La Stampa 10.7.16
Gratteri: “In Calabria dipendenti pubblici più pericolosi della ’ndrangheta”
La denuncia del procuratore Gratteri. Il governatore Oliverio: è vero
di Gaetano Mazzuca
«Quando
mi hanno chiesto di candidarmi come presidente della Giunta calabrese
ho detto di no perché il problema, prima della ’ndrangheta politica,
sono i dipendenti pubblici che si comportano in modo mafioso». Lo ha
detto il procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri secondo il quale
tutto dipende dalla cultura. «Un tempo - ha aggiunto - potevi avere la
certezza che un politico avesse letto almeno dieci libri, ora mi pare di
sentire gente veramente imbarazzante».
I colletti
bianchi sono diventati più pericolosi delle coppole. Per il procuratore
capo di Catanzaro Nicola Gratteri, «prima ancora della politica e della
’ndrangheta, il problema della Calabria sono i quadri della pubblica
amministrazione». Dopo aver seguito gli ’ndranghetisti nelle boscaglie
dell’Aspromonte durante la stagione dei sequestri di persona,
ricostruito le rotte del narcotraffico fino al Sudamerica, ora il
magistrato, che da quasi trent’anni vive sotto scorta, punta su chi
siede sulle comode poltrone degli uffici appena inaugurati della
Cittadella regionale.
«Ci sono direttori generali - ha spiegato
intervenendo a una manifestazione a Reggio Calabria - che da vent’anni
sono nello stesso posto, e da incensurati gestiscono la cosa pubblica
con metodo mafioso». Un centro di potere cresciuto sulle spalle di «una
politica debole che non ha la forza e la preparazione tecnico-giuridica
per affrontare il problema della gestione dei quadri. Per amministrare
la cosa pubblica basterebbe un po’ di buon senso - ha detto ancora
Gratteri - ma la parte procedurale dei meccanismi di appalto è governata
da un centro di potere che è lì da sempre. Anche per questo quando mi
hanno proposto di candidarmi ho detto di no».
A sedersi sulla
scomoda poltrona di governatore della Calabria è invece Mario Oliverio.
Dopo due anni da presidente non ha dubbi: «Sottoscrivo convintamente la
valutazione del procuratore Gratteri». Quello della burocrazia è un
problema «più che politico direi di democrazia». «Si avverte una
pressione, una presenza che definirei un macigno, uno schema sempre
uguale di burocrazia dominante. Sono dell’idea che questa struttura
abbia avuto un peso tutt’altro che secondario nel ritardato processo di
sviluppo della Calabria».
Negli uffici pare capitare di tutto,
succede che le riunioni di giunta vengano registrate abusivamente e
addirittura che dipartimenti regionali promuovano atti in senso opposto
rispetto alle richieste del presidente e della sua giunta. «Segnali
diversificati - spiega il governatore - ma che rendono l’idea di una
burocrazia arrogante e autosufficiente sul piano del potere». Per
rompere l’assedio si dovrebbe riorganizzare e ruotare i dirigenti da un
settore all’altro, più facile a dirsi che a farsi: «È stato il mio
impegno fin dall’inizio, ora siamo a un passo dal mettere in pratica una
riforma epocale, ma abbiamo incontrato forti resistenze». Un aiuto
potrebbe arrivare anche dai calabresi: «Cittadini e imprese devono
denunciare comportamenti scorretti e soprusi, noi e la magistratura
saremo al loro fianco».
Ma nei corridoi della Cittadella non si
respira ottimismo. L’elefantiaca struttura regionale, con oltre mille
dipendenti, pare aver anticorpi assai forti al rinnovamento. Qui i
colletti bianchi resistono allo “spoil system” e ai cambiamenti
politici. Una casta di intoccabili a cui nessuno vuol pestare i piedi.
Proprio in questi giorni è stata pubblicata la manifestazione di
interesse per il nuovo responsabile dell’anticorruzione che dovrebbe
vigilare proprio sui dirigenti: domande pervenute nessuna.