Il Sole Domenica 10.7.16
Un’idea di continente, Europa a braccia aperte
Gli storici antichi la descrissero diversa dall’Asia per clima e politica. E si accorsero che era più aperta all’accoglienza
di Martino Menghi
Di
fronte alle pesanti emergenze odierne, l’Europa sembra scontare la
mancanza di un forte progetto politico unitario, come confermano le
spinte centrifughe che l’attraversano. Un problema cui potrebbe porre
rimedio prendendo spunto da una appropriata conoscenza dell’esperienza
greco-romana, come sostiene Alejandro Bancalari Molina nella parte
conclusiva del suo libro La idea de Europa. Una vicenda, allora come
oggi, segnata da conflitti, da pregiudizi nei confronti dello straniero,
ma anche dalla capacità di inclusione, di integrazione e di scambio
culturale tra i popoli. Rivediamone i punti essenziali sulla scorta
dell’eccellente lavoro di questo studioso.
Nel racconto del
conflitto tra Greci e Persiani Erodoto ci fornisce una prima accezione
di Europa come entità politica, economica e culturale contrapposta
all’Asia. È per bocca di Demarato, un esule spartano presso la corte
persiana, che viene enunciato questo dualismo. Interrogato da Serse sul
possibile esito di quella guerra, gli ricorda che la Grecia è sempre
stata un Paese “povero”, ma proprio questa sua condizione ha permesso
agli Elleni di essere forti, di superare le difficoltà, di difendere
fino alla morte la propria terra e la propria libertà dall’invasore.
All’opposto, la ricchezza dell’Asia, in mano al Gran Re, ha corrotto la
massa dei sudditi, asservendoli al suo capriccio e deprivandoli del
senso di una causa comune per cui lottare. Sulla base di questo
stereotipo veniva letta e celebrata la vittoria dei Greci sui Persiani a
Maratona e a Salamina (490; 480 a.C.). Non c’è ancora in Erodoto una
precisa delimitazione geografica dell’Europa, vagamente situata lungo un
asse Nord-Est/Ovest che dal Tanai (Don) giunge fino alle Colonne
d’Ercole (Gibilterra) passando per la Grecia e le sue colonie nel
Mediterraneo. Con Ippocrate (fine del V secolo a.C.) e Aristotele (IV
secolo a.C.), il discorso si amplifica in senso geografico e si
radicalizza in quello ideologico. Per il primo, l’instabilità del clima
dei popoli europei, ora situati anche nelle regioni settentrionali del
continente, li rende più operativi e coraggiosi, mentre il clima più
uniforme degli asiatici li spinge all’inerzia e alla pigrizia; di più,
l’essere costoro governati da monarchi accentua la loro debolezza di
carattere. Aristotele, tripartisce l’ecumene, assegnando ai popoli
settentrionali il coraggio ma non l’intelligenza, e a quelli asiatici
l’intelligenza ma non il coraggio, per attribuire ai popoli mediani,
ovvero ai Greci, sia l’uno che l’altra e la loro vocazione al dominio
delle altre genti. Quest’ultima prospettiva conoscerà un’originale
attuazione con Alessandro che, nel segno dello scambio culturale e
dell’integrazione, unifica la Grecia con l’impero persiano in un’unica
realtà economico-politica. Erede di questa vicenda sarà Roma, che
conquisterà in pochi secoli un impero esteso dalla Scozia all’Africa
settentrionale, da Gibilterra ai Balcani e a parte del Medioriente,
sempre grazie a una sapiente politica di integrazione dei popoli man
mano conquistati. Il dualismo Europa/Occidente vs. Asia/Oriente,
archetipo di tanti stereotipi xenofobi e razzisti, è di fatto
contraddetto dalla storia. Ma lo è anche dal mito, che della storia è in
qualche modo il riflesso: il nome di Europa deriverebbe dall’omonima
principessa fenicia che Zeus, nelle sembianze di un docile toro, rapì,
portò a Creta e lì si unì a lei; Enea, il leggendario fondatore della
stirpe romana, è un eroe troiano, fuggito dalla sua città conquistata
dagli Achei. Lo è infine dall’esperienza del cristianesimo, nato in
Palestina in seno al giudaismo, che nell’arco di pochi secoli diventerà
la religione dello Stato romano ereditandone le istituzioni, la cultura,
compresa la capacità di integrare i popoli barbari.
Il modello
romano rivive nell’impero fondato da Carlo Magno, in quello di
Napoleone, e infine nel progetto europeo del secondo dopoguerra. Ma di
quel modello occorre oggi conoscere, per valorizzarli, i punti di forza,
prima di cedere alla tentazione di andare ognuno per la sua strada.
Alejandro
Bancalari Molina, El idea de Europa en el mundo romano. Proyecciones
actuales , Editorial Universitaria, Santiago del Cile,
pagg. 148, $ 10