risposte a tutti questi grandi interrogativi dell’umanità: Arslantepe,
“la collina dei leoni” vicino a Malatya nella Turchia sud-orientale. E
da oggi risponde anche a un’altra fondamentale domanda: quando è nato lo
Stato laico? Quando il potere ha saputo fare a meno dell’investitura
divina e si è imposto come tale? Molto presto, già nella metà del IV
millennio a.C.: ad Arslantepe è venuto alla luce il primo palazzo della
storia. E la prima sala delle udienze di un sovrano laico.
Marcella
Frangipane, direttore della Missione archeologica ad Arslantepe
dell’Università La Sapienza di Roma, ha già vinto per questo nel
dicembre scorso il Discovery Award allo Shanghai Archaeology Forum, ma è
stato il recente convegno di Francoforte sui primi palazzi a incoronare
definitivamente la scoperta. Finora, infatti, non pochi studiosi del
Vicino Oriente antico dubitavano che quello venuto alla luce ad
Arslantepe a partire dal 1984, fosse un palazzo vero e proprio. Sono
stati trovati magazzini dove si raccoglievano alimenti vari - prodotti
del grano, dei legumi, forse anche olio e vino - in sacchi e in olle,
tutti opportunamente segnati dal proprio sigillo. E accanto ai magazzini
c’erano le “mense”, cioè i luoghi di distribuzione del cibo con ciotole
stivate a migliaia. Prove dell’esistenza di un potere capace di
costringere altri a portare a palazzo il frutto del proprio lavoro, e di
una burocrazia ferrea che contava, registrava, stivava i beni nei
magazzini e compensava tutti con una ciotola di minestra. Un lavoro
preciso, rigoroso, organizzato anche in assenza della scrittura: bastava
contare e registrare i simboli dei sigilli impressi sull’argilla delle
cretule, le ceralacche di allora. Ad Arslantepe ne sono state trovate
migliaia, sparse nei magazzini o raccolte in veri e propri archivi. Poi
sono venute alla luce spade in rame arsenicato che sono anch’esse le
prime della storia, e primo indizio di forme di conflitto organizzato.
Infine, sulla cima del colle, le abitazioni dei “potenti” con raffinati
oggetti di rame, oro, avorio, osso. Una ricchezza e un’organizzazione
interrotte bruscamente alla fine del millennio quando un violento
incendio ha distrutto ogni cosa.
Frangipane è convinta da anni che
tutto ciò fosse un palazzo, anche se non si presenta come un edificio
unitario e compatto come i famosi palazzi mesopotamici del millennio
successivo. Finora però mancava il cuore politico di un palazzo, la
“sala del trono”. Ora finalmente è venuto alla luce e ha una struttura
identica a quella dei palazzi successivi. È cioè un grande cortile dove
si riuniva il popolo, dominato da un edificio imponente dai muri spessi
quasi due metri e dotato di un’apertura proprio verso il cortile. Al
centro di quest’ultima c’è un podio a cui si accede con tre gradini:
gradini sicuramente simbolici come in un analogo podio del palazzo di
Mari in Siria. Il signore stava dunque su questo podio quando concedeva
udienza al popolo, seduto forse su un trono in legno di ginepro come
paiono rivelare i legni carbonizzati trovati colà. E la gente sapeva
come presentarsi a lui e conosceva i limiti da non oltrepassare, segnati
da due pedane poste sul pavimento del cortile, proprio di fronte al
podio.
Alle spalle del “trono” c’era una grande sala per
banchetti, sicuramente privata, da cui si raggiungevano le abitazioni
sulla cima. C’era dunque ad Arslantepe quella divisione tra area privata
ed area pubblica che è la caratteristica principale di tutti i palazzi
successivi. E l’area pubblica riserva ulteriori sorprese. Lì accanto,
all’inizio del millennio sorgevano due edifici templari con le pareti
decorate da pitture color ocra, dove sono state trovate ciotole in
abbondanza, probabilmente usate per libagioni, e ossa di ovini per i
pasti sacrificali. Erano templi aperti al popolo, vero fulcro di un
potere di matrice religiosa. Alla metà del millennio, però, la
situazione muta radicalmente. C’è ugualmente un tempio ma ha un ingresso
angusto e pare piuttosto una cappella privata. Al suo interno sono
stati trovati bei vasi di culto, poche ciotole e ossa di bovino, segno
di un rituale più ricco e riservato a pochi: i governanti si erano
isolati rispetto al popolo. Questo tempio confina poi con il corridoio
di accesso al cortile delle udienze che è fatto in modo tale da dirigere
lo sguardo di chi lo percorre proprio verso il podio del “trono”. Ad
Arslantepe assistiamo dunque, nel corso del IV millennio, a un processo
di progressiva laicizzazione del potere e dell’intera macchina
amministrativa. Vediamo come una struttura sociale, politica ed
economica complessa sia riuscita a reggersi anche senza il sostegno di
un’aura sacrale: l’autorità dei governanti non derivava più dal ruolo di
mediatori con le divinità, ma dal controllo che esercitavano sulle
risorse. Fu forse un primo esperimento, cancellato dal grande incendio.
Fu un precursore di quel che, a quanto sappiamo, risorgerà nel mondo
mesopotamico solo nel millennio successivo. Una novità visionaria e una
grande conquista dell’umanità, proprio lì ad Arslantepe. Non è un caso
se Marcella Frangipane sia, dopo Rita Levi Montalcini, l’unica donna
italiana eletta nella National Academy of Sciences statunitense, e
l’unico italiano di sempre di area umanistica. Le ricerche ad Arslantepe
sono una vera grande gloria italiana.