Il Sole Domenics 3.7.16
Grande Guerra / 3
Tra giornalismo e politica
La denuncia di Matilde Serao
di Stefano Brusadelli
Chi
pensasse che i vizi del giornalismo italiano vadano fatti risalire
all’asservimento nei confronti del fascismo, e poi, nel secondo
dopoguerra, al fenomeno degli editori “impuri”, troppo inclini a usare i
giornali a supporto dei loro interessi extra-editoriali, potrà
ricredersi leggendo Vita e e avventure di Riccardo Joanna, poco noto
romanzo di Matilde Serao ora riproposto da Stampa alternativa con
un’introduzione di Maria Simonetti.
Vissuta a cavallo tra ’800 e
’900, la Serao del mestiere giornalistico aveva visto e capito tutto.
Figlia di un giornalista, prima donna in Italia a dirigere un quotidiano
(«Il Giorno di Napoli»), e in precedenza fondatore col marito Edoardo
Scarfoglio di altre tre testate «(il Corriere di Roma», «il Corriere di
Napoli» e «il Mattino»), pubblicò questo romanzo nel 1887. La nuova
Italia viveva la non esaltante stagione del trasformismo, e dal governo
Depretis si passava al governo Crispi. La compravendita di voti
parlamentari in cambio di cariche, denari e favori lobbystici era così
intensa, e sfacciata, da far impallidire le pratiche odierne. È proprio
in tale clima che la stampa italiana (disgraziatamente) cresce e si
sviluppa, favorita dall’ampliamento del ceto borghese e dalla
moltiplicazione delle ricchezze industriali e speculative. Il suo
imprinting è quello della spregiudicatezza; la dipendenza da un
interesse politico-imprenditoriale (e dai suoi finanziamenti) appare del
tutto normale. Le testate nascono e vivono, spesso perdendo fiumi di
soldi, solo finchè sono funzionali a disegni che poco hanno a che fare
con la ricerca di un’informazione corretta.
Questo è appunto
l’orizzonte dentro il quale si svolgono l’ascesa e la caduta di Riccardo
Joanna, personaggio dietro cui non è difficile riconoscere la stessa
Serao. Redazioni affollate di giornalisti e collaboratori sempre in
attesa di pagamenti, e talmente esasperati da rifiutarsi spesso di
consegnare i pezzi impedendo l’uscita del numero. Direttori più occupati
a frequentare caffè, foyer di teatri, ristoranti di lusso e salotti di
dame che a maneggiare il menabò. Ricerche affannose del mecenate di
turno a cui offrire la testata (e i suoi debiti) per far pressioni sulla
politica, anche a costo di capovolgerne da un giorno all’altro la rotta
editoriale. E, soprattutto, giornali partigiani, furibondi, sprezzanti
dell’avversario, riempiti di articoli velenosi, insinuanti, quasi sempre
firmati con pseudonimi. Insomma, il contrario del modo di fare i
giornali che si insegna nel mondo anglosassone (dove però non è che sia
tutto da imitare) e nelle scuole di giornalismo.
È azzardato far
paragoni col Maupassant di Bel Ami, che sta molte spanne più in su, ma
anche qui c’è qualcosa che lascia il segno. Per esempio la pennellata
sui giornalisti «con la loro aria liturgica, di sacerdoti che
pontificano», e che però in redazione non si vedono mai. O la ricetta di
Joanna: «il pubblico ama una speciale bruttezza, una speciale
volgarità. Chi la indovina, quello è bravo...». E la sua idea sulla
reputazione dei politici, «fatta di aggettivi nostri, di false notizie
nostre». E ancora, la sulfurea descrizione di un’epoca che potrebbe
essere anche l’attuale: «gli uomini volgari, arsi dalla sete del potere,
si ostinavano sempre, si moltiplicavano, creavano interessi, si
organizzavano con la potenza degli esseri mediocri».
E sempre a
proposito di vizi senza tempo, nota nell’introduzione Maria Simonetti
che «il difetto principale dei giornalisti, secondo la Serao, sono le
eccessive ambizioni letterarie. Lei ha capito che giornalismo e
letteratura fanno a pugni tra loro, che sono due mestieri diversi»; dopo
di che cita la raccomandazione di Joanna ad un giovane cronista: «non
ho bisogno né di erudizione, né di novelle, né di versi. Mi occorre un
reporter, un nuovo e buon reporter che vada, venga, si ficchi
dappertutto, sappia tutto, precisamente». E siamo nel 1887...
Matilde Serao, Vita e avventure di Riccardo Joanna , Stampa Alternativa, Viterbo, pagg. 326, € 15