La Stampa 10.7.16
Di Maio: il nostro governo riconoscerà la Palestina
di Ilario Lombardo
Luigi
Di Maio siede su un divanetto, a Hebron, quando per la prima volta nel
suo viaggio tra Israele e i Territori si libera dei toni prudenti
indossati finora: «Se il M5S arriverà al governo riconosceremo lo Stato
della Palestina». Il vicepresidente della Camera, già proiettato alla
sfida per Palazzo Chigi, parla tra il deputato Manlio Di Stefano e la
senatrice Ornella Bertorotta, colleghi e compagni di viaggio. Attorno a
loro i carabinieri che partecipano al Tiph (Temporary international
presence in Hebron). Questo viaggio nasce da un invito di Israele, ma
non ci sono concessioni alla diplomazia dell’ospite. Di Maio è chiaro:
«L’indirizzo politico che avevamo all’opposizione sarà lo stesso in
maggioranza». Per il M5S la questione israelo-palestinese si deve
risolvere con lo schema dei due popoli, due Stati, ma con un’unica
direttiva. «La risoluzione Onu. Gli attori internazionali impegnati fin
qui si sono usurati. L’Italia deve spingere l’Ue ad agire riconoscendo
la Palestina secondo i confini del 1967». Compresa Gaza, e compreso il
Golan: «Sì, gli israeliani devono lasciare anche le alture del Golan»
precisa Di Stefano, il deputato che firmò la mozione bocciata dalla
Camera nel febbraio 2015, quando invece passarono quella del Pd e quella
di Ncd, tra loro in contraddizione. La prima impegna il governo al
riconoscimento entro i confini del ’67, la seconda lo subordina al
raggiungimento di un’intesa tra il gruppo islamico di Hamas e il laico
Fatah. «Noi non avremo queste ambiguità– assicura Di Maio – Non abbiamo
una posizione ideologica. Riconoscere uno Stato è una volontà politica e
non può essere legata ad alcune condizioni». I 5 Stelle ne hanno
parlato anche con i sindaci di Hebron, Doaud Zatari, e di Betlemme, Vera
Baboun, quest’ultima molto incuriosita dalla vittoria della sua omologa
a Roma, Virginia Raggi. «Abbiamo promesso che se andremo al governo il
riconoscimento ci sarà» spiega Di Stefano. Nella canicola violenta che
illumina i Territori, il terzo giorno dei grillini è di nuovo dedicato
alla Palestina. Prima il campo profugo di Aida, poi i ragazzi di Youth
against settlements a Tel Rumeida, infine il passaggio a Hebron. Per Di
Maio non c’è il timore di uno sgarbo verso gli israeliani che li hanno
invitati. Quando lunedì saranno alla Knesset, «se ci chiederanno del
riconoscimento, non ci tireremo indietro».