Il Sole 12.7.16
Dichiarazioni 2013. I dati del Mef
Sull’8 per mille metà degli italiani non si esprime
di Saverio Fossati
Astensionismo
anche in beneficenza: nonostante non costi assolutamente nulla ai
contribuenti, la scelta di destinare l’8 per mille alle confessioni
religiose continua a non interessare la maggioranza degli italiani. Sui
redditi 2012 (ultimo anno a subire la ripartizione in base alla
dichiarazioni 2013) solo il 45,44% ha scelto, mentre il 54,14 non ha
espresso alcuna opzione (destinando così l’importo a tutti, in base alle
proporzioni delle scelte effettuate). Lo 0,42% viene classificato come
“anomalia” dal sistema informatico del Mef, da cui provengono i dati
diffusi ieri. Si tratta di una tendenza, del resto, piuttosto stabile:
nel 2010 (dichiarazioni 2011) a scegliere la destinazione
“confessionale” era il 45,72%, nel 2011 il 45,81 per cento.
A fare
la parte del leone è come sempre la Chiesa Cattolica con l’80% delle
scelte, effettuata da ben 15,2 milioni di persone e con un importo di un
miliardo e 19 milioni di euro (tra anticipo e conguaglio) per il
Vaticano. Tendenza stabile, con l’82,24% delle scelte a favore nel 2010,
80,22% nel 2011 e 80,91% nel 2012. Quindi questi dati non sembrano
indicare un “effetto Papa Francesco” sulla simpatia economica degli
italiani per la Chiesa cattolica, dato che Francesco è salito al soglio
nel marzo 2013 (in tempo per le dichiarazioni di quell’anno sui redditi
2012).
Ma non è che l’“astensionismo” esprima un’intenzione di
laicità: era infatti possibile optare per lo Stato, che invece ha
incassato solo 187 milioni di euro (14,8%). Comunque è al secondo posto
nella classifica. Seguono i Valdesi con più di 37 milioni di euro
(2,97%) e l’Unione delle comunità ebraiche con 4,7 milioni (0,38%).
Molto interessante proprio il dato dei valdesi: con 25mila fedeli (lo
0,04% degli italiani) relativamente ai redditi 2012 ha attratto la
scelta di 562.313 persone, cioè 22 volte il numero dei fedeli ufficiali,
anche se in calo rispetto agli anni precedenti (613mila sui redditi
2010 e 604mila su quelli 2011).
Tra le Chiese “minori” non
storicamente presenti in Italia da molti anni l’Unione delle Chiese
cristiane avventiste del settimo giorno, con quasi 30mila scelte (quasi
il doppio dei fedeli stimati frequentanti le celebrazioni) è la più
gettonata.
In linea generale, colpiscono alcune discrepanze tra i
dati ufficiali relativamente alle religioni praticate in Italia e le
scelte dei contribuenti. A fronte di un 64% di cattolici (dati Censis),
corrispondenti a circa 38 milioni di italiani, in 15 milioni hanno
“optato” per il Vaticano: pur togliendo chi non ha reddito, si può dire
che tra gli “indifferenti” all’8 per mille la fetta dei cattolici è
probabilmente la più ampia. Per non parlare degli ortodossi: pur essendo
stimati in 1,3 milioni, solo in 23mila hanno scelto l’Arcidiocesi
ortodossa (Patriarcato di Costantinopoli).