il manifesto 20.7.16
Il ministro disarmante
Reato di tortura. La discussione sul disegno di legge che attende dal 1988 rinviata a chissà quando
di Luigi Manconi
Come
prevedibile, un Senato inqualificabile e infingardo ha preso una
decisione inqualificabile e infingarda: ha stabilito che fosse troppo
presto approvare un provvedimento che attende di essere accolto nel
nostro ordinamento dal 1988. Eh già, troppo presto. E, così, la
discussione sul disegno di legge relativo al delitto di tortura è stata
sospesa e rinviata a chissà quando. Non poteva essere che così.
A
questo esito, hanno alacremente lavorato un ineffabile ministro
dell’Interno che tenta di riscattare i propri fallimenti politici e di
governo attraverso una successione di blandizie non nei confronti delle
forze di polizia, bensì dei suoi segmenti più antidemocratici e
arretrati.
E, poi, i giureconsulti della domenica (ma dell’ora
della pennica, mi raccomando) i garantisti ca pummarola ’n copp’ e i
tutori dei diritti purché di appannaggio dei soli potenti.
Per
motivare tutto ciò, alcuni senatori hanno argomentato, si fa per dire,
sull’attentato di Nizza, collegandolo al rischio – nel caso di
approvazione della legge sulla tortura – di «disarmare» polizia e
carabinieri davanti alla minaccia jihadista. Che Dio li perdoni. Inutile
cercare una logica in tutto ciò. C’è solo sudditanza psicologica e
spirito gregario. Sotto il profilo normativo, tutto ciò significa una
cosa sola: il delitto di tortura entrerà a far parte del nostro
ordinamento, a voler essere ottimisti, tra due – tre – trent’anni anni.