il manifesto 13.7.16
Tutti al funerale della sanità pubblica
A
colpi di forbice. Servirebbero 3 miliardi, ma quel che passa il governo
sono 800 milioni. Il peggior taglio ai livelli essenziali di assistenza
di Ivan Cavicchi
Il
governo ha messo a punto un provvedimento per definire i nuovi Lea.
Cosa sono? L’acronimo significa livelli essenziali di assistenza, cioè
prestazioni di diritto per i cittadini a carico dello Stato. Essi
riguardano l’assistenza ospedaliera, la farmaceutica, la specialistica,
l’assistenza di base, i vaccini, le protesi, la prevenzione collettiva.
L’ultima
volta che sono stati ridefiniti è stato nel lontano 2001, quindi sono
almeno 15 anni che soprattutto le Regioni ne chiedono l’aggiornamento.
In questo tempo come si potrà immaginare, sono arrivate nuove terapie,
nuovi trattamenti, nuove esigenze sociali, nuovi presidi, nuove
tecnologie, perfino nuove malattie, alle quali le Regioni sottoposte
sistematicamente a definanziamento, hanno risposto come hanno potuto a
volte adottando, a dispetto dei santi, nuove tutele ma caricandosi di
oneri aggiuntivi senza che mai il governo provvedesse ad una adeguata
copertura finanziaria.
Prima di diventare essenziali questi
livelli erano minimi ad indicare un passaggio politico di grande
significato che a partire dagli anni ’90 è avvenuto da un universalismo
largo omnicomprensivo ad un universalismo più ristretto e contingentato.
Fino
ad ora nessun governo ha voluto adeguare i Lea per paura di dare di più
e di aumentare i costi della sanità. Anzi a mano a mano, a Lea
invarianti, si sono adottate misure che in nome dell’appropriatezza e
dell’economicità puntavano a ridurre d’imperio i consumi sanitari.
Oggi
il governo Renzi adegua i Lea non per dare di più, ma al contrario per
dare di meno e operare un taglio drastico dei consumi. Da minimi ad
essenziali e ora a salvavita.
Come? Anche ai Lea viene esteso il
criterio di definanziamento adottato per il fondo sanitario nazionale:
io ti do x quindi meno di ciò che servirebbe, per farti bastare x devi
tagliare su y se non tagli sono cavoli tuoi.
Il governo per i Lea
ha stanziato solo 800 milioni, anche se il loro aggiornamento costa
almeno 3 mld, sostenendo che quello che manca cioè ben 2mld 228 milioni,
cioè una montagna di soldi, dovrà essere compensato in vario modo,
estendendo i ticket, ricorrendo alle gare di acquisto e continuando a
perseguire obiettivi di appropriatezza.
Nonostante questo
provvedimento superi l’odioso decreto sull’appropriatezza e riduca per i
medici i vincoli da rispettare nelle prescrizioni, per come è stato
congegnato rischia di essere la più grossa botta inferta
all’universalismo del sistema pubblico e mi stupisce che sino ad ora non
ne sia stata compresa la portata eversiva dal momento che il taglio dei
Lea è la condizione necessaria per fare spazio alle mutue e alle
assicurazioni esattamente come recentemente proposto dagli amici del
governo come Gimbe (vedi manifesto 10 giugno) e come ci propongono da
decenni i neoliberisti. Cioè un sistema a tre gambe: pubblico per gli
indigenti, i pensionati e i disoccupati, mutualistico per chi ha un
contratto di lavoro, assicurativo per chi ha reddito e può
permetterselo.
Questa vicenda dei Lea ha addirittura aspetti
grotteschi se si pensa che il Ministero della salute ha quantificato
l’effettivo fabbisogno finanziario per la loro copertura al netto dei
tagli e delle compensazioni in soli 771,8 milioni di euro cioè
addirittura meno dei magri assegnamenti decisi con la legge di stabilità
del 2016.
Ho la brutta sensazione che siamo vicini alla fine.
Cioè ancora un paio di anni e il sistema non sarà più quello che è ora.
Il definanziamento della sanità è stato programmato in modo da ridurre
nel 2019 la spesa sanitaria almeno di un punto e mezzo del Pil. E’
probabile che dopo questa operazione sui Lea, il servizio sanitario
nazionale al 2019 non ci sarà più. Certo in mezzo e per fortuna ci sono
tanti fatti politici, come il referendum, le elezioni politiche del
2018, ma a condizioni non impedite, cioè ad invarianza di governo, il
provvedimento adottato per i Lea di fatto ridimensiona e non di poco il
valore dell’universalismo.
A farmi diventare pessimista a parte i
numeri sono le complicità. Le Regioni non hanno battuto ciglio, in altri
tempi avrebbero fatto il finimondo, oggi del tutto subalterne al
governo Renzi incassano gli 800 milioni e poi si vedrà. I sindacati
tutti allineati e coperti e chi ha mugugnato ha mostrato di non capire
il senso sinistro dell’operazione Lea. Quanto alla Fnomceo, la massima
rappresentanza della professione medica, se da una parte sembrano
ridursi i vincoli di appropriatezza che i medici dovranno rispettare
dall’altra i carabinieri dei Nas hanno cominciato a fare visita ai
medici nei loro ambulatori e molte sono le specialità che lamentano una
riduzione di prestazioni.
Tutto questo è il risultato di un
incontro fatale i cui esiti tutt’altro che imprevedibili ho sempre
paventato e denunciato, tra le politiche di definanziamento della sanità
pubblica e il pensiero debole di coloro che da sinistra in questi anni
ci hanno parlato di razionalizzazione, di inappropriatezze, di esami
inutili, di consumismo sanitario, ma sempre ad invarianza di cioè senza
mai cambiare davvero. La cosa che so con certezza è che i Lea costeranno
3 mld e saranno finanziati solo per 800 milioni di euro. Il resto sono
chiacchiere.