il manifesto 14.7.16
Il precariato a scuola è illegale e la Consulta grazia Renzi
Corte
Costituzionale. I docenti precari dopo 36 mesi di servizio vanno
assunti, ma non il personale Ata a cui è riconosciuto solo un indennizzo
Per
i giudici la "Buona Scuola" ha riparato le ingiustizie compiute dallo
Stato per decenni, ma non vedono le altre prodotte dalla riforma del
governo
di Roberto Ciccarelli
La storia infinita
della sentenza della Corte Costituzionale sul precariato a scuola,
attesa da anni e più volte rinviata, ha trovato una conclusione parziale
e deludente il 12 luglio scorso. Un comunicato della Consulta ha
condannato il precariato dei docenti e del personale Ata a cui lo Stato
italiano è ricorso per decenni. La sentenza è l’inevitabile risposta a
un pronunciamento della Corte di giustizia europea che aveva condannato
l’Italia per abuso del personale costretto a rinnovare il contratto di
lavoro per oltre 36 mesi negli ultimi cinque anni di attività. La
condanna ha un valore rilevantissimo perché riconosce in maniera
incontrovertibile l’illegalità del «rinnovo potenzialmente illimitato di
contratti di lavoro a tempo determinato per la copertura di posti
vacanti e disponibili di docenti nonché di personale Ata, senza che
ragioni obiettive lo giustifichino».
In attesa della lettura
completa del dispositivo, non si può non notare l’anomalia delle
considerazioni della Consulta in merito alla «Buona Scuola» del governo
Renzi che ha previsto l’assunzione di 56 mila docenti aventi diritto,
più 46 mila entrati in ruolo in base ai pensionamenti già programmati.
«La pronuncia di illegittimità costituzionale – scrivono i giudici – è
stata limitata poiché l’illecito comunitario è stato cancellato, come da
decisione della Corte di Giustizia Ue che ha interpretato la normativa
comunitaria sui contratti a tempo determinato […]. La «Buona Scuola»
prevede la misura riparatoria del piano straordinario di assunzioni […]
Per il personale amministrativo prevede, in mancanza di analoga
procedura di assunzione, il risarcimento del danno».
Al di là del
cambiamento radicale dello status del docente operato dal governo Renzi
(negata la titolarità della cattedra), la Consulta in questo modo
giustifica l’esclusione degli altri 100 mila docenti precari aventi
diritto alla stabilizzazione. Sulla base dello stesso ragionamento, si
potrebbe anche sostenere che queste assunzioni andrebbero fatte
direttamente, e non attraverso un concorso che costringe una buona parte
di questi docenti a ripetere una prova che hanno già sostenuto in una
formazione a cui tuttavia è stato negato nel frattempo il valore
concorsuale. Le infinite strade usate dal legislatore italiano per
tradire il dettato costituzionale non finiscono qui.
Una doppia
ingiustizia è stata fatta al personale Ata per il quale tutti i
sindacati si sono mobilitati presentando, anni fa, il ricorso vittorioso
alla Corte di giustizia europea che poi ha portato al pronunciamento
della Consulta. La «Buona Scuola» ha escluso la stabilizzazione di
queste persone che si trovano in una situazione non diversa da quella
dei docenti. La Corte Costituzionale le ha escluse un’altra volta dal
godimento di un diritto acquisito e riconosciuto a livello europeo. Si
dovranno accontentare di un risarcimento fino a 12 mensilità per il
quale il governo si è già premunito, finanziando un apposito fondo.
«Non
si capisce dalla sentenza quale possa essere la sorte di quella parte
dei docenti che, non rientrando nel piano straordinario di immissione in
ruolo e non avendo accesso alla stabilizzazione, resta in attesa di
avere tutela – sostiene la Flc-Cgil – Per il personale Ata non si
comprende come il risarcimento del danno possa considerarsi in linea con
la sentenza della Corte di giustizia europea sull’abuso dei contratti a
termine». «Allarmante è il riferimento alla riforma di Renzi che vieta
la reiterazione del precariato, ma non stabilizza i docenti. E quindi ne
prefigura il licenziamento» sostiene la Gilda.