Il Fatto 11.7.16
Sole, caldo, ipertensione. E quella voglia di sospendere i farmaci
Il primo consiglio è: evitare per quanto possibile gli sbalzi termici e l’esposizione prolungata al calore
di Leda Galiuto
Professoressa,
sono iperteso e assumo costantemente dei farmaci per tenerla a bada.
D’estate però, con il caldo la pressione si abbassa. Posso sospendere i
farmaci?
Questa è una domanda che i pazienti ipertesi mi fanno
spesso ed è anzi un bene che la facciano, perché alcuni sospendono i
farmaci di testa propria, senza consultare il medico, e così corrono
dei seri rischi per la salute. È indispensabile sapere che
l’ipertensione arteriosa è una vera e propria malattia dalla quale non
si guarisce, ma che può essere “tenuta a bada” da numerosi farmaci che
risultano efficaci nella maggior parte dei casi. Se non curata,
l’ipertensione produce un danno progressivo di tutte le arterie
dell’organismo e poi di organi importanti come il cuore, i reni, il
cervello. Gli sbalzi di pressione sono particolarmente dannosi perché
possono portare a rottura di arterie vitali e produrre emorragie in vari
distretti corporei (ictus nel caso del cervello). I farmaci agiscono in
vario modo, secondo vari meccanismi, mantenendo bassi i valori di
pressione che deve attestarsi idealmente intorno ai 120-80 mm Hg.
D’estate accade che il calore produca vasodilatazione e conseguente
abbassamento dei valori di pressione, con comparsa di un certo senso di
spossatezza e, talora, capogiri e possibili svenimenti. Il primo
consiglio da dare a un paziente iperteso in terapia con farmaci è di
evitare per quanto possibile gli sbalzi termici e l’esposizione
prolungata al calore, incluso quello solare. Il secondo consiglio è
quello di misurare la pressione durante gli episodi di malessere, per
verificare che si tratti effettivamente di cali di pressione, perché il
malessere, estivo e non, può riconoscere cause diverse. Se si verifica
che i valori di pressione sono costantemente inferiori a 120-80 mm Hg,
soprattutto se si raggiungono i 100 mmHg di pressione sistolica
(massima), allora è necessario consultare il cardiologo curante che
potrà ottimizzare la terapia antipertensiva, magari riducendo il
dosaggio dei farmaci o scegliendo molecole che agiscono di meno sulla
dilatazione dei vasi, ma utilizzano meccanismi diversi per produrre il
desiderato controllo dell’ipertensione. Vietatissimo il fai da te.
Sospendere autonomamente farmaci che curano l’ipertensione vuol dire
correre seri rischi di ictus per emorragia cerebrale a causa di rialzi
improvvisi dei valori di pressione arteriosa non più controllata come
necessario.
(Per le domande alla professoressa Galiuto, scrivere a salute@ilfattoquotidiano,it).