il manifesto 12,7,16
Escono i gesuiti, entra, o meglio rientra l’Opus Dei
Portavoce
Vaticano. Federico Lombardi lascia l’incarico, al suo posto arriva il
giornalista statunitense Gregory Burke, un laico che ha il vincolo del
celibato e che è pienamente inserito nell’organizzazione che Giovanni
Paolo II volle eleggere come Prelatura personale, caso unico
nell’ordinamento canonico della Chiesa cattolica romana
di Luca Kocci
ROMA
Dopo dieci anni trascorsi alla guida della Sala stampa della Santa
sede, il 74enne gesuita padre Federico Lombardi lascia l’incarico di
«portavoce del papa». Al suo posto arriva il giornalista statunitense
Gregory Burke, membro numerario dell’Opus Dei, cioè un laico che ha il
vincolo del celibato e che è pienamente inserito nell’organizzazione che
Giovanni Paolo II volle eleggere come Prelatura personale, caso unico
nell’ordinamento canonico della Chiesa cattolica romana.
Si tratta
di una «seconda volta» dell’Opus Dei nell’ufficio che gestisce la
comunicazione del papa e, in un certo senso, di un ritorno all’èra
Wojtyla: prima di Lombardi, infatti, la Sala stampa vaticana è stata
guidata per 22 anni – dal 1984 al 2006, buona parte del pontificato di
Giovanni Paolo II – dallo spagnolo Joaquín Navarro-Valls, anche lui
numerario dell’Opus Dei.
Arriva anche una nuova vicedirettrice: la
giornalista spagnola (corrispondente da Roma per la radio cattolica
spagnola Cadena Cope) Paloma García Ovejero, la prima volta di una
donna, in linea con quella valorizzazione delle donne anche nei ruoli
decisionali più volte proclamata da papa Francesco ma che, fino a ieri,
si era vista poco. È presto per dire cosa cambierà nella comunicazione
della Santa sede, bisognerà attendere i nuovi portavoce alle prime
prove, da agosto in poi, perché padre Lombardi resterà in carica fino al
31 luglio, quando rientrerà dall’ultimo viaggio internazionale con papa
Francesco, in Polonia (per la Giornata mondiale della gioventù), dove
visiterà anche il lager di Auschwitz. Risultano però evidenti tre
scelte: l’internazionalizzazione, la laicizzazione e in senso lato
maggiore professionalizzazione della Sala stampa vaticana.
Al
posto di due religiosi italiani – Lombardi e il vicedirettore padre
Benedettini, in carica fino a gennaio, sostituito proprio da Burke – due
giornalisti professionisti stranieri e laici (anche se Burke è un laico
sui generis, in quanto numerario dell’Opus Dei).
Che non
necessariamente, però, significherà una maggiore apertura, visti i
profili piuttosto diversi di Lombardi e Burke. Nipote del gesuita
Riccardo Lombardi – il «microfono di Dio» che nel triennio 1945-48
arringava le folle per la Dc – e del giurista Gabrio Lombardi –
democristiano di destra, che fu presidente del Comitato per il
referendum per l’abrogazione del divorzio nel 1974 –, Federico Lombardi
da gesuita è stato moderatamente vicino alla linea riformatrice del
«generale» (il superiore dei gesuiti nel mondo) Pedro Arrupe e
sostenitore delle posizioni di padre Bartolomeo Sorge, e da direttore
della Sala stampa vaticana ha mostrato doti di grande equilibrio
«gesuitico», trovandosi a gestire passaggi «storici», come le dimissioni
di Ratzinger, o particolarmente delicati, come Vatileaks. Burke, 56
anni, ha studiato dai gesuiti ma presto si è avvicinato all’Opus Dei,
giornalista professionista, ha lavorato come corrispondente da Roma per
il settimanale cattolico conservatore National Catholic Register e per
Fox News, l’emittente di Murdoch considerata filo-repubblicana, dal 2012
lavora anche in Vaticano, prima come consulente per la comunicazione e,
da dicembre, come vice-direttore della Sala stampa, in attesa della
nomina di ieri